La pala dell'altare
maggiore della nostra vecchia chiesa è stata trasferita ai primi di marzo
al museo diocesano di via Gasparo da Salò per la mostra Giacomo Ceruti e
la pittura sacra a Brescia, da Ricci a Tiepolo, che rimarrà aperta dal
11 marzo al 21 maggio 2023, nell'ambito delle iniziative per Bergamo Brescia
Capitale della Cultura.
L'Assunta era stata dipinta a Roma da Zoboli nel 1748 per l'altare
maggiore della chiesa di Santa Maria degli Angeli, annessa al
convento delle monache agostiniane ubicato nella attuale via Bassiche. Per
evitare che la tela fosse preda dei funzionari napoleonici, dopo la
sconsacrazione della chiesa, fu portata di nascosto a Chiesanuova,
molto probabilmente negli ultimi mesi del 1803. Per oltre due secoli se ne
era persa la memoria, fino a quando nel 2005, durante il restauro, è stata
scoperta la firma del pittore.
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Giacomo Zoboli era
nato a Modena nel 1681 e si era trasferito a Roma nel 1712, ove rimane fino
alla morte nel 1767. Uomo profondamente religioso, è membro assiduo
dell'Arciconfraternita delle Sacre Stimmate di San Francesco. Diviene uno
dei pittori più famosi d'Europa. Nel 1745 il re del Portogallo Giovanni
V gli commissiona Il trionfo della fede per il monastero di Coimbra.
Nel 1754 dipinge S. Francesco di Sales e la beata Giovanna Francesca
Frémyot de Chantal per il Monastero della Visitazione a Madrid,
commissionato dalla regina Maria Barbara di Braganza, moglie di Ferdinando
VI di Spagna. Nelle chiese di Roma sono visibili molti suoi
capolavori, in particolare nelle basiliche di San Carlo e Ambrogio al Corso,
di Sant'Eustacchio, di Sant'Apollinare, di Santa Maria in Trastevere e nelle
chiese di San Giovanni della Pigna, di Gesù Bambino all'Esquilino e di
Sant'Antonio in Campo Marzio.
Il dipinto di Chiesanuova è la terza opera bresciana di Zoboli. La prima e
più importante è L'Assunta e gli Apostoli, pala dell'altare
maggiore del Duomo nuovo di Brescia. Il cardinal Querini, vescovo di
Brescia dal 1727 al 1755, si rivolge personalmente al pittore che aveva
conosciuto a Roma prima di giungere nella nostra città. Il quadro del
Duomo, che ancor oggi possiamo ammirare, è completato e posizionato nel
1735 ed è considerato dagli studiosi un lavoro molto ben riuscito, che
mostra capacità inventive e un uso sapiente del colore. Il dipinto di
grandi dimensioni (650 per 350 cm) è stato eseguito interamente a Roma,
come ci informa il vescovo stesso nella sua lettera pastorale del 2 agosto
1732.
Il grande successo ottenuto dalla pala dell'Assunta, spinge qualche anno
dopo i padri filippini della Pace a commissionare allo Zoboli il dipinto
più importante della chiesa allora in costruzione, quello dedicato a San
Filippo Neri, il fondatore della Congregazione, il 24 aprile 1742. Nasce
così San Filippo Neri genuflesso davanti alla Madonna, olio su tela,
dipinto di grandi dimensioni che il pittore completerà a Roma nel corso del
1745, e che ancor oggi possiamo ammirare nel secondo altare della navata
destra della chiesa della Pace.
Complessivamente nelle chiese di Brescia sono conservati ben 6 capolavori
della pittura sacra del Settecento, tutti opera di pittori allora di fama
europea: oltre al Tiepolo di Folzano, i due Batoni della Pace
e i tre dipinti di Zoboli. Solo Roma e Venezia possono vantare una
dotazione più ricca.
Per vari pregiudizi ideologici la pittura sacra del Settecento è parecchio
sottovalutata in Italia. Diversi storici dell'arte ritengono che questi
pittori siano stati incapaci di recepire le nuove idee del loro tempo
(l'Arcadia, il neoclassicismo, l'illuminismo) e quindi giudicano la loro
pittura come una sorta di stanca ed esangue ripetizione di idee e modelli
barocchi e rococò. Questa concezione distorta è passata perfino in gran
parte dei manuali scolastici di storia dell'arte. In realtà la letteratura
internazionale (soprattutto di lingua inglese e tedesca) non accoglie questi
pregiudizi.
Possiamo sperare che il 2023 costituisca l'occasione sia per consentire ai
bresciani e ai turisti di conoscere questi capolavori, in qualche caso veri
e propri tesori nascosti finora poco visitati, sia per contribuire a
rovesciare i pregiudizi sull'arte sacra del Settecento.
Maurilio Lovatti
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