Bresciaoggi

Mercoledì 14 marzo 2007, pag. 14

 

 

 

BRESCIA E LA PROPOSTA-PROVOCAZIONE DEL MINISTRO AMATO

 Ma per molti insegnanti è soltanto «una sciocchezza»

Antidoping? «Meglio più polizia»

Allarme dei presidi: «La diffusione della droga a scuola ha raggiunto il livello di guardia»


di Mimmo Varone

 

 

 

L’antidoping tra i banchi fa discutere la scuola bresciana. E al di là della «provocazione» lanciata l’altro giorno dal ministro dell’Interno Giuliano Amato («Lo facciamo agli atleti, perché non anche all’uscita delle discoteche e nelle scuole, magari dopo un’interrogazione?»), emerge l’allarme rosso per una diffusione della droga tra i giovani che «ha superato ogni livello di guardia», a dirla con le parole del direttore dell’Ufficio scolastico provinciale Giuseppe Colosio.
Presidi e docenti sono per lo più dello stesso avviso, e chiedono in coro che qualcosa si faccia. Ma l’antidoping tra i banchi sembra ai più davvero una "sciocchezza". La scuola rivendica piuttosto il suo ruolo educativo, ripete che ha altri strumenti, e più culturali, a disposizione per mettere un freno al dilagare degli spinelli e delle nuove droghe semilegali. E lascia volentieri ad altri la repressione.
Colosio riflette sulle parole del ministro, e «anche se in forma paradossale - commenta - svelano la consapevolezza di una situazione pericolosa che ha superato tutti i limiti di guardia». E poi, «le proposte vanno valutate - aggiunge - ma l’analogia tra prestazione sportiva e scolastica in fatto di doping mi pare proprio che non abbia fondamento. D’accordo che bisogna fare qualcosa, ma dobbiamo agire in profondità negli atteggiamenti culturali».
Colosio vedrebbe bene l’antidoping fuori dalle discoteche, come nulla eccepisce sui controlli interni ed esterni agli istituti contro lo spaccio, ma «in classe - sottolinea - bisogna agire di più sul piano educativo, con un’azione congiunta di famiglia e scuola». E il preside dello scientifico Calini Gaetano Cinque sottolinea il concetto.
«Ferma restando la vigilanza e la repressione - precisa Cinque - non bisogna mai perdere di vista la funzione promozionale e positiva della scuola, che deve essere di qualità e attenta ai momenti espressivi e creativi». In caso contrario «dimentichiamo le molte cose buone che si fanno tra i banchi, come il volontariato dei nostri ragazzi con gli anziani della Casa Richiedei, l’educazione stradale e alla legalità…».
Il preside del Calini non commenta il «paradosso» di Amato, e Graziano Melzani, che dirige il Gambara, lo liquida come una «battuta». Tuttavia, «che si debba tenere alta l’attenzione sul fenomeno è cosa che sanno tutti - aggiunge Melzani -, i controlli sono stati fatti anche al Gambara negli anni passati con i cani antidroga, e anche se non è stato trovato niente sono utili». Il problema, però, «non si risolve con il doping dopo le interrogazioni, che magari vengono fatte anche all’improvviso - osserva -, bensì con un coinvolgimento dell’intera società».
La questione preoccupa, insomma, ma l’antidoping di Amato «mi sembra un modo di ridicolizzare questioni importanti» sottolinea Melzani, che invita piuttosto a discutere di altre modalità per difendere la salute mentale degli studenti.
«La scuola è una cosa seria - sbotta la preside dell’Itc di Leno Ermelina Ravelli -. Ben vengano anche queste cose, insieme ai controlli antidroga delle forze dell’ordine, che a Leno ci sono stati e hanno trovato il consenso della grande maggioranza dei genitori». E però, «la scuola avrebbe bisogno di un’iniezione di fiducia, di essere messa al centro dell’attenzione - aggiunge -, non di finire sempre nell’occhio del ciclone una volta con il bullismo, poi con le droghe e via dicendo».
Per fortuna che su certe cose anche i ragazzi scherzano e «preside, le facciamo l’antidoping?», si è sentita chiedere ieri mattina la preside Ravelli. In ogni caso a invocare più attenzione al fenomeno sono anche i docenti. Rossella Perusco insegna al Lunardi, e «i controlli dovrebbero essere fatti, non so in che forma, anche se so che con le interrogazioni non dovrebbero entrarci per niente», dice.
Dal Copernico, Maurilio Lovatti si dice piuttosto scettico sull’uso di droghe durante le ore scolastiche. «I controlli al mattino sarebbero inutili - osserva - bisognerebbe farli di più alla sera». E in ogni caso, «è impensabile che la scuola si metta a controllare. Piuttosto, può segnalare i danni che si possono creare, dare maggiore consapevolezza attraverso l’educazione e la prevenzione ma si devono coinvolgere anche le famiglie, che spesso danno un sacco di soldi ai figli e non si preoccupano di come li spendono». Con il che la palla passa ai genitori.

 

 

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