Esiste un laburismo
cattolico come cultura politica ispirata ai valori di solidarietà e
giustizia sociale? Detto in altri termini: l'insegnamento sociale della
Chiesa può indicare fini e valori per una cultura politica che metta al
centro il lavoro? Quali idee il laburismo cattolico può proporre
attualmente alla politica per le riforme?
A queste domande tenta di rispondere il libro sul laburismo cattolico di Flavio
Felice (professore ordinario di Storia delle dottrine politiche
all'Università del Molise) e del bresciano Roberto Rossini
(portavoce dell'Alleanza contro la povertà in Italia, già presidente
nazionale delle ACLI).
La prima parte del libro offre una accurata ricostruzione storica della
genesi e dello sviluppo del laburismo cattolico a partire dal giudizio
articolato (nel 1925) di don Luigi Sturzo sul programma riformista
del partito laburista inglese e che riserva particolare attenzione al
periodo dell'Assemblea Costituente e della ricostruzione in Italia. Gli
autori esaminano con rigore e chiarezza le idee di Giorgio La Pira,
Giuseppe Dossetti, Achille Grandi e Giulio Pastore nel confronto
con Alcide De Gasperi e le proposte della maggioranza della DC sui
temi economico sociali, con particolare attenzione alle proposte delle ACLI
e della componente cristiana del sindacato negli anni del dopoguerra, alla
luce del personalismo e dell'umanesimo integrale di Maritain. Tutte
queste elaborazioni sono valutate alla luce dei principi della dottrina
sociale della Chiesa, come il personalismo, la solidarietà, la
sussidiarietà, la partecipazione.
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La parte più interessante
del libro, a mio giudizio, è la seconda, nella quale gli autori abbandonano
la scrittura a quattro mani (conseguenza di una ricostruzione storica e
culturale condivisa) per proporre due distinti paradigmi sul tema della “declinazione
di una cultura politica ispirata alla dottrina sociale della Chiesa e che
sappia affrontare le grandi sfide del presente”. Due prospettive, “non
necessariamente inconciliabili”, ma certamente distinte sul piano
culturale e metodologico.
Il modello adottato da Flavio Felice è quello dell'economia sociale di
mercato. In questa visione, che si oppone allo statalismo e ad ogni forma di
pianificazione dell'economia, si auspica uno Stato forte, autorevole e
imparziale, che prescrive le “regole del gioco economico” e pone in atto
solo “interventi conformi all'economia di mercato” (cioè tali da non
alterare i meccanismi di formazione dei prezzi basati sul principio della
libera concorrenza). Compito dello Stato in economia è la lotta ai monopoli
e agli oligopoli. La solidarietà è attuata dallo Stato attraverso forme di
sostegno al reddito dei meno abbienti. Solo con questi saldi principi è
possibile sconfiggere le tre “malebestie” che ci assillano: lo
statalismo, la partitocrazia e lo spreco del denaro pubblico.
Invece Roberto Rossini segue la prospettiva dell'economia civile, che nasce
dall'esigenza di modificare l'attuale modello di sviluppo basato sul
profitto. Sulla base delle indicazioni di Papa Francesco (Laudato
si e Fratelli tutti) ritiene indispensabile una “politica
economica attiva” nella consapevolezza che “non tutto si risolve con la
libertà di mercato”. L'uguaglianza sociale si realizza nella “redistribuzione
come principio di equità il cui attore fondamentale è lo Stato” e con la
realizzazione dell'ideale di fraternità (che presuppone la cultura del dono
e di relazioni personali fiduciarie). Esempi concreti di questo nuovo
modello di sviluppo sono le imprese “socialmente responsabili e i soggetti
del Terzo settore” che perseguono”un interesse pubblico pur a partire
dal privato”. Per terzo settore si intende l'insieme di associazioni,
fondazioni e cooperative senza scopo di lucro.
Posso osservare che la differenza fondamentale tra il punto di vista di
Felice e quello di Rossini risale al rapporto tra liberalismo e liberismo
economico, questione già posta in Italia quasi un secolo fa nel confronto
tra Luigi Einaudi e Benedetto Croce. Per Einaudi, come per
Flavio Felice, un autentico liberale deve essere anche un liberista in
economia, cioè deve evitare un intervento diretto dello Stato
nell'economia. Per Croce, come per Rossini, i valori fondanti del
liberalismo (libertà fondamentali, stato di diritto, separazione dei
poteri) non implicano il liberismo in economia.
Flavio Felice, Roberto
Rossini, Laburismo cattolico. Idee per le riforme, Morcelliana,
Brescia 2022
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