Nell'aprile
del 1873 mons. Luigi Fè d'Ostiani è nominato parroco di S. Nazaro, da cui
dipendevano sia Bottonaga (Chiesanuova) sia la Noce. Grande intellettuale,
scrisse moltissime opere di storia, specie locale, e la biblioteca civica
Queriniana ne conserva oltre quaranta titoli. Fu lui a volere don Arcangelo
Tadini quale cappellano della Noce. Don Angelo, nato a Verolanuova il 12
ottobre 1846, entrò alla Noce il 27 maggio 1873 e vi rimase fino all'agosto
del 1885. Era stato ordinato sacerdote a Trento nel 1870, poiché il vescovo
di Brescia Girolamo Verzeri era a Roma, impegnato nei lavori del Concilio
ecumenico Vaticano I. Essendo di salute malferma rimane a Verolanuova nella
casa paterna per un anno. Il 29 giugno 1871, va a Lodrino come curato,
accompagnato dalla sorella Elisabetta che resterà per sempre al suo fianco.
In quegli anni la Noce contava quasi 550 abitanti, mentre i fedeli di
Chiesanuova erano circa 1300. Don Arcangelo Tadini alla Noce non si comporta
come un semplice cappellano incaricato solo di celebrare le messe per
soddisfare ai legati. Vuole riprendere tutte quelle mansioni che spettavano
al cappellano della Noce, anzi vuole essere un vero curato d'anime.
Quest'atteggiamento era condiviso dal prevosto Luigi Fé d'Ostiani, mentre
era osteggiato dal curato di Chiesanuova don Carlo De Antoni, di cui ho già
raccontato nella precedente puntata. In una lettera inviata al vescovo, don
Carlo chiedeva che fosse confermato al cappellano della Noce, don Arcangelo
Tadini, oltre all'obbligo d'assistere alle funzioni nella chiesa di S. Maria
Assunta, solo gli uffici già stabiliti dal vescovo Nava: curare
l'istruzione religiosa dei fanciulli nei giorni d'avvento, di quaresima o
nei giorni suggeriti dal curato; provvedere ad un'istruzione familiare su
qualche punto del catechismo prima, dopo o durante la messa, soprattutto per
chi non poteva recarsi nella chiesa di S. Maria Assunta la domenica
pomeriggio; tenere prediche anche nei giorni feriali d'inverno, con permesso
del prevosto o del curato, ma tutto ciò non doveva essere considerato come
esercizio della dottrina cristiana. Don Carlo era contrario all'istituzione
della Dottrina Cristiana, perché non voleva che la chiesa della Noce
diventasse di fatto una curazia, non più dipendente dal curato di
Chiesanuova, proprio nel momento in cui si stava battendo per ottenere
l'erezione della sua chiesa in parrocchia, come ho ampiamente documentato
nel numero precedente.
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Fin
dal primo anno del suo servizio sacerdotale alla Noce don Arcangelo pensò
di ristrutturare la chiesa. La popolazione era aumentata ed egli era
intenzionato a favorire una maggior frequenza in chiesa, creando un ambiente
più accogliente. Già negli anni precedenti erano state fatte alcune
migliorie, soprattutto con la posa di un nuovo altare marmoreo. In questa
chiesa si celebrava la messa quotidiana ed anche festiva, si conservava il
Sacramento, si confessava, si assistevano gli ammalati, anche se l'estrema
unzione e il battesimo erano riservati al curato di Chiesanuova.
Fin dai primi giorni del suo arrivo don Tadini è costretto a scrivere al
curato De Antoni lamentando che la casa del cappellano è assai malandata,
era stata data negli anni passati in affitto ai contadini ed era caduta in
rovina. Egli avrebbe pensato alla casa se gli fosse stato aumentato il suo
onorario. Le migliorie alla casa sono fatte nel corso di quell'anno.
Don Tadini fece approntare anche un progetto per una radicale
ristrutturazione del campanile e un ampliamento della chiesa. Il campanile
è rimesso a nuovo nella prima metà del 1874. Nel 1876-77 è ampliata la
chiesa della Noce con la costruzione delle due navate laterali e
l'allungamento del corpo principale dell'edificio (il comune di S. Nazaro al
Mella aveva concesso di spostare la strada che passava di fronte ala chiesa
nel 1874, per consentire quest'ampliamento). Infine nel 1880 viene rialzata
la copertura e sono costruite due piccole cappelle (una delle quali diverrà
poi fonte battesimale) e la facciata della chiesa.
Il 27 marzo 1882 il parroco di S. Nazaro concede a don Arcangelo Tadini la
facoltà di celebrare per la prima volta le funzioni della Settimana Santa,
compresa la Pasqua, alla Noce e di portare il Viatico agli infermi della
contrada, tenuto conto "della distanza esistente" che impedisce
"a molta parte di codesta divota popolazione della Noce" di
partecipare alle funzioni di Chiesanuova". Si tratta di una data
importante: per la prima volta al sacerdote della Noce è attribuito un
ruolo da curato, simile a quello di Chiesanuova (virtualmente nasce in
quest'occasione quella che poi nel XX secolo sarà la parrocchia della Noce,
distinta da quella di Chiesanuova). L'anno successivo don Arcangelo ottiene
l'autorizzazione a costruire il fonte battesimale. Nel frattempo nell'agosto
del 1883, don Carlo lascia Chiesanuova e diviene parroco a Pralboino; lo
sostituisce don Francesco Capretti. Dopo poche settimane, alcuni fanatici di
Chiesanuova, guidati dal fattore Gallera e dall'oste Guerini, entrano nella
chiesa della Noce e distruggono il fonte battesimale, forse mossi anche da
interessi economici. Don Arcangelo, pur spaventato li mette in fuga suonando
le campane. Il fonte verrà ricostruito e il primo battesimo si tiene alla
Noce il 4 novembre 1883.
Per riparare alla devastazione del fonte battesimale per opera di uomini di
Chiesanuova, il 12 marzo 2000, giornata del perdono, sul cavalcavia
dell'autostrada, don Arturo Balduzzi, parroco di Chiesanuova, seguito da
centinaia di fedeli, abbraccia don Mario Neva, allora parroco della Noce.
Segue un pranzo comunitario tra le due parrocchie alla Noce.
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