La parrocchia di
Chiesanuova possiede due grandi capolavori dell'arte italiana: La Natività
di Vincenzo Foppa (1492) e L'Assunta di Giacomo Zoboli (1748). Nel
precedente numero del Cantiere ci siamo soffermati su Giacomo Zoboli e la
pittura sacra del Settecento.
Vincenzo Foppa nel 1490
torna Brescia, la sua città natale, dopo un soggiorno di oltre 30 anni a
Pavia, nel Ducato di Milano. Il grande pittore, precursore e maestro del
Rinascimento lombardo, ormai sessantenne, era al colmo della sua fama, e il
Comune di Brescia lo aveva nominato “pittore della città” con uno
stipendio annuo garantito. Era un grande onore e il giusto riconoscimento
per la sua opera. Una sorta di “premio alla carriera”, diremmo oggi.
Nel periodo della sua vecchiaia (1490-1516) Foppa dipinge a Brescia ancora
tante opere importanti: il polittico di San Nicola da Tolentino per la
chiesa di San Barnaba, ora alla civica Pinacoteca Tosio Martinengo, la
famosa pala dei Mercanti, oggi anch'essa alla Pinacoteca, il polittico del
Santissimo Sacramento per l'omonima cappella di San Pietro de Dom (la chiesa
che allora sorgeva dove oggi c'è il Duomo Nuovo) smembrato nel 1604, quando
la vecchia basilica fu demolita, e il polittico di Santa Maria delle Grazie,
per la basilica omonima. Sempre in quegli anni Foppa dipinge per la chiesa
domenicana di San Pietro in Gessate a Milano il famoso Compianto su Cristo
morto, poi acquistato dal Re di Prussia Federico Guglielmo III nel 1821,
andato distrutto durante i bombardamenti di Berlino nel 1945. Appartiene a
questo periodo anche l'Adorazione dei Magi ora alla National Gallery di
Londra, per certi versi la sua opera più spettacolare.
La Natività di Chiesanuova è particolarmente importante: è la prima opera
rilevante realizzata dal Foppa dopo il suo rientro a Brescia. Il dipinto, a
tempera e oro su tavola, non è di grandi dimensioni (cm 175 per 84). Faceva
parte di un trittico comprendente due pannelli con S. Giovanni Battista e S.
Apollonia finiti nel mercato antiquario e ora conservati nella Pinacoteca
Tosio Martinengo di Brescia. La Natività mostra l'intima religiosità del
Foppa.
Nella tavola di Chiesanuova i giochi di luce, la rappresentazione dei
personaggi (soprattutto del volto di Maria) e la ricchezza cromatica dei
panneggi sono ancor oggi apprezzabili. In particolare il volto della Madonna
e la posizione delle sue mani mostrano uno stato d'animo sereno e
riflessivo, come se l'artista volesse comunicarci che la Vergine ancora
considerava e meditava in cuor suo le parole dell'Angelo al momento
dell'Annunciazione, mentre contempla ai suoi piedi, steso sopra un lembo
della sua veste, un Bambino troppo piccolo e lontano da lei, già marchiato
nella carne e nel volto dai segni del tempo e della sofferenza. La posizione
di Gesù, in terra sul lembo del mantello, ricorda l'Adorazione del Bambino
con San Benedetto ed Angeli dipinta dal Foppa quasi quindici anni prima, nel
1478, ora custodita dall'Institute of Arts di Detroit (Michigan, USA). A
differenza, però del dipinto di Detroit, il paesaggio della tavola di
Chiesanuova è meno accademico, più realistico nonostante sia meno
dettagliato, sicuramente più mosso, con il cane intento a radunare il
gregge e la luce che pare scendere in diagonale attraverso l'aria umida del
mattino. La figura di Giuseppe, dall'aspetto muto e severo, è collocata
lateralmente e appare quasi pronta ad uscire di scena.
Non si hanno notizie certe sulla destinazione originale del trittico del
Foppa e nemmeno sulla provenienza della tavola centrale all'epoca del
trasferimento a Chiesanuova. Inizialmente gli studiosi avevano ipotizzato
che l'opera fosse stata realizzata per la Collegiata dei Santi Nazaro e
Celso. Tuttavia le accurate ricerche svolte nei primi Anni Novanta hanno
definitivamente escluso tale ipotesi.
A partire del 2003 è stata avanzata una nuova e più plausibile ipotesi,
sia pure non sostenuta da conferme inoppugnabili. Sulla base di alcune
venature velatamente immacolistiche nel quadro del Foppa, si è ipotizzato
che l'opera provenisse originariamente dalla chiesa di San Francesco
d'Assisi di Brescia. Se questa ipotesi fosse vera, risponderebbe alla
domanda sulla committenza dell'opera e sulla collocazione originaria della
stessa, ma ovviamente nulla ci direbbe su quando e come sia pervenuta a
Chiesanuova. Sicuramente essa è giunta a Chiesanuova prima del 1821, quando
l'altare della Beata Vergine delle Grazie, dov'era collocata, è nominato
per la prima volta nella visita pastorale del vescovo Gabrio Maria Nava,
avvenuta il 27 maggio 1821. Più verosimilmente potrebbe essere arrivata nel
1809-1810, quando si concludono i lavori di realizzazione di questo altare.
Anche ammettendo l'ipotesi della provenienza del dipinto dalla basilica di
San Francesco, rimane una domanda: dove è stata l'opera tra il 1603 e il
1810? Nel 1760 Giovanni Battista Carboni pubblica un accurato inventario
delle pitture e sculture esposte al pubblico a Brescia, entro il perimetro
delle mura venete, nel quale è citata un'unica Natività di Vincenzo Foppa,
all'altare dell'Oratorio di San Nicola, una piccola chiesa situata in
Tresanda San Nicola (traversa di Corso Martiri della Libertà) poi
sconsacrata in epoca napoleonica e infine demolita. Dalla descrizione di
tale dipinto possiamo però escludere con assoluta certezza che fosse la
tavola di Chiesanuova, sia perché il Carboni precisa che la lunetta
superiore non era del Foppa, ma aggiunta successivamente, sia perché nel
dipinto di Tresanda San Nicola era raffigurato anche San Nicola da
Tolentino.
SE dunque la Natività del Foppa non era in una chiesa o in un altro luogo
accessibile al pubblico, dove era? Dove è stata nel Seicento e nel
Settecento? Come e perché è giunta a Chiesanuova? Sono tutte domande alle
quali gli studi finora disponibili non consentono di dare risposta.
Maurilio Lovatti
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