La 4° giornata del Creato
I
Vescovi invitano a riflettere sull'aria, bene indispensabile alla vita
di Maurilio Lovatti
Il
cantiere - settembre 2009
La
Chiesa Cattolica italiana celebra il primo settembre la Giornata per
la salvaguardia e la difesa del creato. Le singole parrocchie, in
funzione delle locali esigenze pastorali, possono celebrare la
giornata in una qualsiasi domenica di settembre. Come Il Cantiere ha
ricordato lo scorso anno, l'iniziativa nasce da una proposta formulata
nel 1989 dal Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Dimitrios, che ha
trovato ampia risonanza in ambito ecumenico. La sua accoglienza da
parte della Chiesa italiana testimonia la volontà di condividere la
sensibilità ecumenica per i temi ambientali.
Questo è il quarto anno la in cui la festa è celebrata anche in
Italia e la Conferenza episcopale italiana ha deciso di porre
l'attenzione sul tema dell'aria, come bene indispensabile alla vita di
tutti.
Scrivono i Vescovi italiani:
"Viviamo in un mondo contrassegnato dal peccato e nel contempo
già redento e avviato a un processo di trasformazione, finché un
giorno, da Colui che fa nuove tutte le cose, ci sarà dato un cielo
nuovo e una terra nuova. La crisi ecologica appare come un momento di
questo processo: è conseguenza del peccato se la rete delle relazioni
con il creato appare lacerata e se gli effetti sul cambiamento
climatico sono innegabili, se proprio l'aria - così necessaria per la
vita - è inquinata da varie emissioni, in particolare da quelle dei
cosiddetti "gas serra". Se, però, prendiamo coscienza del
peccato, che nasce da un rapporto sbagliato con il creato, siamo
chiamati alla "conversione ecologica", secondo l'espressione
di Giovanni Paolo II."
Il Compendio della Dottrina sociale della Chiesa mette in rilievo la
necessità di considerare i rapporti tra l'attività umana e i
cambiamenti climatici che, data la loro estrema complessità, devono
essere opportunamente e costantemente seguiti a livello scientifico,
politico e giuridico, nazionale e internazionale:
"Il clima è un bene che va protetto e richiede che, nei loro
comportamenti, i consumatori e gli operatori di attività industriali
sviluppino un maggior senso di responsabilità" (n. 470).
Anche con riferimento alle opinioni di alcuni scienziati, talvolta
riportate con risalto dai giornali, secondo le quali il riscaldamento
globale del pianeta è solo in piccola parte determinato dalle
attività umane, i Vescovi italiani affermano: "Il principio di
precauzione ricorda che - anche laddove la certezza scientifica non
fosse completa - l'ampiezza e la gravità delle possibili conseguenze
(molte delle quali si stanno già manifestando) richiedono un'azione
incisiva. Una tempestiva riduzione delle emissioni di gas serra
è, dunque, una precauzione necessaria a tutela delle generazioni
future, ma anche di quei poveri della terra, che già ora patiscono
gli effetti dei mutamenti climatici. Occorre, dunque, un profondo
rinnovamento del nostro modo di vivere e dell'economia, cercando di
risparmiare energia con una maggiore sobrietà nei consumi, per
esempio nell'uso di automezzi e nel riscaldamento degli edifici,
ottimizzando l'uso dell'energia stessa - a partire dalla progettazione
degli edifici stessi - e valorizzando le energie pulite e
rinnovabili."
Benedetto XVI ha richiamato a uno stile di vita più essenziale, come
espressione di "una disciplina fatta anche di rinunce, una
disciplina del riconoscimento degli altri, ai quali il creato
appartiene tanto quanto a noi che più facilmente possiamo disporne;
una disciplina della responsabilità nei riguardi del futuro degli
altri e del nostro stesso futuro" (Incontro con il clero di
Bressanone, 6 agosto 2008).
L'impegno per la tutela della stabilità climatica è questione che
coinvolge l'intera famiglia umana in una responsabilità comune, che
pone anche una grave questione di giustizia: a sopportarne
maggiormente le conseguenze sono spesso le popolazioni a cui è meno
imputabile il mutamento climatico. Anche questo rende particolarmente
importante la Conferenza internazionale sui cambiamenti climatici, che
si svolgerà nel mese di dicembre a Copenaghen e nella quale la
comunità internazionale dovrà definire le linee di un'efficace
azione di contrasto del riscaldamento del pianeta per i prossimi
decenni.
A questo proposito i Vescovi non hanno dubbi:
"Occorrerà, in particolare, una chiara disponibilità dei paesi
più industrializzati - anzitutto quelli dell'Unione Europea -
all'assunzione di responsabilità, muovendo i primi passi in un
cammino che non potrà comunque raggiungere i propri obiettivi senza
il contributo di tutti. Neppure il peso della crisi
economico-finanziaria che investe l'intera comunità internazionale
può esonerare da una collaborazione lungimirante per individuare e
attivare misure efficaci a garantire la stabilità climatica: è un
passaggio cruciale per verificare la disponibilità della famiglia
umana ad abitare la terra secondo giustizia."
Senza aspettare le decisioni dei governi, ogni uomo, e a maggior
ragione ogni cristiano, ha il dovere di adeguare i propri
comportamenti alle più generali esigenze del bene comune: ridurre i
consumi per il riscaldamento, riciclare i rifiuti, preferire quando è
possibile la bicicletta o i mezzi pubblici all'automobile, sono esempi
di piccoli gesti, che se diffusi, possono contribuire al risultato.
Qui è importante l'impegno della parrocchia e delle comunità
ecclesiali: la dimensione educativa, che da sempre caratterizza la
loro azione, oggi deve esprimersi anche nella capacità di formare a
comportamenti sostenibili. Si tratta, in particolare, di ridurre quei
consumi che non sono realmente necessari e di imparare a soddisfare in
modo ragionevole i bisogni essenziali della vita individuale e
sociale.
Un efficace rinnovamento delle pratiche personali, familiari e
comunitarie, non potrà realizzarsi senza una vera e propria
"conversione ecologica", cioè senza uno sguardo rinnovato
sulle nostre esistenze e sui beni che le caratterizzano. Tale processo
potrà trovare alimento in una spiritualità eucaristica, capace di
promuovere l'apprezzamento e la gratitudine per quanto c'è dato,
orientandoci a gustare con saggezza la densità dei beni della
creazione, senza cedere alla tentazione che induce a volerne sempre di
più.
Maurilio Lovatti
Il
Cantiere, settembre 2009, pag. 11-12
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