Sistematica
letteraria
"Fiction"...
nome anglosassone che ci permette di includere non solo la letteratura
(novelle, romanzi, teatro, poesia), ma anche gli altri media ad essa
connessi come il cinema, i fumetti, le illustrazioni e i videogiochi... la
"Non-fiction" comprende tutto il resto: (guide, manuali,
trattatistica, biografie, storia, saggistica...) e in questo articolo mi
riferirò anche ad essa... a quello cioè che negli studi si chiama
"letteratura secondaria" o "letteratura critica
sull'argomento".
Partiamo da un autentico problema: il Signore degli anelli è il romanzo
più letto al mondo in tutta la storia umana, e la letteratura fantastica
in generale è quella più letta nel XX secolo e in questo scorcio del XXI.
Ma la letteratura fantastica è considerata dai critici letterari e dai
professori universitari e liceali, "letteratura di serie B".
Perché? gli utenti chiedono alle biblioteche letteratura fantastica ma la
critica letteraria (in scuola, università, riviste letterarie, pagine
culturali dei giornali) non fornisce alcun sussidio critico.. i "literati"
snobbano, e lo snobismo (oltre ad altri danni morali...) produce
certamente ignoranza... ecco perchè c'è molto bisogno di una critica
competente su questo tipo di letteratura...
Il concetto di "mainstream": significa "corrente
principale" della letteratura, ciò che a scuola o sui giornali viene
considerata "buona" letteratura o letteratura senz'altro. I vari
"mainstream" cambiano durante la storia, ma la mancanza di
cultura impedisce di accorgersene e nell'ignoranza si crede che quello che
è "mainstream" ora lo sia stato sempre e lo sarà sempre, e
così si spegne il senso critico. Per lo meno alcuni critici amglosassoni
hanno capito che quello attuale è, come tutti, transitorio e discutibile
e difettivo; lo hanno chiamato "Modernismo", formatosi dagli
Anni Venti agli Anni Sessanta del XX secolo, di tipo
"realistico"e"borghese", schiacciato nei problemi
psicologici del "privato" (famiglia, adulteri, nevrosi), cinico
verso molti valori morali della tradizione, ateistico, sessualizzato,
volutamente relativista e pessimista.
Da tale ideologia i romanzi fantastici - che hanno invece la pretesa di
parlare del bene e del male dei popoli e del mondo - vengono fatti oggetto
di una accusa specifica : quella di non essere realistici, di parlare di
"cose che non esistono". A questa accusa si può rispondere :
tutta la letteratura di fiction inventa persone e situazioni che non
esistono e allora tutta dovrà essere condannata poiché non è storia,
non è biografia. Il Critico "mainstream", ostile al fantastico,
dunque ha un suo primo ed esplicito argomento: la letteratura fantastica
non è seria proprio perché... è fantastica! Ma a questo argomento
facilmente si può rispondere col notare come questo sia un pregiudizio
peculiare del XX secolo, che , se applicato con rigore logico, dovrebbe
far disprezzare l'Odissea e la Divina Commedia e il Macbeth. È questo,
dunque, un pregiudizio che mostra solamente una sensibilità estetica
ristretta, ridotta a pochi e contingenti tasti del gusto.
Il Critico Ostile ha un secondo ed esplicito argomento: stiamo parlando di
un "genere", il fantasy (o heroic fantasy o sword and sorcery) e
- per es. - in esso un Tolkien o un Lewis vengono assimilati alla
pletorica massa degli scrittori dello stesso genere come Terry Brooks,
Tanith Lee, Orson Scott Card, Katherine Kurtz, Cristian Paolini, Stan
Nicholls, Poul Anderson, Margaret Weis e Tracy Hickman, Marion Zimmer
Bradley, Gary Gygax, Robert Jordan e tantissimi altri, scrittori poveri di
cultura, spesso non originali nell'ispirazione, stereotipi
nell'invenzione, prevedibili nell'intreccio, mediocri nello stile. Contro
questo secondo argomento io vorrei ricordare l'obiezione di principio già
avanzata cento anni fa da Benedetto Croce : il concetto di "genere
letterario" - utile nella pratica degli editori, dei librai e dei
bibliotecari - costituisce un errore in sede di critica letteraria
perché, attraverso un raggruppamento accidentale, materiale ed estrinseco
di opere diversissime tra di loro per ispirazione ideale, nasconde il
valore del "fatto espressivo individuale". Con tale errore si
potrebbe derubricare l'Odissea da capolavoro di Omero a "poema epico
antico sui viaggi" come Le Argonautiche di Apollonio Rodio, o
derubricare la Divina Commedia da capolavoro di Dante Alighieri a
"medievale viaggio allegorico nell'al di là" come il Libro
delle Tre Scritture di Bonvesin da la Riva, o derubricare I Promessi Sposi
da capolavoro di Alessandro Manzoni a "romanzo storico sul
Seicento" come Le avventure di Angelica di non ricordo quale
scrittore seriale degli Anni Sessanta.
E qui arriviamo al terzo e meno esplicito (perchè più imbarazzante!)
argomento del Critico Ostile : l'arte dovrebbe essere un prodotto per
pochi, poiché può essere compresa ed apprezzata solo da poche persone di
"sensibilità superiore". Ecco perché, a chi sostiene questa
concezione, la letteratura fantastica non piace. In T. S. Eliot o in James
Joyce le allusioni o citazioni di altre opere letterarie devono essere
riconosciute dal lettore che, presumendosi essere dotato di "cultura
superiore", dovrebbe essere consapevole delle loro fonti: altrimenti
il lettore perderebbe il loro significato, significato (e
"preziosità") che risiede nel contrasto tra il loro contesto
originario (quello della fonte letteraria passata, per esempio Omero o
Dante) e quello moderno proprio dell'autore e del lettore. Anche in
Tolkien, Lewis, King, Dick, Morris, Le Guin, White abbondano le citazioni
e allusioni ad altre opere letterarie del passato (dalla Bibbia,
all'Antichità greco-romana, all'Alto e Basso Medioevo). Ma nei romanzi di
questi autori fantastici non importa che la fonte delle citazioni sia
riconosciuta dal lettore: questi può apprezzare le citazioni (cioè
ritenere veri e interessanti i loro significati) senza riconoscerle come
tali, le apprezza per il loro contenuto indipendentemente dalla conoscenza
della fonte, poiché egli apprende verità morali o intuizioni estetiche
da esse e non perché si compiaccia di sapere già da dove provengono e
dunque si senta colto e superiore al profanum vulgus.
Definizione
di "fantastico"
Definizione logico-concettuale: in un senso molto generico la
"letteratura" è tutto ciò che si scrive : quando uno scrittore
di cose economiche scrive un saggio sulla inflazione degli Anni Settanta
dovuta all'aumento del prezzo del petrolio, fa riferimento a scritti di
altri economisti parlando di essi come della "letteratura
sull'argomento". Ma la "letteratura in senso proprio"
(romanzi, racconti, poemi, drammi, commedie) è fiction cioè invenzione
della fantasia umana, diversamente dalla non fiction cioè dalla
saggistica . Però la "letteratura fantastica" all'interno della
"letteratura di fiction" ha delle caratteristiche sue : parla di
territori (la Terra di Mezzo, Melnibonè, Fantàsia), e di creature (
Orchi, Draghi, Stregoni, Elfi), e di azioni (incantesimi, resurrezioni,
passaggi dimensionali) che non sono fisicamente esistenti o esistiti nel
nostro Mondo (pur conservando tutta la verosimiglianza - il
"realismo"! - psicologica, morale, religiosa, politica,
scientifica).
Definizione di Tolkien: la teoria da lui esposta in On the Fairy Stories:
il fantastico procura Ristoro (dal peso e affaticamenti che i luoghi
comuni delle convenzioni sociali portano ogni p giorno alla persona e la
logorano), Evasione (da quegli angusti e imprigionanti luoghi comuni, da
quei mezzi e meschini ideali, dal cinismo dato per scontato) ,
Consolazione chiamata anche eucatastrofe (la speranza di una pienezza che
dia senso vero e profondo alla vita , ai mali fatti e subiti, ai dolori
senza perchè, al caos senza direzione delle nostre vite).
Definizione di Tom Shippey : la teoria da lui esposta in Tolkien, autore
del secolo: il fantasy e la fantascienza del XX secolo cominciano dopo la
prima Guerra Mondiale; per il fantasy il suo autore principale è Robert
Howard con la sua saga di Conan il Cimbro. Non è un caso che questo
accada dopo la Grande Guerra. Infatti il fantasy e anche la fantascienza
hanno qualcosa di caratteristico: attraverso la metafore (magia, reami
remoti, astronavi, guerre galattiche) vogliono dare una descrizione degli
avvenimenti "politici" cioè riguardanti la Storia del Mondo e
non (non in primo luogo) le vicende private dei singoli : esempio di
Tolkien ne Il signore degli Anelli, di Michael Ende in La storia infinita,
di Lewis in Cronache di Narnia, di J. Rowling in Harry Potter, di Moorcock
in Elric di Melniboné, di George Martin in Le cronache del ghiaccio e del
fuoco. Le storie fantastiche sono definite "letteratura
d'evasione" dalla critica "Modernista". E' così? Questa
accusa è paradossalmente falsa, poiché molti autori di tipo fantastico
della seconda metà del XX secolo (George Orwell, Tolkien, Clive S. Lewis,
William Golding, Kurt Vonnegut, Ursula Le Guin, Terence Hambury White,
Philip Dick, Isaac Asimov) trattano ampiamente - attraverso la modalità
metaforica propria del genere fantastico - argomenti pubblici e politici
del mondo contemporaneo, mentre gli autori del canone modernista e
presunto mainstream (quelli del romanzo "realistico borghese"
come per esempio James Joyce, Henry James, Marcel Proust, Virginia Woolf)
trattano di vicende private di individui, coppie, famiglie. Nel contesto
di un secolo come il XX in cui le vite degli individui sono state
attraversate dagli eventi politici come mai prima in qualsiasi altro
momento della storia del mondo, possiamo chiederci - in ogni caso
togliendo all'espressione qualsiasi connotazione peggiorativa - chi siano
in realtà gli "scrittori d'evasione". Si prospetta dunque una
soluzione molto paradossale e molto controcorrente a questo non secondario
problema. Si può affermare abbastanza nettamente : scrittori come quelli
del circolo di Bloomsbury, raccolto attorno a Virginia Woolf e G.E. Moore,
non danno ragione di importanti problemi specifici del XX secolo quali i
regimi totalitari, i genocidi, le guerre mondiali. Sono dunque scrittori
di questo tipo - semmai! lo dico per paradosso! - a poter essere chiamati
"di evasione".
Definizione
del sottogenere Fantasy
Nel contesto degli altri generi di fiction ( come quella sentimentale,
quella psicologica, quella sociale, quella comica, quella poliziesca,
quella di avventure esotiche, quella storica), collochiamo come genere a
sé la letteratura fantastica. All'interno di questo genere di
"letteratura di fiction" che abbiamo chiamato "letteratura
fantastica" troviamo tre sottogeneri : Fantascienza, Horror e Fantasy.
Quest'ultimo come caratteristiche ha : Magia e riferimenti al Medioevo, e
ha la sua origine nel recupero che gli autori Romantici del XIX secolo
fecero del Medioevo, prima disprezzato da Rinascimentali e Illuministi. Il
mito del Romanticismo ebbe questi elementi, che possiamo trovare
esemplificati in Tolkien: a) l'amore per il proprio luogo (heimat, patria,
home) - come nella Contea degli Hobbit - e le virtù ordinarie della gente
comune (contro il cosmopolitismo e le virtù aristocratiche dei vari
neoclassicismi); b) Il mito cristiano che ingloba la parte
"buona" del paganesimo; c) L'amore romantico: la bellezza è
sempre legata al sentimento e agli affetti e non è slegata da esso come
invece accade nei vari Neoclassicismi.
Abbiamo ricavato tale definizione del "Fantasy" non da deduzioni
astratte o da un "sentito dire" ma dai seguenti esempi concreti
:
1. i precursori: a) antichi: la Odissea, le Argonautiche, e tutto il resto
della mitologia greca raccolta da Karol Kereny; b) medievali: le saghe
vichinghe, Beowulf, Edda, i romanzi di Chretien de Troyes, i poemi
cavallereschi estensi, le fiabe folkloriche raccolte dai Fratelli Grimm...
1. i primi esempi : i marchen tedeschi di Tieck, Novalis, Hoffmann, i
romances inglesi di William Morris, E. R. Eddison, Robert Howard...
2. il Fondatore: John R. R. Tolkien
3. la produzione di massa prodotta fino ad oggi: essa ha prodotto i due
sotto-sottogeneri distinti in Meditations on Middle-earth da Terri
Windlings ( e cioè:
a) le vicende del ragazzo/a che deve crescere e trovare una sua vocazione
partendo da situazioni famigliari difficili, e
b) l'epica battaglia per salvare il Mondo da un Oscuro Potere
entrambi
questi due sotto-sotto-generi nella saga di Harry Potter sono fusi con
maestria. In questa produzione "di massa" successiva a Tolkien e
cioè al 1955 abbiamo numerosissimi esempi di qualità minore (omissis!) o
maggiore (saghe di C. S. Lewis, M. Moorcock, U. Le Guin, T.H. White, P.
Pullmann, G. Martin, J. Rowling).
Sociologia
Culturale
La
letteratura di fiction di genere fantastico è oggi la più letta nel
mondo. Perché? Faccio delle ipotesi: a) La modalità letteraria
fantastica ha avuto tanto successo nell'ultimo cinquantennio perché oggi
le persone sono maggiormente educate a leggere un testo in via metaforica,
si sono cioè dirozzate rispetto alla abitudine primaria ed antica che è
quella di leggere un testo "alla lettera". Un lettore
tolkieniano non si aspetta di veder cavalcare uno Spettro dell'Anello tra
gli alberi di una foresta, ma capisce bene cosa possa significare il
diventare "spettro" cioè depersonalizzato schiavo di una
tossicodipendenza ("addiction", come si dice in inglese). b)
Oggi il lettore è (dopo gli Anni Settanta ed Ottanta) maggiormente
impegnato (engagée, committed) e dunque meno interessato a romanzi
completamente disimpegnati come Gita al faro della Woolf o Camera con
vista di Forster. Non è l'evasione dal Mondo che le metafore della
letteratura fantastica si propongono, ma spesso, al contrario, l'impegno a
capire la storia del Mondo e i loro autori spesso furono veterani dei
combattimenti delle due Guerre Mondiali, (Tolkien, Lewis, Orwell, Golding,
White), e trattano argomenti di profonda rilevanza pubblica nel loro
secolo quali: il "male totale", la mancanza di fede in una
rivelazione religiosa, il relativismo culturale emergente dalla
interazione tra i vari popoli del pianeta. c) Il "realismo" del
Modernismo spesso poggiava sulla descrizione di personaggi alto borghesi (Marcel
Proust, Thomas Mann) o di intellettuali (James Joyce, Cesare Pavese),
cioè pertinenti a due aristocrazie; mentre la letteratura fantastica ha
come personaggio-tipo l'uomo del popolo... e la democratizzazione fino ad
oggi crescente del benessere economico, dei viaggi e della cultura porta
il baricentro su tale tipo umano. d) La diffusione maggiore della cultura
e della informazione porta con sé una consapevolezza assai maggiore
(rispetto a quella di qualsiasi passato!) dei "mali assoluti"
sia passati (olocausto, armi termonucleari) sia presenti (altri recenti
genocidi, catastrofi ecologiche, schiavitù). e) La sempre crescente
"affluenza" della "società affluente": le
comunicazioni interpersonali sia dirette (lavoro, scuola, amicizie, utenze
di servizi pubbliche e private) sia mediatiche (stampa, televisione,
internet) sono sempre più numerose, frequenti e pervasive... ecco che il
contatto col vissuto delle altre persone è più che soddisfatto da tale
affluenza, e nella fiction non si cercano altri esempi/casi/episodi di
tale vissuto, ma piuttosto l'identificazione in un Eroe, cioè di un
Modello o Archetipo per il Sé. La letteratura fantastica - invece ed
infatti - più che alla conoscenza cronachistica e pratica del mondo,
richiama l'attenzione del lettore verso i modelli ideali e morali di
identificazione per il proprio Sè.
Perchè quel sotto-genere del Fantastico che è il Fantasy ha avuto un
successo editoriale/commerciale così forte negli ultimi dieci anni?
Parallelamente - infatti - osserviamo l'arretramento della Fantascienza
che aveva avuto il "suo" periodo tra Anni Trenta e Anni Ottanta.
Un'ipotesi storiografica: la caduta del mito scientizzante ed
internazionalista del marxismo (nella URSS prima e a cascata poi dovunque,
anche nella nostra provincialissima Italia) Ora il materialismo
scientizzante è criticato (giustamente secondo me!) ovunque... e
l'internazionalismo - allora socialista (e ascendente al cosmopolitismo
dell'Illuminismo) - vive oggi una esperienza complessa, comunque assai
mutata: esso ora ("globalizzazione") tende a inserire e
valorizzare tutti i singoli apporti nazionali particolari
("etnici") che l'internazionalismo marxista di origina
illuminista spregiava, dimenticava e praticamente cercava di
distruggere... Ma, quando si parla di "radici" nazionali,
signori, ecco il Medio Evo! E, dunque, ecco il Fantasy!
MA: osserviamo in Tolkien - che è il paradigma per la vasta maggioranza
del Fantasy - che ciò che sembra essere un mondo MedioEvale è invece un
mondo moderno, anzi un Mondo Contemporaneo . L'Eroe tolkieniano è
antiascetico (nel ME invece domina l'ascetismo), pacifista (invece nel ME
domina l'etica cavalleresca del mestiere delle armi), internazionalista
(invece nel ME nascono gli stati nazionali e la loro competizione),
cristiano anonimo (invece nel ME c'è lo strepito del dio antropomorfico),
umile ed ordinario (invece nel ME domina l'ideale aristocratico), in lotta
contro il potere (invece nel ME rivaleggiano teocrazia e cesaropapismo
alla ricerca del potere assoluto), volto all'amicizia (invece nel ME la
religione predica un individualismo morale ed escatologico) , tollerante e
capace di accettare il diverso (invece nel ME l'etica popolare è
moralistica e manichea.
Cerchiamo, se è possibile, di individuare una
Tipologia dei lettori del Fantasy:
- Sesso: la mia ventennale esperienza (partecipando a convention del
settore, a Club di giochi di ruolo, a newsgroup con internet, leggendo
saggistica cartacea e blog sul web, essendo direttore e collaboratore di
riviste del settore, essendo oratore a conferenze sull'argomento e
spettatore al cinema di film di questo genere) mi attesta che non c'è una
significativa differenza nell'utenza in base a questa variabile.
- Età: qui invece devo fare dei distinguo. Alla convention del
Cinquantenario de Il signore degli anelli a Birmingham nel 2005 tra gli
800 partecipanti provenienti da tutto il mondo la stragrande maggioranza
dei partecipanti era dai 20 ai 60 anni, cioè non bambini né ragazzi, ma
bisogna osservare che la situazione logistica (il viaggio internazionale)
lo imponeva... Nei newsgroup a tema da me frequentati la grande
maggioranza era dai 20 ai 30. Tra i lettori delle mie riviste in
corrispondenza con me la maggioranza era tra i 25 e i 40, ma bisogna
osservare che le mie riviste riguardano lo studio del Fantasy. Tra i
partecipanti ai tre convegni internazionali su Tolkien da me organizzati a
Brescia (sull'onda del successo dei tre film di Peter Jackson nel 2002,
2003, 2004) la maggioranza tra i 15 e i 30. Tra gli spettatori di film
fantasy al cinema, la maggioranza è tra i 10 e i 25. Circostanze diverse,
dunque, e anche oggetti diversi (fiction, saggistica sulla fiction).
Quello che a me risulta dopo 22 anni di attiva partecipazione ai "fandom"
("fans' kingdoms") di Tolkien, Starwars, Harry Potter, etc. è
che Tolkien aveva ragione quando scriveva (On the Fairy Stories) che la
letteratura fantastica non è affatto specifica per i bambini (come del
resto i vecchi appassionati di Fantascienza sanno benissimo!): semmai
l'utenza può esser spostata sulla fascia più giovanile delle età della
vita a causa di due "provvisorietà" : a) quella individuale:
gli adulti pensano che la letteratura fantastica sia più adatta ai
bambini e allora gliela propongono di preferenza, b) il declino del modulo
critico Modernista (di mainstream realistico) ha i suoi tempi nel
declinare, e quindi solo da pochi anni sono divenuti adulti quei bambini
che - nel mutato clima culturale - non sono stati più distolti dai
pregiudizi "di canone critico" di genitori, fratelli maggiori,
amici, insegnanti, intellettuali, pregiudizi che - quando ero bambino io
negli Anni Sessanta - invece distoglievano da e inducevano a dismettere
tali letture dopo la preadolescenza. Due provvisorietà, dunque, entrambe
causate non da una sorta di "natura" della infanzia o della
adolescenza, ma da un canone critico-letterario di stampo squisitamente
culturale e storico!
- Veramente interessante (e promettente!) è - invece - un diverso
aspetto particolare su questo tema della variabile "età": la
"intergenerazionalità" dei lettori. Mentre a conferenze su
Joyce partecipano solo o quasi persone sopra i 35 anni, e di questa stessa
età sono gli spettatori al cinema di film tratti da romanzi della Woolf o
di Pasolini, invece tra gli spettatori dei film tratti da Tolkien e tra
gli utenti di biblioteca di romanzi di Asimov o Tolkien o Stephen King
(per citare i "Re" dei sotto-generi del fantastico) ci sono in
proporzioni circa uguali i preadolescenti, i giovani e gli adulti! Vedere
poi di persona questo fatto alle convention da me organizzate a Brescia su
Tolkien e a quelle organizzate dalla Associazione Yavin4 a Cesenatico su
Starwars e Harry Potter, e soprattutto alla fiera del fumetto di Lucca, è
stata per me una esperienza rara ( e coinvolgente) di
intergenerazionalità spontanea (e non "cammellata") attorno a
contenuti di fiction anche di alto spessore culturale! Come spiegare
questo fatto, così fortemente positivo, che permette una vera
affiliazione di esperienze e idee e sapere cumulativo tra una generazione
e un'altra (e non così spesso solo estrinseca, formale, obbligata, caduca
come purtroppo avviene per la letteratura e la cinematografia "mainstream"
proposte a scuola, all'università, sulle pagine culturali dei giornali)?
Dato il disprezzo snobistico per questa fiction da parte di intellettuali
professori e critici di canone ancora in gran prevalenza Modernista, non
esiste purtroppo una discussione scientifica attorno a questo fenomeno
culturale occidentale così interessante e nuovo....
- Un abbozzo di ipotesi che propongo è che dobbiamo guardare ancora e
ancora alle trasformazioni avvenute nella Civiltà Occidentale dopo la
Seconda Guerra Mondiale, quando cioè è stato sconfitto il nazifascismo,
e dopo il 1989 quando, essendo imploso il comunismo del Patto di Varsavia
in Oriente, i partiti comunisti occidentali si sono dissolti e con essi ha
cominciato a dissolversi la ideologia marxista-leninista (e giacobina!)
delle "avanguardie illuminate", e hanno cominciato a crescere e
diffondersi - invece - e prevalere quegli ideali - già nel 1948 scritti
nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo dell'ONU - i quali,
oltre ad aumentare la libertà, hanno aumentato l'uguaglianza sia
giuridica sia economica sia di istruzione. Invece il mainstream Modernista
era prevalso in una società di gran lunga più diseguale... questa
maggiore eguaglianza riverbera allora anche sulla fiction: sia sui
Personaggi sia sui Temi. Come vedremo poi parlando di essi, nella
letteratura fantastica non ci sono più Personaggi elitari (altoborghesi o
intellettuali) né ci sono Temi esoterici (riguardanti idiosincrasie
psicologiche e morali di eccentrici tipi umani), ma sia temi sia
Personaggi sia Temi attingono ai valori fondamentali e comuni, dunque
condivisibili - in quanto fondamentali e comuni! - dalle varie età della
vita...
- Istruzione: non mi risulta una prevalenza di istruiti né di non
istruiti. Anche qui, come per la variabile dell'età, la variabile
istruzione non è significativa per individuare gli utenti della fiction
di genere fantastico (mentre lo è certamente in un senso per la
letteratura mainstream Modernista di utenza istruita, o nell'altro senso
per la letteratura "harmony" di utenza non istruita!)
- Psicologia individuale: se sesso, età e istruzione non sono criteri di
individuazione di questa utenza, lo è però un altro, assai più
difficile da analizzare, che chiamerò "variabile di psicologia
individuale". Risulta infatti manifesto sia a me sia a voi che vi
sono lettori e spettatori:
- a) che prediligono anche quasi esclusivamente fiction di tipo
fantastico;
- b) altri che la tollerano;
- c) altri che non riescono a sopportarla e - diversamente dal primo
gruppo - aggiungono la frase mentale o verbale: "ma come fai/fate a
amare questa roba?". Ipotizzo che al gruppo a) appartengano persone
che in un modo o nell'altro siano "orfani" (non necessariamente
in modo materiale), persone cioè che sentono sia la mancanza sia il
desiderio di una figura paterna, per i motivi più diversi percepita come
assente; al gruppo c) appartengano persone che idealizzino una figura
paterna presente (e anche invadente!) e scontino di conseguenza il vincolo
dei vari Superio dipendenti da tale figura; al gruppo b) appartengano
persone non traumatizzate in questo ambito della vita né in un senso né
nell'altro. Non ho chiari il perchè e il percome dei nessi tra tali
tipologie psicologiche e la varia disponibilità a consumare fiction di
genere fantastico; questo punto non mi risulta infatti essere stato
trattato dalla scholarship anche di massimo livello su questi argomenti,
né io ho avuto tempo e modo per rifletterci (quando invece la
classificazione in quei tre gruppi mi risulta - almeno con approssimazione
- dalla mia esperienza)....bisognerebbe rifletterci su...seguire la pista
di un tipo psicologico che cerca un modulo comunicativo nell'allegoria e
nella metafora.... e di un tipo psicologico che apprezzi i seguenti
contenuti...
Mondi
subcreativi
Il
Fantasy, soprattutto dopo Tolkien, si contraddistingue per la invenzione
di scenari (territori, Reami, Continenti passati presenti o futuri,
Pianeti, Altre Dimensioni) alternativi a quelli a noi consueti, ed essi:
- dettagliano caratteristiche alternative a quella della nostra realtà
primaria: geografiche in primis e cronologiche, ma anche botaniche,
faunistiche, astronomiche, linguistiche, giuridiche, politiche e storiche.
Tanto più sono dettagliati e coerenti tanto più sono credibili. Tolkien
primeggia sia per la sua alta cultura (linguistica e non solo), sia per
l'effetto di "tridimensionalità" storica dato dalle migliaia di
pagine inedite (in vita, ma poi edite postume, quelle del Silmarillion,
Racconti incompiuti e History of Middle-earth, per intenderci) ) scritte
sulle Ere che precedono la azione narrata nel Signore degli Anelli. Ma
Pulmann nella trilogia Queste oscure materie ci ha dato un bell'esempio di
Universo Multiplanare che, di livello in livello, arriva perfino a quello
Metafisico; Lucas in Starwars la famosa interetnica "Galassia lontana
lontana"; Howard in Conan il Cimbro il mitologico ed avventuroso
Continente Iperboreo; George Martin nelle sue Cronache del ghiaccio e del
fuoco una più sofisticata compresenza di un continente medievale
"storico" (i "Sette Regni") separato dal Mare da un
Continente antico "mitologico", e dalla Barriera da Terre senza
tempo "soprannaturali"; Micael Ende in La storia infinita il
fiabesco Reame di Fantàsia; Ursula Le Guin nella saga di Earthsea
l'omonimo Arcipelago, dai molti Reami e, anche qui, confinante coi piani
più alieni dei Draghi, degli Dei Sotterranei, dei Morti; in Harry Potter
la Rowling quella sua originale ambientazione Moderno/Medievale in cui
binari, strade, regioni dei Babbani e dei Maghi si intersecano e
sovrappongono spesso sottilmente e a volte platealmente. Consiglierei chi
fosse interessato ad approfondire questa particolare tecnica narrativa del
fantasy, di scorrere i siti web dedicati al mondo inventato da Martin ed
immergersi nella enorme mole di dettagli genealogico-dinastici delle sue
Casate Aristocratiche.
Personaggi
- Essi , al di là delle caratteristiche individualizzanti date
dall'artista (tanto più inconfondibili tanto più grande ed originale è
la sua arte) sono però anche degli Archetipi, cioè dei Modelli o Tipi di
caratteri morali e psicologici ideali
- come esempi concreti di Personaggi del Fantasy rimando gli interessati
al mio saggio su Gandalf citato in bibliografia….. e, per Anakin
Skywalker, alla approfondita analisi di Adriano Bernasconi inclusa in
Living Force Anthology .
Temi
-
Terri Windlings nel suo scritto che cito in bibliografia ha distinto due
sotto-generi del Fantasy: a) l'Epica (influenzato dalla Seconda Guerra
Mondiale) , b) il Romanzo Famigliare delle classi povere... in entrambi i
casi ci si allontana dall'elitismo del Modernismo del XX secolo ...così
come dalla "indagine scientifica" del Naturalismo del XIX...
perchè l'esperienza è vista dal di dentro, dalla parte di chi - popolo o
non popolo in senso sociologico - ha vissuto le esperienze comuni di base,
quelle che affratellano, dal di dentro...
- il tema della Tradizione alla quale l'Eroe deve collegarsi per la
salvezza propria e del mondo: tema interessante per i lettori di oggi,
dopo che i radicalismi marxista, esistenzialista, beat, hippy,
sessantottino avevano cercato di creare discontinuità e damnatio memoriae
ed oblio delle Tradizioni.
- il tema della Giovinezza e della Formazione: nel primo romanzo della
saga di Earthsea il ragazzo Ged/Sparviero nella Scuola di Magia di Roke;
Luke Skywalker nella Vecchia Trilogia di Lucas e Anakin Skywalker nella
Nuova, entrambi apprendisti (ma con cuore diverso) di Obi-wan-kenobi; i
giovani hobbit Merry, Pipino e Sam che dalle Terre Selvagge in poi e fino
a Mordor e a Fangorn e Minas Tirith, devono per forza compiere un percorso
di maturazione, impossibile da intraprendere nella Contea; tutto il
viaggio del ragazzino Bastiano - orfano di madre - nel Reame di Fantàsia.
Su questo tema della "formazione del ragazzo" George Martin ha
poco da dire; e - invece - più di tutti ha da dire la Rowling, nella sua
magistrale ed insuperata descrizione della crescita anagrafica,
psicologica, intellettuale e morale di alcuni ragazzini inglesi partendo
dagli 11 anni per arrivare ai 18. E con un effetto di intenso
coinvolgimento, perchè la maturazione dei personaggi segue quella dei
lettori durante la vicenda editoriale della saga. Per approfondire questo
argomento rimando al mio scritto sulla saga della Rowling incluso in
Living Force Anthology e ad un altro mio sul tema della giovinezza in
Tolkien citato in bibliografia
- Il tema del Potere come incarnazione del Male Assoluto: per esempio i
Silmarilli e l'Unico Anello in Tolkien: "Power corrupts, and Absolute
Power corrupts absolutely" (Lord John Emerych Acton). Tom Shippey
spesso ( per esempio in Tolkien autore del secolo) sottolinea come questo
tema sia di stretta attualità per tutti coloro che hanno vissuto e sono
eredi delle grandi tragedie del XX secolo: i Regimi Totalitari e i
Genocidi.
- Tolkien scriveva in Sulle Fiabe che un tema fondamentale nella
letteratura fantastica è quello della Morte e della Fuga da essa: il
mondo elfico parla del desiderio di immortalità e così il viaggio verso
Valinor, il mondo umano parla della chance ("dono di Iluvatar",
la Morte) di entrare in contatto col Nuovo, col Totalmente Altro. Il mondo
elfico parla dell'Immanenza, quello umano della Trascendenza. Per
approfondire questo tema rimando al mio scritto Elogio della Finitezza
citato in bibliografia.
- Un altro tema molto diffuso nel fantasy (che prende come schema
narrativo quello paradigmatico del Decline and Fall of the Roman Empire di
Gibbon): Decadenza politica e culturale, ma una Maturazione morale dei
popoli e degli individui eroici chiamati a salvare il mondo. Rimando su
questo tema delle "direzioni inverse" di Decadenza e Maturazione
al mio scritto Storia reale e storia immaginaria incluso nel libro
Mitopiesi.
ü Il dislocamento del quadro religioso: o con sfrenati ed eccentrici
politeismi come nella saga di Robert Howard Conan il Cimmero, in cui il
quadro filosofico è del tutto manicheo (la Religione non è associata
alla Morale), o - altra soluzione - col "silenzio di Dio" di cui
sono modello sia Il Signore degli Anelli di Tolkien sia Harry Potter della
Rowling (non ci sono religioni, né templi, né preti, né liturgie, né
preghiere): vediamo qui il silenzio del Dio antropomorfo, e vediamo invece
presente il Dio del "cristianesimo anonimo" attraverso la
Provvidenza secolarizzata.
- Il tema dell'intreccio "casuale" e complicatissimo ma, alla
fine, misteriosamente "provvidenziale" è diffuso in molte opere
fantasy ( Earthsea della Le Guin, Starwars di Lucas, Queste oscure materie
di Pullmann, La storia infinita di M. Ende, Narnia di Lewis e tante altre)
- il tema dell'Orfano: Ged in Earthsea, Anakin in Starwars, Frodo in
Signore degli Anelli, Harry Potter nella saga omonima, i cinque figli di
Eddard Stark in Cronache del ghiaccio e del fuoco di Martin, i tre
fratellini in Lemony Snickets: una serie di sfortunati eventi, o quasi
orfani come Lyra in Queste oscure materie, Bastiano in La storia infinita,
i 4 fratellini in Cronache di Narnia... tutti personaggi della fiction
fantasy dei nostri tempi che rimandano alle Cenerentole e Hansel e Gretel
e Bianchenevi e Pollicini delle fiabe folkloriche. Questo tema slega
l'Eroe (e il lettore in lui identificato) dalle consuetudini e convenzioni
di cultura e società e pone l'individuo di fronte alle decisive scelte
morali del sé. Per un approfondimento su questo tema rimando al mio
scritto sulla saga di Harry Potter incluso in Living Force Anthology e
all'illuminante saggio di Terri Windlings (leggibile anche online
all'indirizzo web http://www.endore.it/Arretrati/9/Articoli/SuTolkienELeFiabe.pdf)
- Un tema è quello della "apparenza che inganna": il ragazzo
(l'uomo) naviga nella vita e fino alla fine della navigazione deve
vigilare per non farsi confondere dalle Sirene, dai Fuochi di Sant'Elmo,
dai velieri "amici", dalle calme piatte, dalle brezze
promettenti, dalle isole ospitali, dagli scogli vicini, dai porti sicuri,
dai litorali lontani e dalle mappe del tesoro. Fuor di metafora, da
piccoli come da grandi dobbiamo lottare per liberarci di quelle ideologie,
schemi mentali, luoghi comuni, pregiudizi che ci fanno apparire cose,
fatti e persone diversamente da come sono. Personaggi che incarnano bene
questo tema sono quelli della saga di Harry Potter, per esempio Severus
Pyton (ma non solo!).
- La "Magia": significa conoscenza, scienza. Quegli incantesimi
che il ragazzo memorizza e "lancia" sono gli stessi dei
professori, degli adulti, l'allievo può superare il maestro perché il
maestro gli ha dato qualcosa che non è suo proprio, non è un distintivo
di status o di ruolo, ma è universale, come universale è la verità.
Quando nella battaglia finale a Hogwarts (nella saga di Harry Potter)
combattono gli individui di tutte le generazioni questo diventa
particolarmente evidente. Ma che tipo di conoscenza è la magia? Essa è
una conoscenza diversa da quella religiosa, come notava il grande
antropologo primonovecentesco James Frazer in The Golden Bough: la magia
è una conoscenza volta alla azione, e dunque al potere sulla natura e
sulle altre persone; essa serve a fare sì che la persona diventi
principio causale nel mondo. Invece la religione è una conoscenza solo
teoretica, volta a contemplare la necessaria Origine e il necessario
Destino, essa serve a far sì che la persona riconosca da quale principio
causale deriva e verso quale meta finale tende. La magia è
"attiva", la religione è "passiva" (a meno che sia
trasformata in maniera superstiziosa in un "attivo" compiere
riti o altro per ingraziarsi la divinità). La magia dunque assomiglia
piuttosto ad alcune scienze naturali applicate alla tecnologia (per
esempio la termodinamica e la biochimica, e non invece per esempio la
astronomia o la paleontologia), conoscenze che si acquisiscono per agire
sul mondo esterno. Per una approfondita definizione di "magia"
rimando al colto e chiaro saggio di Simone Bonechi leggibile anche online
all'indirizzo web http://www.endore.it/Arretrati/6/Articoli/DefinizioneMagia.pdf
Messaggi
etici
ü
L'Antiascetismo : cioè il messaggio contrario all'ascetismo di tipo
platonico: corpo e corporeità non sono qualcosa di negativo, né bisogna
idealizzare la "anima" (gli aspetti cosiddetti
"spirituali" nel senso di intellettualistici, superegoici,
rinunciatari, autocolpevolizzanti ed impauriti dalle emozioni e dalle
relazioni). Questo messaggio etico (tipico della Modernità rispetto ad
Antichità e Medio Evo) lo troviamo sia in personaggi come gli Hobbit
tolkieniani sia - anche se con declinazioni differenti - nel Conan
howardiano o nei ragazzi rowlingiani.
ü il Coraggio fisico, psicologico, intellettuale proposto a lettori
immersi in contesti odierni in cui troppo spesso avviene un nascondimento
gregario e falsamente idilliaco di questa virtù morale fondamentale. Il
mondo "borghese" (meglio "piccolo-borghese") cui ormai
tutti si sono adeguati - e cioè anche quelle classi che fino al boom
economico degli Anni Sessanta erano chiamate proletariato e
sottoproletariato - ha dimenticato la virtù del Coraggio. E lo hanno
fatto giustificando tale oblio con ideologie pseudo-morali tipo quella del
pacifismo, della privacy, del dialogo, etc.... ma su questo Nietzche già
(con la sua polemica verso la morale degli schiavi, e verso il
"risentimento sacerdotale") aveva scritto da tempo osservazioni
acute. Ecco allora che Tolkien a gli altri autori del fantasy si ispirano
al Medio Evo, non certo per idealizzare le oppressioni feudali o le
superstizioni folkloriche di quei tempi, ma per valorizzare la virtù
Guerriere della Aristocrazia europea di allora... semmai integrando questa
valorizzazione e cioè incarnandola nei nostri tempi: gli Hobbit (non
tutti, ma solo Bilbo, Frodo, Sam etc., cioè quelli che si fanno
"aprire gli occhi" da Gandalf e partono, escono dalla Contea!)
in compagnia dei Grandi (Aragorn, Boromir, Theoden, Faramir etc.) imparano
eroismo e virtù guerriere, ma le declinano a loro modo, cioè al modo dei
nostri tempi, con l'umorismo, la non prepotenza, la non ambizione, il
desiderio di pace (non di pacifismo!).
- il Dovere compiuto dal "guerriero riluttante", proposto a
lettori immersi in contesti odierni di ripetitiva ed unilaterale e
arrogante rivendicazione di diritti. Il Guerriero cioè non è un bullo
inquieto che ama menare le mani e far prepotenze e risse e violenze e si
compiaccia del sangue e delle sfide temerarie alla vita propria ed
altrui... no! Egli ama amicizia, lavoro, famiglia, natura, cultura e
quiete ... e - però - quando vede che una Ombra Oscura serpeggia e si
infiltra e comincia a colpire ora uno ora l'altro, non fa lo struzzo, non
si mette a parlare del sesso degli angeli e del "poltically correct",
ma consapevole del suo Dovere, si alza, si arma, parte e si erge e
combattere! Qui vediamo certo una differenza tra il fantasy di derivazione
tolkieniana e quello di derivazione howardiana: infatti il guerriero è
"riluttante" solo nel primo ma non nel secondo... ricordiamo Mel
Gibson come in questa linea ci presenta le prime belle scene di Braveheart!...
e anche - per fare un secondo link verso altri tipi di fiction - i
personaggi degli ultimi film di Clint Eastwood e specialmente Gran Torino!
- La Accettazione della Diversità interetnica, interrazziale (e
addirittura interspecie!) come valore morale: in Tolkien, Rowling, Lewis e
tanti altri … pensiamo alla Compagna dell'Anello e alle sue varie razze
(Uomini, Elfi, Nani, Hobbit) e alla amicizia che nasce tra Legolas e Gimli,
e a quella di Merry e Pipino con l'Ent Barbalbero... pensiamo agli Elfi
Domestici , ai Maghi, ai Babbani, ai Mezzosangue, ai Giganti e
Mezzogiganti in Harry Potter... pensiamo agli Orsi Guerrieri e alle
Streghe della saga Queste oscure materie di Pullmann... Bel messaggio
etico, e così urgente per noi Italiani! Che siamo come bloccati tra due
vizi opposti: a) da una parte il mito di "sinistra" che il Terzo
Mondo è "sfigato" ma "buono" e noi "bianchi
occidentali" siamo cattivi capitalisti colonialisti imperialisti
(dimenticandosi così la barbarie di certi usi matrimoniali di quei popoli
o del loro atroce trattamento della infanzia o delle loro classi dirigenti
marce e corrotte che usano gli aiuti economici occidentali per comprare
armi da usare nelle loro folli guerre intestine) , e b) dall'altra, il
mito "leghista" di destra che arabi, indù, slavi e albanesi
sono tutti feccia... ah, quanto più avanti di noi è la società degli
Stati Uniti d'America, che oramai da molto tempo ci propone nella sua
politica, nei suoi sport, nei suoi film e telefilm, nella sua cultura
varie "compagne dell'anello" interetniche: è la Persona (e non
la Razza!) a potere esser buona o cattiva, coraggiosa o vile, intelligente
o stupida e la "compagnia" si forma tra i singoli
"buoni", cioè tra le singole persone, indipendentemente dalla
loro razza o religione! Come dice il motto degli USA: "E Pluribus,
Unum".
- il ruolo fondante e vitale e l'avventura dell'Amicizia: molti esempi
nelle opere di Tolkien, di Lucas nella esalogia di Starwars, di Lewis
nella saga di Narnia, di Ende nella Storia Infinita coi rapporti tra
Bastiano ed Atreiu (complessi, conflittuali e non certo idilliaci!). E
nell'opera della Rowling: pensiamo soprattutto all'ultimo romanzo della
saga e al vagabondare dei tre amici Harry, Ron ed Hermione, e alle
riflessioni su di sé che spesso fa Harry : "prescelto" o non
prescelto, senza gli amici egli non potrebbe far nulla e neanche
sopravvivere! E la scrittrice come epigrafe all'ultimo romanzo I doni
della morte, pone un passo di William Penn: "Questo è il conforto
degli amici: che, pur se si possono dire morti, la loro amicizia e
compagnia sono, nel miglior senso, sempre presenti, poiché
immortali". E in Tolkien importante è il confronto tra lo
"antico" Turin (eroe del Silmarillion) e il "moderno"
Frodo (eroe del Signore degli Anelli): la famiglia elettiva (non
"naturale"!) di Frodo (Bilbo-padre, Sam-madre, Merry e
Pipino-fratelli), assieme agli Amici Grandi (Gandalf, Aragorn, gli Elfi)
che fungono da maestri, diventa essenziale per ciò che Frodo fa. Mentre
Turin agisce nonostante la presenza e il consiglio degli amici, Frodo è
un hobbit orfano senza particolari intelligenza o coraggio o forza, il
quale senza i suoi amici non riuscirebbe a fare niente di ciò che via via
invece riesce a fare. Questo fino alla paradossale trasformazione di
Gollum nell'ultimo amico di Frodo e in quello determinante per la riuscita
finale dell'impresa: in una lettera lo stesso Tolkien nota che Gollum, per
quanto inciampi e dunque involontariamente distrugga l'Anello, lo avrebbe
distrutto anche se non fosse inciampato, e l'avrebbe fatto per amicizia
verso Frodo. Invece, la grande impresa di Turin, l'uccisione del drago
Glaurung, è compiuta da solo, a nulla servendogli Dorlas e Hunthor, i due
compagni che avevano osato seguirlo almeno fino a un certo punto. Ma se
pure le due imprese - quella dell'Uomo Solo Turin e quella dell'Hobbit
della Compagnia Frodo - hanno entrambe un successo esterno, i loro esiti
per la felicità o l'infelicità dei protagonisti sono molto diversi!
- connessi a questo tema dell'amicizia sono quelli della Fedeltà e della
Lealtà. Nella saga di Starwars: la lealtà di Han Solo agli amici quando
torna col Millennium Falcum per attaccare la Morte Nera, e la lealtà di
Luke verso suo padre Anakin quando l'Imperatore Palpatine gli chiede di
ucciderlo (mentre Anakin era stato sleale nella situazione analoga con il
Conte Duku). E la lealtà di Obi-wan verso Anakin (e la slealtà di Anakin
verso di lui). E la fedeltà di Yoda alla Forza, fedeltà che va
addirittura a criticare i Jedi stessi, quando Yoda (in Episodio Tre)
condanna il desiderio del potere - pur se "a fin di bene" - di
mastro Windu. Nella Storia infinita di Ende: la lealtà di Atreiu per
Bastiano (e la slealtà di Bastiano verso Atreiu, di cui alla fine si
pente). Nella saga di Earthsea di Ursula le Guin: la fedeltà reciproca
tra Ged/Sparviero e Arha/Tenar, che comincia sin dalla giovinezza e
continua fino alla vecchiaia, molto realistica senza svirgolamenti
eccitato-romantici, e molto elastica e adattabile alle diverse
problematiche e fasi delle loro esistenze umane. E - nel Signore degli
Anelli - la fedeltà di Aragorn sia alla sua missione regale dovuta alla
sua stirpe sia alla promessa fatta ad Arwen dovuta al loro incontro
individuale, lui è il "fedele", paziente e tenace e speranzoso,
per eccellenza! e nella eucatasrofe tolkieniana viene premiato della sua
fedeltà a 80 anni suonati col Regno e col Matrimonio! E nelle Cronache
del ghiaccio e del fuoco di Martin la lealtà della Famiglia Stark: di
Eddard verso il Re, di Robb verso gli Alleati, di Jon Snow verso la
Guardia della Barriera. E in Harry Potter, la lunga fedeltà di Severus
Piton alla memoria di Lily e la sua lealtà profonda - nonostante le
contrarie apparenze - verso Silente e Hogwarts. Ah!, quanto avremmo
bisogno di questi due valori, noi in questa nostra Italia di oggi! Della
fedeltà agli ideali in questi nostri terribili trasformismi in cui si è
prima democristiani e poi extraparlamentari di lotta continua e poi
comunisti e poi socialisti craxiani e poi forza-italioti e poi chissà
cosa , senza mai autocritiche, senza mai pentimenti, senza mai vergogna. E
come avremmo bisogno della fedeltà alle amicizie della nostra vita,
quando invece di esse ci dimentichiamo e ci perdiamo la memoria di loro (
e - assieme - la memoria delle parti di noi stessi!), molli, confusi,
dimentichi, spaesati vagoliamo in un vuoto senza direzione, con quei
continui cambiamenti senza continuità col nostro passato e con le persone
decisive di esso e che, magari, invece, ci hanno "salvato la
vita", e noi non ce ne accorgiamo, non ci pensiamo! E la lealtà: noi
così pronti a un deteriore romanticismo tipo fiction o reality show della
Tv, quando coi nostri piciccì e picicciù sentimentaloidi dichiariamo
grande amicizia ed amore, ma poi non appena compare una terza e nuova
persona svalorizziamo ed umiliamo e tradiamo amico ed amica.
- la sapienza Storica: maghi o guerrieri in un modo o nell'altro
(attraverso mentori, scuole di scienze arcane, viaggi, esplorazioni,
ritrovamento di artefatti perduti, interrogazioni di antichi Saggi o
Mostri o Profezie o Oracoli o Divinità, compulsazione di antichi e unici
documenti scritti, etc.), per compiere la propria Quest, devono recuperare
una conoscenza di un passato obliato, rimosso, deformato, ambiguo,
complicato, doloroso, glorioso... da questo tipo di fiction che è il
fantasy riceviamo dunque una grande esortazione alla conoscenza del
passato proposta a lettori immersi in contesti odierni di memoria breve e
rimozione mediatica della moda precedente e poi di quella successiva...
pensiamo - per contrasto - al nostro caso italiano e alla deformazione e
cancellazione del nostro passato totalitario fascista e delle vili nostre
imprese (al di là del falso mito "Italiani brava gente") in
Etiopia, in Jugoslavia, in Grecia, in Libia, nella Seconda Guerra
Mondiale, nella Guerra Civile, nell'asservimento al nazismo prima e poi
alla Unione Sovietica (questo da parte di una grande parte del nostro
popolo) poi... e - riguardo a passati più recenti - alla dimenticanza
della stagione di "mani pulite", da parte dei
"guerrieri" padani che - prima! - erano fieramente avversi a
Mafie e Camorre "terrone" e all'imperialismo finanziario e
mediatico del "berluskaizer", e poi - quegli stessi! - hanno
sabotato le commissioni e le legislazioni antimafia e son diventati i
fedelissimi alleati di Voi Sapete Chi...! ah, di quanta Memoria Storica
avremmo bisogno come quella squadernata da Gandalf nel capitolo L'ombra
del passato, o quella di Obi Wan con la sua educazione di Luke in A New
Hope o quella di Silente con le sue eredità che lascia ai tre ragazzi in
I doni della morte!
Conclusioni
A tante persone oggi piacciono i romanzi e i film fantasy? Tante persone
sono da essi coinvolte? E tante adottano e seguono i messaggi esistenziali
da essi proposti? Sì! E di questo bisognerebbe, secondo me, rallegrarsi e
non essere in alcun modo "intimiditi" dai Critici Ostili "mainstream"
di cui ho parlato e che ho criticato nella prima parte di questo mio
saggio. E piuttosto dovremmo seguire l'antico motto fatto da tre parole
latine sugli scopi che deve avere un'opera d'arte: Delectare (far provare
piacere), Movere (muovere sentimenti ed affetti), Docere (insegnare idee
ed ideali). Come, del resto, noi Italiani possiamo trovare in una grande
opera della nostra eredità nazionale, I promessi sposi di Alessandro
Manzoni!
Bibliografia
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generale, Laterza, Bari, 1902
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Ø Franco Manni, La saga di Harry Potter, in Aa. Vv., Living Force
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World War, in Tolkien 2005.The Ring Goes Ever On. Proceedings, The Tolkien
Society, Coventry, 2008 ( anche online su "Endòre" numero 8,
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Ø Franco Manni, L'Esalogia di Star Wars, in Aa. Vv., Living Force
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Ø Franco Manni, La saga di Harry Potter, in Aa. Vv., Living Force
Anthology, Yavin4 Edizioni, Reggio Emilia, 2009
Ø Franco Manni; Mellon: il tema della Amicizia nell'opera di Tolkien,
"Terra di Mezzo" numero 2, 1995.
Ø Franco Manni, Lettera ad un amico della Terra di Mezzo. Guida personale
di etica filosofica, Simonelli Editore, Milano, 1996
Ø Clive S. Lewis, I quattro amori: affetto, amicizia, eros, carità, TEA,
Milano, 1993
Ø Alessandro Manzoni, Lettera sul Romanticismo al marchese Cesare
D'Azeglio, 1823
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