Franco Manni
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Pregi e abusi della pratica filologica
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Alla
Scuola Normale di Pisa il mio grande amico fu Antonio (ora in religione
Saverio) Cannistrà , più avanti di me negli studi, ma per Lettere e non per Filosofia (sua tesi su Piero di Alvernia, poeta provenzale). Egli era
il discepolo prediletto di Gianfranco Contini, e cioè il nume tutelare della Filologia Romanza non solo italiana di
quei tempi... Mentre
io, discepolo di Sofia Vanni Rovighi,
introdussi Antonio alla Filosofia, lui mi introdusse alla
Filologia... e imparai cosa sono le edizioni critiche e i loro
“apparati” , le varianti, gli stemmi, la lectio difficilior, la
recensio e la emendatio, i codices recentiores e la
controversia di metodo tra Joseph Bédier e il grande Karl Lachmann,
padre di quell'esoterico e venerabile “metodo del Lachmann” che
distingueva e segnalava come Filologo Provetto colui che se ne fosse
impadronito . Questo
suo contributo in primis, e, in secundis quello di Eugenio
Garin, allora (1979-1981)
professore emerito di Storia della Filosofia alla Normale, e
considerato il più “Filologo” tra i Filosofi (cioè il più padrone
della erudizione nella storiografia filosofica
e quello più capace di “editare” se non i “manoscritti”
medievali almeno le “cinquecentine” umanistiche) furono rivitalizzati,
ed elevati nel mio pensiero dalla lettura
, in quegli anni per me estensiva ed appassionata, delle opere di
Benedetto Croce. Croce
, grande erudito e “filologo” nel senso gariniano ma di più ben alto
livello, mi chiarì i concetti e i valori
di fondo : la umile ma necessaria importanza della Filologia e la
grottesca burbanzia del Filologismo ….
Io scrissi anche un saggio su quegli scritti crociani (che si trova
online in questa pagina internet dei miei scritti
col titolo Croce e la “filosofia della storia” ) , con
cui riassumevo tante discussioni con Antonio e
con altri condiscepoli della Normale su quanto fosse decettivo il
filologismo, il disprezzare le idee e il venerare le noticine a piè di
pagina, l'ammucchiare enormi cataste di legna delegando ad altri
l'accenderle mentre di fatto sarebbero rimaste incombuste (per usare una
metafora di Croce). Ora
sono passati 34 anni da allora e da Tom Shippey e da Antonio (ora padre
Saverio ocd) ho imparato che
sia nella Filologia Germanica sia nella Filologia Romanza nel Mondo sono
rimasti appena – se va bene – una decina di persone capaci di fare una
“edizione critica” (immagino che nella Filologia Classica e
- soprattutto - in
quella Biblica siano un tot di più!) … i giovani non si iscrivono più
ai corsi di filologia... troppo nelle università malate di corporativismo
accademico ha prevalso il Filologismo Narcisistico,
che crea in realtà nei giovani (e in tutti) il contrario della
Filo-logia, e cioè la
Miso-logia …. Come
Vico e Croce bene avevano capito e formulato e cercato di comunicare, se
la Sintesi delle Idee non si sposa con l'Analisi dei Fatti , la filosofia
rimane vuota e la filologia rimane cieca....e non sono più realmente né
filosofia né filologia... Invece : Philosophia et Philologia geminae hortae !
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