Brescia
Capitale della Cultura 2023 è ormai alle porte. Fervono i preparativi e s’intravedono
sullo sfondo iniziative, eventi, occasioni di scoperta o riscoperta del
patrimonio artistico del nostro territorio, momenti di scambio culturale, di
incontro e di dialogo che offrano ai cittadini l’opportunità di “riscoprire”
l’appartenenza alla propria città e al proprio territorio.
Giovedì 12 Maggio ho potuto assaporarne un anticipo all’incontro di
presentazione del volume dedicato alla Vecchia Chiesa dell’Assunta,
scritto a due mani dai nostri parrocchiani Maria Chiara Bonetti, nella veste
di architetto, e Maurilio Lovatti nella poliedrica versione di docente,
esperto storico e appassionato d’arte.
Hanno presenziato all’evento, oltre ai ben noti autori, il Sindaco Emilio
Del Bono, la Presidente del CdQ, Claudia Cauzzi, il Consigliere comunale,
amico speciale, Roberto Omodei e Alessia Palmirani di Brescia Mobilità, che
ha contribuito alle spese di stampa del volume.
Allineati ai piedi dell’altare maggiore, hanno intrattenuto un pubblico
attento e curioso, desideroso di ripercorrere le tappe salienti della storia
del nostro quartiere.
Nel tentativo di presentarvi una sintesi della serata, che non sarà certo
esaustiva quanto la lettura del volume realizzato da Maurilio e Maria
Chiara, sono riaffiorati alla mente alcuni ricordi legati alla mia infanzia
e adolescenza, quando alla “Chiesa vecchia” si andava per gli incontri
di catechismo, per i ritiri spirituali o per le Confessioni; non solo
perché l’ambiente si prestava alle diverse occasioni, ma perché il nuovo
oratorio non era ancora ultimato e non c’erano stanze a sufficienza per
accogliere tutti i bambini e i ragazzi che popolavano un quartiere in
continua crescita demografica.
E tra le voci allegre e spensierate che animavano quei momenti risuonava il
“Lanzichenecchi” di Don Battista, vigile e puntuale nel richiamare
quanti si cimentavano in escursioni clandestine sul campanile; meta assai
ambita, non tanto per trasgredire ad un divieto imposto per ragioni di
sicurezza, ma per godere della meravigliosa veduta panoramica del nostro
quartiere e della nostra città.
Maria Chiara nella presentazione degli elementi architettonici e strutturali
della vecchia Chiesa di Santa Maria Assunta ha ben evidenziato la funzione
del campanile, come elemento importante del nostro paesaggio, attorno al
quale si era sviluppata la vita degli abitanti di allora. Questa Chiesa,
voluta dal Cardinale Carlo Borromeo, a partire dal 1580, raccoglieva la
popolazione che viveva sparsa nella campagna fuori le mura della città e
che doveva percorrere tre miglia per raggiungere l’allora Chiesa
Parrocchiale dei Santi Nazaro e Celso.
Poiché “… la conseguente distanza dalla Chiesa Parrocchiale era causa
di numerose difficoltà soprattutto nel tempo invernale e nelle ore notturne”,
il Cardinale Borromeo dispose che venisse realizzata la Chiesa S. Maria
Assunta, il cui cantiere venne portato a termine nel 1629.
Maria Chiara, nel descrivere la biografia architettonica della Chiesa ha ben
coniugato il quadro urbanistico, modificatosi nel tempo, alla valenza
sociale della Chiesa, in un intreccio di arte, storia e ricordi che
sovrapponendosi hanno reso vivo (e presente) il passato.
Alla presentazione di Chiara è seguita la narrazione di Maurilio che
ripercorrendo i tratti storici più salienti della nostra città, ha
focalizzato l’attenzione del pubblico sugli elementi artistici presenti.
Ma come ci è finita la Pala di Santa Maria Assunta, di Giacomo Zoboli,
nella nostra vecchia chiesa?
Con un racconto fluente, che da Napoleone si snoda attraverso un susseguirsi
di eventi storici e dominazioni subite dal nostro territorio … ecco
svelato il “mistero”.
La trovate ancora là, restaurata, all’altare maggiore, con gli Angeli
avvolti nello stupore del sepolcro vuoto che assistono la Madonna nell’Assunzione.
Per concludere traggo spunto dagli interventi di Claudia Cauzzi, Roberto
Omodei e del Sindaco, che ispirati dalla stimolante lettura del volume,
hanno elogiato, all’unisono, la bellezza della nostra città, una delle
più antiche d’Italia, nella quale si stratifica uno straordinario
patrimonio artistico capace di comunicare linguaggi diversi e che ci offre l’opportunità
di valorizzare un territorio che prende consapevolezza delle proprie radici
e delle molteplici ricchezze culturali.
Brescia Capitale della Cultura diviene così occasione per attivare il
territorio, per animarlo, dando anima alle voci che lo popolano, attingendo
al patrimonio vivo dei quartieri, smobilitando ricordi per riscoprirne le
radici, per rafforzare la nostra identità, per vederne la bellezza,
lasciarla “parlare” e saper emozionare.
Andiamo quindi “oltre le mura”, attraversiamo la città, la periferia,
alla ricerca di un mistero svelato, di un tesoro nascosto o semplicemente di
un panorama dimenticato che ci permetta di vedere “oltre”, in un’ottica
di apertura, di incontro e di confronto culturale … perché la bellezza
della nostra città è anche l’intreccio delle molteplici culture che la
popolano.
Danila Galuppini
|