Maurilio Lovatti
La giornata del Creato
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Il Cantiere, ottobre 2010
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La Chiesa Cattolica italiana celebra il primo settembre la Giornata per la salvaguardia e la difesa del creato. Le singole parrocchie, in funzione delle locali esigenze pastorali, possono celebrare la giornata in una qualsiasi domenica di settembre. L'iniziativa nasce da una proposta formulata nel 1989 dal Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Dimitrios, che ha trovato ampia risonanza in ambito ecumenico. Essa è stata ripresa dalla II Assemblea Ecumenica europea di Graz del 1997 e nel 2001 dalla Carta ecumenica di Strasburgo, che ha invitato a diffonderne la celebrazione. La sua accoglienza da parte della Chiesa Cattolica italiana testimonia della sua volontà di condividere la sensibilità ecumenica per i temi ambientali, facendo crescere l'attenzione per essi nella vita delle nostre comunità. In diverse diocesi italiane la giornata del creato si celebra con preghiere comuni tra cattolici, ortodossi, valdesi ed evangelici (protestanti). L'iniziativa è legata a quel grave problema d'attualità che è la crisi ecologica, ma ciò non deve celarne il forte radicamento nella tradizione cristiana: confrontarsi con la salvaguardia del creato significa anche riscoprire una dimensione fondamentale della fede. L'attenzione dei credenti per le problematiche della questione ambientale affonda le sue radici nell'atto d'amore del Creatore, che ha animato la vita di ogni essere. Il tempo della crisi ecologica invita a riscoprirne oggi tutta la densità, per vivere come custodi del creato, capaci di prendersene cura tramite stili di vita rinnovati. La Conferenza episcopale italiana, a differenza degli scorsi anni, non ha deciso di porre l'attenzione su un tema specifico, come l'aria o l'acqua, ma invita i fedeli a riflettere sul nesso tra salvaguardia del creato da un lato e pace e giustizia sociale dall'altro. I Vescovi riprendono il concetto di "conversione ecologica" definito nella Caritas in veritate, ricordando che "pace, giustizia e cura della terra possono crescere solo insieme e la minaccia ad una di esse si riflette anche sulle altre" e invitano a celebrare la giornata "in spirito di fraternità ecumenica, nel dialogo e nella preghiera comune con i fratelli delle altre confessioni cristiane, uniti nella custodia della creazione di Dio." Nel leggere il documento dei vescovi, riflettendo sugli sprechi (di cibo, d'energia, d'acqua…) della nostra società opulenta, mentre altrove si muore di fame, mi son venute in mente le parole del catechismo dei vescovi tedeschi (1985) che ci ricordano che c'è "una rete di colpe comuni e una solidarietà nel peccare, da cui nessuno riesce a levarsi." Non c'è solo il peccato individuale, dovuto a libera scelta, ma ci sono anche "strutture di peccato" transindividuali, meccanismi sociali iniqui, e le comunità cristiane hanno il dovere morale di denunciarli e contrastarli. Pensiamo a Tony Hayward, amministratore delegato della BP, che lascerà l'incarico ad ottobre, perché ritenuto responsabile del gravissimo disastro ecologico del Golfo del Messico e, di conseguenza, di un danno alla British Petrolium di circa 49 miliardi di euro: avrà una liquidazione miliardaria e un posto in una società controllata, con uno stipendio di un milione e 200.000 euro! Pensiamo ai manager che hanno portato sull'orlo del fallimento le banche negli USA (salvate grazie ai soldi dello Stato e quindi dei contribuenti) e che hanno incassato bonus per circa 20 miliardi di dollari nel solo 2008. L'economia di mercato premia largamente i disonesti e gli incapaci! E' certamente un messaggio antieducativo. L'indignazione e la denuncia delle ingiustizie sociali e dei danni ambientali non devono però diventare un alibi per il disimpegno personale. Capita a tutti in qualche momento di provare sconforto di fronte a situazioni e strutture ingiuste, di fronte alle quali ci sentiamo impotenti. Sono però molti i modi con cui ognuno di noi può contribuire a ridurre i danni ambientali e a migliorare la qualità della vita: spostarsi di più a piedi o in bicicletta; utilizzare i mezzi pubblici, evitare spostamenti inutili, prestare maggior attenzione alla raccolta differenziata dei rifiuti, scaldare un po' meno le case, magari vestendosi un po' di più, lavare i vestiti solo quando sono veramente sporchi, non sprecare acqua, cibo ed energia, e così via. Il cristiano deve essere riconoscibile anche per il suo stile di vita non consumista. C'è
infine l'aspetto educativo: domenica 5 settembre, la nostra parrocchia ha
organizzato una biciclettata che, percorrendo la pista ciclabile, ci ha
portato lungo le rive del Mella, fino all'oratorio di Collebeato. Bambini,
ragazzi e adulti hanno avuto occasione di vedere spazi naturali e paesaggi
suggestivi: angoli di natura a noi vicini e spesso trascurati, che
attendono solo di essere riscoperti e praticati.
Maurilio Lovatti
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Il Cantiere, ottobre 2010, pag. 10
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