Franco Manni
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Cultura, multicultura, incultura
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La
diversità culturale secondo l’immaginario della destra e quello della
sinistra Io sono come sono, e non sono affatto sensibile ai luoghi comuni della destra sugli extracomunitari (sono delinquenti eppure rimangono miserabili, sono lazzaroni eppure ci tolgono il lavoro, sono brutti e puzzano eppure ci prendono le donne, sono ignoranti eppure ci convertono all’islam) . Non sono , d’altra parte, per nulla sensibile ai luoghi comuni della sinistra di impostazione marxista sugli extracomunitari (sono “poveri ma belli”…. e buoni, se non fossero poveri avrebbero dei tesori di civiltà che noi dovremmo imitare, essi vengono qua solo per la povertà, se no starebbero felici dove sono e non dovrebbero venire nella nostra società inquinata, “alienata”, ingiusta, infelice etc. etc. etc.) Stavo un giorno di mercato in piazza della Loggia, guardavo le tante persone di varie etnie e pensavo. . . . . che nell’ultimo decennio visivamente abbiamo sotto gli occhi scene da telefilm americano - come Star Treck (il cinese, il nero, il vulcaniano) - ma con una differenza importante : niente extracomunitari attori, insegnanti, studenti, generali, medici, etc. Qui da noi solo operai o simili. La nostra cultura (italiana) ci permetterà di inserire pienamente gli immigrati di altre culture ? O, invece, la nostra incultura (ignoranza, rozzezza, dogmatismo) lo impedirà ? Nella lingua esistono due significati della parola “cultura” : A. “cultura-conoscenza” : cioè patrimonio di conoscenze e capacità di conoscere dell’individuo (secondo questo significato “colto” si oppone a “incolto” , e “cultura” si oppone a “ignoranza”) B. “cultura-identità” : cioè identità di convinzioni e di abitudini tra i membri di una comunità (secondo questo significato “cultura nostra” si oppone a “cultura altrui”) Ritengo che senza la “cultura” nel primo significato , la
“cultura” nel secondo
significato è incompatibile con l’accettazione della multiculturalità !
La “cultura-conoscenza” critica e dissolve
sempre i pregiudizi distorcenti presenti in qualsivoglia
“cultura-identità”. Cosa possiamo
immaginare per il futuro multiculturale? La destra ha una sua fantasia pessimistica sul futuro multiculturale : una società imbastardita, svirilizzata, imbarbarita, una società caotica perché piena di idee e abitudini troppo numerose e troppo incomprensibili, una società pericolosa perché piena di conflitti insuperabili e distruttivi, una società depressa perché la “nostra” cultura è stata sconfitta ed è stata messa in minoranza . Questo
perché la destra è presa tra : 1. l’odio per l’alterità : “noi siamo i migliori, gli altri sono peggiori e con la loro presenza offuscano il giusto splendore (e benessere) che noi – i migliori – dovremmo godere” 2. e la paura : “gli altri – i peggiori – sono cattivi e pericolosi e vogliono farci cose cattive e pericolose, per esempio crimini” La confutazione di
questa fantasia della destra è duplice
: 1. (riguardo all’odio per gli immigrati ) nel fatto che il nostro benessere economico sta aumentando e “gli altri”, lungi da offuscare “noi”, ci aiutano sgobbando (giuridicamente tutelati poco o per nulla) in quei mestieri che “noi” non vogliamo più fare perché giudichiamo troppo faticosi o degradanti. 2. (riguardo alla paura per gli immigrati) nei dati dell’evoluzione dei reati in Italia durante l’ultimo decennio (il decennio dell’immigrazione) : la popolazione aumenta, ma diminuiscono le rapine, i furti in generale, il contrabbando, lo spaccio di stupefacenti, e crollano gli omicidi tentati e consumati , gli scippi, i furti di auto in particolare (FONTE : preture e tribunali della Repubblica Italiana nel decennio 1991-2000, pubblicati da Maurizio Fiasco, La qualità della sicurezza pubblica, 2002). La sinistra – che è ideologicamente dipendente da Jean Jacques Rousseau (teorico del “buon selvaggio” e accusatore della “civilizzazione portatrice di infelicità”) e da Karl Marx (teorico del “buon proletario” e accusatore della “borghesia liberale”) – ha una sua fantasia ottimistica sul futuro multiculturale : una società senza più l’odiosa tecnologia eppure prospera, fatta tutta da fratelli-compagni e dunque finalmente “liberata” dai conflitti tra le idee e le persone, non più urbanizzata ma rurale, in cui è abolita l’ ”alienante” divisione del lavoro sociale e in cui – come in una grande tribù – ciascuno è contadino, artista, sciamano e pescatore, in cui ci immergeremo nelle orientali meditazioni Zen, balleremo ai ritmi afro-tribali, useremo la medicina alternativa degli indiani Navaho, fumeremo l’ “erba” colombiana e godremo la sensualità del carnevale brasiliano finalmente “liberati” dalla “repressione sessuale”. Questo
perché la sinistra di origine marxista è presa
tra : 1. l’odio per l’identità occidentale : “la nostra civiltà occidentale con le sue istituzioni politiche , la sua economia industriale, il suo sviluppo scientifico, è la più ipocrita, oppressiva, alienante, infelice”. 2. e la idealizzazione per le culture non occidentali : “i negri africani, gli indù, gli indios , i cinesini vivrebbero in pace, armonia, sfamati dalle noci di cocco e curati dall’agopuntura, a contatto con la natura e con i valori dello ‘Spirito’, se non ci fossimo noi – cattivi occidentali – a sfruttarli economicamente, aizzarli alla violenza politica, inquinarli ecologicamente, corromperli moralmente”. La
confutazione di questa
fantasia è duplice . 1.
(riguardo all’odio per la civiltà occidentale) E’
nell’autobiografia scritta da Gandhi in cui egli spiega come , se non
avesse assunto gli ideali morali del cristianesimo , quelli politici del
mondo britannico e quelli culturali dell’occidente in genere, non avrebbe
mai potuto indicare al suo popolo come ribellarsi al colonialismo, come
combattere il sistema delle caste e il matrimonio tra bambini e le
superstizioni religiose induiste e l’odio interetnico, come cominciare a
razionalizzare l’agricoltura. 2.
(riguardo alla idealizzazione delle culture non occidentali)
negli innumerevoli esempi di oppressione dei diritti dell’uomo
nel Terzo Mondo da parte sia dei ceti politici locali sia dei gruppi
sociali stessi (famiglie, religioni, etnie, tribù), io penso al genocidio
tra Hutu e Tutsi e alla sua genesi (raccontatomi da un prete Hutu) e a un
fascicolo di “Nigrizia” (la rivista dei missionari comboniani )
su come viene concepito il matrimonio in Africa e sulla caccia alle
streghe nei villaggi africani, sul tradizionale infanticidio femminile in
Cina, sulle caste e i paria in India. E’ nei miei ricordi di quando andai
a Praga (Secondo Mondo) e in Marocco (Terzo Mondo) e vidi con i miei occhi
il nessun rispetto per l’ambiente ecologico di quelle popolazioni. E’
nell’osservazione continua che queste popolazioni “sagge e felici”
come loro governanti eleggono invariabilmente tiranni e demagoghi , e che
noi stessi qui in Italia possiamo vedere negli immigrati extracomunitari che
ammirano l’attuale governo di destra. E noi cosa possiamo immaginare ? ve lo chiederò dopo avere fatto
una riflessione storica e
una riflessione concettuale,
per sfuggire ai luoghi comuni dell’attualità RIFLESSIONE STORICA
Il cristianesimo , ideologia proveniente da un contesto culturale di giudaismo grecizzato, dovendo espandersi tra i vari popoli dell’Impero Romano (Galli, Germani, Italici, Iberi, Illiri, Britanni, Berberi nordafricani) , sin dagli inizi si trovò di fronte al problema dell’inculturazione ( assumere istituti, riti, usi e costumi di cultura precedenti e dargli un significato cristiano) ; e oggi , dopo tanti secoli, ha il problema dell’acculturazione ( sostituire o integrare istituti, riti, usi e costumi del cristianesimo inculturato in Occidente con istituti, riti, usi e costumi di culture non occidentali, affinchè il cristianesimo sia significativo anche per loro) . Guardando la storia del cristianesimo nei suoi 2000 anni, possiamo tracciare lo schema : diversità subìta (Età Antica e Alto Medioevo) , uniformità imposta (Basso medioevo, Età Moderna, Età Contemporanea fino al Concilio Vaticano II) , diversità auspicata ( dal Concilio vaticano II in poi) Analogamente alla storia del cristianesimo oggi abbiamo – come cultura occidentale – sia il problema dell’inculturazione (prendere dalle altre culture ciò che può essere compatibile e significativo per noi, per arricchirci e per sfuggire ai vicoli ciechi e alle contraddizioni proprie della nostra cultura) ; sia il problema dell’acculturazione (integrare gli istituti politici del liberalismo e quelli morali dei diritti dell’uomo con alcuni usi sociali, famigliari, religiosi, economici, politici propri delle culture non occidentali , allo scopo di trasmettere a loro il liberalismo e i diritti dell’uomo nella maniera significativa e compatibile con loro) Invasioni barbariche , crociate, scoperte geografiche e colonialismo hanno posto il problema dell’incontro tra la cultura “occidentale” o “europea” (che – nell’Alto Medioevo – si costituì come un’originale miscela di grecità, romanità , ebraismo , celticità e germanicità ) con altre culture : Arabi, Slavi, Africani, Amerindi, Indù, Asiatici dell’estremo oriente, Aborigeni dell’Oceania. Dal XVI secolo in poi l’Occidente verso il resto del pianeta è stato espansivo politicamente ed economicamente e ha avuto per secoli, inoltre, un’ideologia di uniformità culturale Dopo la Seconda Guerra
Mondiale questa ideologia comincia ad essere notevolmente sottoposta a
un vaglio critico a causa della percezione dell’immane
catastrofe che proprio la civiltà dell’Occidente ha provocato in
sé , da sé e per sé Negli Anni Cinquanta e Sessanta del XX secolo c’è stata la decolonizzazione. E dagli Anni Sessanta in poi c’è stato un dibattito critico sull’uniformità culturale proposta e anche imposta dall’Occidente, dibattito che riassumo in quattro momenti successivi : 1. con il “Movement” statunitense che in Europa è stato chiamato Sessantottismo c’è stata una tendenza sociale verso l’inculturazione : assunzione di frammenti culturali provenienti dalla cultura indù, estremorientale, amerinda e africana 2.
un “No!” alla discriminazione delle minoranze presenti
all’interno delle società occidentali : Martin Luther King nel 1963
(“Ho fatto un sogno…che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno
in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro
pelle, ma per le qualità del loro carattere”);
e così anche il movimento per l’emancipazione della donna, affinchè
avesse nel mondo del lavoro e nel diritto di famiglia gli stessi diritti
dell’uomo 3. Un “Sì!” alla valutazione delle diversità : Malcom X e “Black is beautiful” , cioè ci sono delle caratteristiche belle e buone nella cultura afro che non devono essere dismesse per imitare i bianchi) ; e così anche il movimento femminista che afferma che ci sono cose belle e buone nella donna che non devono essere dismesse per imitare gli usi degli uomini 4. Un rivendicare privilegi alla diversità : Black Panthers e il “milione di maschi neri” in marcia verso Washington ; e così anche il femminismo radicale . Queste tendenze affermano che non ci sono cose belle e buone nei bianchi o negli uomini. E questo è il germe di una nuova presunta superiorità ; l’ideologia di cui è modello paradigmatico la superiorità sionista che genera l’antisemitismo . Questo schema viene anche indebitamente usato – da parte della destra che vuole tornare a un regime di discriminazione - come arma polemica nel luogo comune che “agli albanesi assegnano le case IACP ma non ai bresciani”. Oggi c’è la “globalizzazione” , che ha una definizione generica sulla quale tutti si concorda (interdipendenza tra tutte le realtà locali; indipendenza di un movimento dalla realtà locale in cui nasce), ma è ambivalente perché ha due differenze specifiche : 1. “globalizzazione” può significare dominio di uno (l’Occidente) su tutti (su tutti gli altri popoli del pianeta) : esempio del “cartello” dei compratori – capitalisti dei ricchi paesi occidentali - di prodotti agricoli del Terzo Mondo . questo “cartello”, ossia accordo che annulla la concorrenza della domanda, produce un artificiale ribasso dei prezzi riconosciuti all’offerta, la quale è incapace di accordarsi e vive in un regime di concorrenza assoluta 2.
“globalizzazione” può significare dono di uno (l’Occidente) a
tutti (a tutti gli altri popoli del pianeta)
a tutti : esempi di internet, di Africa Aid, del rock mondiale, del
social forum, del know how per la coltivazione biologica, dei farmaci per le malattie
infettive , e – soprattutto – dei Diritti dell’Uomo Oggi , contrariamente a quanto affermano i
luoghi comuni della sinistra di impronta marxista, in realtà è
molto più difficile che delle “tradizioni” vengano perdute : osserviamo
gli esempi contrapposti dei Normanni che si francesizzarono subito e
completamente nell’Alto
Medioevo e degli Indù che lavorano a Silicon Valley oggi che
(con internet, stampa, viaggi, libertà di culto, telefono) mantengono i
legami con la propria cultura ; o
anche gli esempi contrapposti di come il Gotico andò perduto nell’Alto
Medioevo e come invece oggi (con
fondazioni, musei, associazioni, ricerca accademica, fondi governativi e
privati) vengono preservate le lingue e le altre tradizioni degli indigeni
nordamericani. RIFLESSIONE CONCETTUALE
Vi sono molte diversità tra gli esseri umani (uomo/donna,
adulto/giovane, umanista/naturalista, contemplativo/pratico,
progressista/conservatore) e non solo quelle linguistiche/religiose/razziali
(che - miscelandosi - formano le diversità “etniche”). Se anche mai in
un ipotetico futuro sparissero tutte le diversità etniche (grazie a una
sorta di inquietante e totale e non auspicabile “pulizia etnica”),
rimarrebbero purtuttavia tutte le altre diversità. O no ? Una domanda ingannevole (falso dilemma) ma abbastanza facile da
smascherare è questa: “è
migliore la diversità o l’uniformità ?” In
realtà la cosiddetta uniformità non deve essere altro che la “possibilità
di comunicazione e collaborazione ” delle diversità (esempio tra uomo e
donna, tra le varie funzioni in un’azienda, tra le diverse arti e
mestieri) Una domanda a cui
invece bisogna rispondere con maggiore impegno è quest’altra : “l’identità (personale o di gruppo) è minacciata dalla
presenza delle diversità?” La
risposta è : solo quando l’identità è debole (esempio dei generi
sessuali nella preadolescenza ; esempio della persona incolta che non è a
contatto con i fondamenti della cultura ed è infastidita dal pluralismo
delle idee, esempio del cristiano tiepido e non praticante), invece quando
l’identità è forte (i generi sessuali nella maturità ; le persone
veramente colte ; i cristiani maturi come, per es.,
i missionari) non si sentono minacciati dalla diversità. E’
un’osservazione comune ( o che, almeno, comunemente bisognerebbe fare !)
che è chi ha un’identità debole che ha paura del confronto con l’altro
da sé, mentre chi ha un’identità forte non teme il confronto ! Perciò la prospettiva pratica non è quella di eliminare le ragazzine per impedire la “confusione di identità” dei ragazzini, né di eliminare le idee per impedire la “confusione delle idee” e il caos culturale , né di eliminare le altre religioni per preservare “la sana ortodossia della religione vera (dominante)”, ma è quella di rafforzare (CONOSCERE!) la propria identità : che i ragazzini conoscano i ragazzini ( e anche le ragazzine) , che una persona mediti e analizzi le proprie idee (e anche quelle degli altri) , che un cristiano conosca in maniera non infantile la dottrina cristiana , e cioè la Bibbia, i Padri, la teologia ( e anche i lineamenti dell’ebraismo, dell’islam, del buddismo) . In una parola, e nel senso più vasto : acquisire cultura! Un’altra domanda : “noi
esseri umani siamo uguali o diseguali?” Dal
tempo delle elementari ricordo che il mio maestro ci raccontava l’apologo
di Menenio Agrippa : sia i patrizi sia i plebei
(senatus populusque) svolgono una funzione vitale per la repubblica
romana, anche se la funzione è diversa, proprio come stomaco, cuore,
polmoni , braccia e gambe in un organismo umano : nessun organo può saltare
su a dire “Solo io!”, perché , da solo, muore, mentre , insieme agli
altri organi, dà e riceve la vita. Così è in generale per l’umanità : gli esseri umani non sono uguali nel ruolo o funzione che svolgono, perché ciascun individuo e ciascun gruppo umano svolgono delle funzioni differenziate. Però gli esseri umani sono uguali nella dignità, cioè nell’importanza, perché ciascun individuo e ciascun gruppo umano sono essenziali per la vita di tutti. (Per i cristiani lo sono anche i malati, anche i moribondi , come fu scritto nell’enciclica Salvifici doloris. . . . ) L’uguaglianza è nella dignità (importanza) non nel ruolo (funzione) Un’osservazione importante da fare è che la “diversità” discriminata NON è una qualsiasi diversità, ma la diversità che appare debole : non è la diversità del miliardario, né quella del premio Nobel, né quella del campione olimpionico ad essere discriminata. Sono stati discriminati i barboni, gli ebrei, i nomadi, i negri e in generale i poveri. Basti pensare che quando pensiamo agli “extracomunitari” (fuori dall’Unione Europea) non pensiamo affatto agli svedesi, agli svizzeri, ai giapponesi, agli statunitensi, ai canadesi, agli australiani, agli israeliani, anche se tutti costoro sono precisamente extracomunitari., però sono benestanti economicamente così come lo siamo noi Dunque
il fastidio, il disprezzo portato a volte fino all’odio per la diversità
, oltre a rimandare a un rifiuto del
diverso perché ignoto o poco noto , rimandano anche a un rifiuto del
diverso perché è debole e bisognoso. La
presenza del diverso – dunque
– non solo ci ricorda la nostra ignoranza
, ma anche ci ricorda la nostra paura
per la sofferenza Un’altra osservazione importante è che le diversità non sono fisse, perché non sono fisse le identità : esempio dei “germani” nell’età antica (antistatalisti) e dei “tedeschi” del XX (superstatalisti) , esempio degli arabi nell’VIII-XII secolo (all’avanguardia nelle scienze, nelle arti, nell’economia) e degli arabi del XX secolo (alla retroguardia) , esempio degli italiani nel XII-XIII secolo ( coraggiosi e amanti dell’indipendenza politica) e gli italiani del XVII-XVIII secolo (vili e proni alla sottomissione politica) . Bisogna
fuggire l’essenzialismo (
quella teoria per la quale esistono le “essenze” – eterne ed
immutabili – delle cose, delle razze, delle nazioni, delle civiltà) e
bisogna acquisire una mentalità storicista,
per la quale tutto si genera storicamente ed è fluido, potendo – a
seconda delle vicende e delle scelte – progredire o regredire . Anche se fosse vero
l’essenzialismo (e non lo è), quali diversità sarebbero
compatibili con l’essenza dell’Occidente (e cioè con i diritti
dell’uomo, col liberalismo) ? NO
quelle che limitano i diritti dell’individuo (per esempio non mandare il
minorenne di sesso femminile a scuola ; permettere il ripudio all’uomo ma
non alla donna ; mutilazioni sessuali dei figli ; bastonare i figli ; ) sì quelle che servono a tutelare ricchezze culturali
minoritarie (per esempio la libertà di culto, l’abbigliamento, molti usi
ricreativi ed alimentari, il
bilinguismo ) BIBLIOGRAFIA
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Dizionario di Liturgia, Edizioni Paoline,1984, pag. 13
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Maurizio
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Claes Ryn, A Common Human Ground. Universality and Particularity in a
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Tommaso Padoa Schioppa, Dodici Settembre, BUR, Milano , 2004
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Franco Manni indice degli scritti
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