Nello scorso mese di
febbraio la dichiarazione d’intenti per la costituenda Unità Pastorale è
stata definita dai rappresentanti dei CPP e inviata al Vescovo. Il ruolo del
Vescovo in questo processo costitutivo dell’UP consiste solo nel renderci
consapevoli che ogni parrocchia non è una nomade, ma è inserita in una
comunità diocesana, o si aspetta suggerimenti o sottolineature
significative al documento da parte di Mons. Tremolada?
Nel dicembre 2012 la Chiesa bresciana ha vissuto un passaggio ecclesiale di
grande rilievo: il Sinodo Diocesano sulle Unità pastorali. Il documento
finale del XXIX sinodo diocesano dal titolo “Comunità in Camino”
propone in forma ufficiale gli orientamenti finalizzati ad un avvio nelle
comunità ecclesiali del percorso di costituzione delle Unità Pastorali.
Nella prospettiva di “un cammino insieme” che coinvolga le comunità
cristiane e dia compimento a quanto prospettato dal Sinodo, il nostro
Vescovo ha sottolineato più volte l’esigenza di far crescere nel nostro
tempo la comunione tra le Parrocchie della nostra Diocesi. Nel territorio
della città e dell’hinterland sono molte le comunità che si stanno
preparando a realizzare un percorso di collaborazione e di fraternità più
visibile e concreta. Del resto, è sotto gli occhi di tutti che ci troviamo
nel bel mezzo di cambiamenti culturali che hanno mutato non solo il rapporto
con il territorio, ma che stanno promuovendo, grazie all’azione dello
Spirito Santo, un nuovo discernimento comunitario e un nuovo modo di vivere
il cristianesimo nella vita quotidiana. Il Vangelo rimane il punto di
riferimento costante e immutabile, ma la Chiesa è per sua natura sospinta
dallo Spirito a entrare in dialogo costante con lo sviluppo della società,
della cultura, della spiritualità in forza dell’Incarnazione del Signore
che continua ad essere il Signore di ogni tempo e di ogni storia.
Anche le Parrocchie che costituiscono la Zona trentunesima della nostra
Diocesi: B. L. Palazzolo, Chiesanuova, Folzano, Fornaci, Noce, S. Giacinto,
S. Giovanni Bosco, S. Maria Della Vittoria, S. Maria In Silva, S, Zeno
Naviglio, Vill. Sereno I , Vill. Sereno II, Volta Bresciana, hanno
intrapreso, dopo vari incontri dei presbiteri e diaconi, e dopo il
coinvolgimento dei Consigli Pastorali Parrocchiali la decisione di
costituirsi in tre Unità Pastorali. Il Vescovo prenderà atto e leggerà
nel Consiglio Episcopale le dichiarazioni d’intenti, nelle quali le
Parrocchie presentano il cammino intrapreso di collaborazione già in atto e
prospettano nuove possibilità di collaborazione, iniziando il percorso che
comprenderà la mappatura della situazione territoriale e pastorale, la
riformulazione del cammino pastorale ponendo maggior attenzione all’ambito
della mondialità, della società e della persona, e concentrando l’attenzione
sulle cinque parole che hanno animato la comunità primitiva come ci sono
offerte dagli Atti degli Apostoli: la Parola di Dio e la preghiera, la
celebrazione eucaristica, la fraternità, l’attenzione agli ultimi e ai
poveri e la dimensione missionaria. Nella dichiarazione d’intenti già si
fa riferimento a una pastorale che si lascia guidare e condurre dalla Parola
di Dio che, come lievito, aiuta i battezzati a una testimonianza più
efficace e generosa del Vangelo. Il Vescovo segue il cammino delle Unità
Pastorali, e rimane attento al costituirsi non tanto di un processo fine a
se stesso, ma a un movimento del cuore, a scelte concrete che partano dall’esperienza,
dal vissuto, dalla collaborazione fattiva tra le persone, affinché, l’Unità
Pastorale non sia un espediente che lascia il tempo che trova, ma un
processo che porta a attivare risposte rispetto ai bisogni relazionali,
educativi, spirituali e sociali emergenti, valorizzando in una prospettive
di prossimità le diverse risorse di ogni comunità e persona. Il Vescovo
offre le sue indicazioni quando legge la Dichiarazione d’intenti, ma
sempre animato da grande rispetto nei confronti dei presbiteri, diaconi, e
laici che vivono sul territorio nella convinzione che siamo ai primi passi
di un processo che dentro l’alveo della fraternità andrà gradualmente a
dare frutto, nella delicatezza che i cambiamenti non lascino per strada
nessuno, ma tutti con pazienza e rispetto siano coinvolti e si sentano
ascoltati.
Secondo Lei vi possono essere differenze significative nel ruolo e nelle
funzioni delle UP della Zona urbana (periferia della città) rispetto alle
Zone di montagna o di campagna?
Certamente la collocazione geografica di una UP ha la sua rilevante
importanza, se pensiamo anche solo, che con il centro storico e all’hinterland
la popolazione della città supera i quattrocento cinquantamila abitanti.
Durante il giorno il numero delle persone aumenta enormemente sia per l’afflusso
degli studenti, sia per l’accesso ai servizi sanitari, sia per l’attrazione
commerciale e per la presenza di sedi direzionali di banche e agenzie
istituzionali. Ciò che più mi interroga non riguarda solo il transito
giornaliero di una rilevante popolazione della Provincia verso la città e
il suo riflusso a fine giornata, con tutto che questo comporta di persone
che ogni giorno vivono per buona parte del loro tempo attivo nella città e
quindi nelle sue Parrocchie, ma a monte vi è, secondo me una domanda che
precede tutto: “Dove sono le periferie?” Può sembrare agevole
rispondere a questa interrogativo, con facilità pensiamo che le periferie
si trovino ai confini dalla città, nei quartieri che di solito soffrono di
carenze di servizi, di una significativa densità di residenti, almeno in
alcuni, la concentrazione di disagio e di solitudine. Devo riconoscere che
tale definizione di periferia non mi soddisfa più, perché abbiamo a che
fare con una città sempre più connessa e dipendente dal territorio
circostante che diventa strategico per la vitalità stessa della città,
basta solo guardare il dilagare di quartieri periferici trasformarsi in zone
residenziali. Intendo dire che certe periferie risistemate dal punto di
vista edilizio e dei servizi e dotate in modo particolare dai collegamenti
possono diventare centrali a prescindere dalla collocazione spaziale. E’
evidente che se non si investe e non si attuano le politiche corrette un
ambiente centrale può diventare periferico dipende, oggi, dalla scelta
operata dall’uomo. Un altro aspetto che desidero sottolineare riguarda la
modalità con la quale si legge e interpreta un contesto urbano. E’ questa
la linea interpretativa di Papa Francesco il quale invita spesso a un
esercizio di discernimento che porti a riconoscere quelle che sono le “periferie
esistenziali” come ci ricorda proprio il Papa nell’Enciclica Fratelli
Tutti: “Voglio ricordare quegli “esiliati occulti” che vengono
trattati come corpi estranei della società”. E’ interessante guardare a
come si evolvono le U.P. in base al vissuto e al contesto, tuttavia credo
che la costituzione della U.P. nella città e nell’Hinterland ponga
seriamente la domanda: “Dove sono le periferie?”. Interrogativo
strategico e imprescindibile per i cristiani, per gli operatori pastorali e
per tutti.
In quali ambiti, secondo Lei, va maggiormente sviluppata l’azione
comune delle Parrocchie della nostra Unita Pastorale? Quali significativi
miglioramenti si attende per la pastorale?
Una risposta più precisa la potrò offrire, dopo la Dichiarazione d’intenti,
quando si costituirà un gruppo di lavoro con il Coordinatore dell’UP
nominato dal Vescovo. Sicuramente ci sono Parrocchie con le quali non si è
mai collaborato e quindi è indispensabile l’incontro delle persone, la
conoscenza delle caratteristiche delle varie comunità, le potenzialità e
le difficoltà compresa la storia di ogni comunità. Sarà importante la
condivisione delle strutture, ma soprattutto l’U.P. si fonda sulla
maturazione di una sempre più assunzione di responsabilità dei laici e
quindi una crescita della ministerialità nelle Parrocchie e nell’U.P.
Che tempi prevede per l completa realizzazione dell’U.P.?
Se per completa realizzazione intende la costituzione ufficiale da parte del
Vescovo, prevedo che l’anno pastorale 2024-2025 sarà l’anno pastorale
nel quale si realizza il cammino sinodale, quindi a mio parere nel 2026 si
potrà arrivare alla costituzione, mentre per la realizzazione saranno
determinanti le esperienze, le scelte, i cammini, la collaborazione tra
Unità Pastorali. Mentre si vanno costituendo le Unità Pastorali, anche le
Parrocchie rielaborano il proprio modo di vivere e il loro statuto,
risollevando il capo e a dirigere lo sguardo verso il “fuori” per dare a
tutti cittadinanza all’interno della Chiesa, allineandosi alle finalità
dell’Unità Pastorale.
Il Cantiere, giugno
2024, pag. 6-7
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