Maurilio Lovatti 

Verso l'Unità Pastorale

Intervista a mons. Daniele Faita, Vicario episcopale territoriale della Citta' e dell' hinterland

 

Il Cantiere, giugno 2024

 

 

Nello scorso mese di febbraio la dichiarazione d’intenti per la costituenda Unità Pastorale è stata definita dai rappresentanti dei CPP e inviata al Vescovo. Il ruolo del Vescovo in questo processo costitutivo dell’UP consiste solo nel renderci consapevoli che ogni parrocchia non è una nomade, ma è inserita in una comunità diocesana, o si aspetta suggerimenti o sottolineature significative al documento da parte di Mons. Tremolada?

Nel dicembre 2012 la Chiesa bresciana ha vissuto un passaggio ecclesiale di grande rilievo: il Sinodo Diocesano sulle Unità pastorali. Il documento finale del XXIX sinodo diocesano dal titolo “Comunità in Camino” propone in forma ufficiale gli orientamenti finalizzati ad un avvio nelle comunità ecclesiali del percorso di costituzione delle Unità Pastorali. Nella prospettiva di “un cammino insieme” che coinvolga le comunità cristiane e dia compimento a quanto prospettato dal Sinodo, il nostro Vescovo ha sottolineato più volte l’esigenza di far crescere nel nostro tempo la comunione tra le Parrocchie della nostra Diocesi. Nel territorio della città e dell’hinterland sono molte le comunità che si stanno preparando a realizzare un percorso di collaborazione e di fraternità più visibile e concreta. Del resto, è sotto gli occhi di tutti che ci troviamo nel bel mezzo di cambiamenti culturali che hanno mutato non solo il rapporto con il territorio, ma che stanno promuovendo, grazie all’azione dello Spirito Santo, un nuovo discernimento comunitario e un nuovo modo di vivere il cristianesimo nella vita quotidiana. Il Vangelo rimane il punto di riferimento costante e immutabile, ma la Chiesa è per sua natura sospinta dallo Spirito a entrare in dialogo costante con lo sviluppo della società, della cultura, della spiritualità in forza dell’Incarnazione del Signore che continua ad essere il Signore di ogni tempo e di ogni storia.
Anche le Parrocchie che costituiscono la Zona trentunesima della nostra Diocesi: B. L. Palazzolo, Chiesanuova, Folzano, Fornaci, Noce, S. Giacinto, S. Giovanni Bosco, S. Maria Della Vittoria, S. Maria In Silva, S, Zeno Naviglio, Vill. Sereno I , Vill. Sereno II, Volta Bresciana, hanno intrapreso, dopo vari incontri dei presbiteri e diaconi, e dopo il coinvolgimento dei Consigli Pastorali Parrocchiali la decisione di costituirsi in tre Unità Pastorali. Il Vescovo prenderà atto e leggerà nel Consiglio Episcopale le dichiarazioni d’intenti, nelle quali le Parrocchie presentano il cammino intrapreso di collaborazione già in atto e prospettano nuove possibilità di collaborazione, iniziando il percorso che comprenderà la mappatura della situazione territoriale e pastorale, la riformulazione del cammino pastorale ponendo maggior attenzione all’ambito della mondialità, della società e della persona, e concentrando l’attenzione sulle cinque parole che hanno animato la comunità primitiva come ci sono offerte dagli Atti degli Apostoli: la Parola di Dio e la preghiera, la celebrazione eucaristica, la fraternità, l’attenzione agli ultimi e ai poveri e la dimensione missionaria. Nella dichiarazione d’intenti già si fa riferimento a una pastorale che si lascia guidare e condurre dalla Parola di Dio che, come lievito, aiuta i battezzati a una testimonianza più efficace e generosa del Vangelo. Il Vescovo segue il cammino delle Unità Pastorali, e rimane attento al costituirsi non tanto di un processo fine a se stesso, ma a un movimento del cuore, a scelte concrete che partano dall’esperienza, dal vissuto, dalla collaborazione fattiva tra le persone, affinché, l’Unità Pastorale non sia un espediente che lascia il tempo che trova, ma un processo che porta a attivare risposte rispetto ai bisogni relazionali, educativi, spirituali e sociali emergenti, valorizzando in una prospettive di prossimità le diverse risorse di ogni comunità e persona. Il Vescovo offre le sue indicazioni quando legge la Dichiarazione d’intenti, ma sempre animato da grande rispetto nei confronti dei presbiteri, diaconi, e laici che vivono sul territorio nella convinzione che siamo ai primi passi di un processo che dentro l’alveo della fraternità andrà gradualmente a dare frutto, nella delicatezza che i cambiamenti non lascino per strada nessuno, ma tutti con pazienza e rispetto siano coinvolti e si sentano ascoltati.

Secondo Lei vi possono essere differenze significative nel ruolo e nelle funzioni delle UP della Zona urbana (periferia della città) rispetto alle Zone di montagna o di campagna?

Certamente la collocazione geografica di una UP ha la sua rilevante importanza, se pensiamo anche solo, che con il centro storico e all’hinterland la popolazione della città supera i quattrocento cinquantamila abitanti. Durante il giorno il numero delle persone aumenta enormemente sia per l’afflusso degli studenti, sia per l’accesso ai servizi sanitari, sia per l’attrazione commerciale e per la presenza di sedi direzionali di banche e agenzie istituzionali. Ciò che più mi interroga non riguarda solo il transito giornaliero di una rilevante popolazione della Provincia verso la città e il suo riflusso a fine giornata, con tutto che questo comporta di persone che ogni giorno vivono per buona parte del loro tempo attivo nella città e quindi nelle sue Parrocchie, ma a monte vi è, secondo me una domanda che precede tutto: “Dove sono le periferie?” Può sembrare agevole rispondere a questa interrogativo, con facilità pensiamo che le periferie si trovino ai confini dalla città, nei quartieri che di solito soffrono di carenze di servizi, di una significativa densità di residenti, almeno in alcuni, la concentrazione di disagio e di solitudine. Devo riconoscere che tale definizione di periferia non mi soddisfa più, perché abbiamo a che fare con una città sempre più connessa e dipendente dal territorio circostante che diventa strategico per la vitalità stessa della città, basta solo guardare il dilagare di quartieri periferici trasformarsi in zone residenziali. Intendo dire che certe periferie risistemate dal punto di vista edilizio e dei servizi e dotate in modo particolare dai collegamenti possono diventare centrali a prescindere dalla collocazione spaziale. E’ evidente che se non si investe e non si attuano le politiche corrette un ambiente centrale può diventare periferico dipende, oggi, dalla scelta operata dall’uomo. Un altro aspetto che desidero sottolineare riguarda la modalità con la quale si legge e interpreta un contesto urbano. E’ questa la linea interpretativa di Papa Francesco il quale invita spesso a un esercizio di discernimento che porti a riconoscere quelle che sono le “periferie esistenziali” come ci ricorda proprio il Papa nell’Enciclica Fratelli Tutti: “Voglio ricordare quegli “esiliati occulti” che vengono trattati come corpi estranei della società”. E’ interessante guardare a come si evolvono le U.P. in base al vissuto e al contesto, tuttavia credo che la costituzione della U.P. nella città e nell’Hinterland ponga seriamente la domanda: “Dove sono le periferie?”. Interrogativo strategico e imprescindibile per i cristiani, per gli operatori pastorali e per tutti.

In quali ambiti, secondo Lei, va maggiormente sviluppata l’azione comune delle Parrocchie della nostra Unita Pastorale? Quali significativi miglioramenti si attende per la pastorale?

Una risposta più precisa la potrò offrire, dopo la Dichiarazione d’intenti, quando si costituirà un gruppo di lavoro con il Coordinatore dell’UP nominato dal Vescovo. Sicuramente ci sono Parrocchie con le quali non si è mai collaborato e quindi è indispensabile l’incontro delle persone, la conoscenza delle caratteristiche delle varie comunità, le potenzialità e le difficoltà compresa la storia di ogni comunità. Sarà importante la condivisione delle strutture, ma soprattutto l’U.P. si fonda sulla maturazione di una sempre più assunzione di responsabilità dei laici e quindi una crescita della ministerialità nelle Parrocchie e nell’U.P.

Che tempi prevede per l completa realizzazione dell’U.P.?

Se per completa realizzazione intende la costituzione ufficiale da parte del Vescovo, prevedo che l’anno pastorale 2024-2025 sarà l’anno pastorale nel quale si realizza il cammino sinodale, quindi a mio parere nel 2026 si potrà arrivare alla costituzione, mentre per la realizzazione saranno determinanti le esperienze, le scelte, i cammini, la collaborazione tra Unità Pastorali. Mentre si vanno costituendo le Unità Pastorali, anche le Parrocchie rielaborano il proprio modo di vivere e il loro statuto, risollevando il capo e a dirigere lo sguardo verso il “fuori” per dare a tutti cittadinanza all’interno della Chiesa, allineandosi alle finalità dell’Unità Pastorale.

Il Cantiere, giugno 2024, pag. 6-7

 

mons. Daniele Faita

 

 

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