Maurilio Lovatti 

 

 

Chiesanuova e la seconda guerra d'indipendenza

 

 

Il Cantiere, febbraio 2016

 

 

Il 30 agosto 1856, don Giovanni Bertacchini rinuncia alla carica di curato di Chiesanuova, che rivestiva fin dal 1840, per trasferirsi alle Fornaci, anche lì come vicario parrocchiale. Il prevosto di S. Nazaro nomina allora "curato in Bottonaga" don Carlo De Antoni, d'anni 27, proveniente dalla parrocchia di Roncadelle. Don Giovanni Mazza, cappellano e coadiutore, fu incaricato di preparare l'arrivo del nuovo curato che fece l'ingresso domenica 9 novembre 1856. Don Carlo, a differenza di molti altri sacerdoti del periodo che provenivano da famiglie di umili origini, era discendente di una famiglia nobile: suo nonno paterno, di cui lui portava il nome, aveva sposato la contessa Caterina Treccagni; suo padre Antonio, residente a Chiesanuova, era un proprietario terriero.
A Bottonaga nell'Ottocento si compivano tutte le funzioni parrocchiali, eccettuati i matrimoni e la comunione pasquale che erano riservati ancora a S. Nazaro. La parrocchia contava circa 1300 anime. La popolazione era sparsa in diverse contrade: Chiesanuova, Noce, Rampino, Rose, Labirinto, Venezia, Lazzaretto, Girelli, per Orzi, Fontanelle, Vergnano, Caprera, Fura, Caselle, del Vallo, Fiume, Prigioni dell'Imperatore, Caneva, Livelli.
Nei decenni precedenti i curati parroci avevano istituito diverse associazioni religiose. A queste don Carlo ne aggiunse altre. Il 10 marzo 1865, ottenne dal vescovo Girolamo Verzeri l'approvazione della Compagnia della Beata Vergine Maria Immacolata per i giovani d'ambo i sessi.
Il 22 maggio 1873, nel giorno della festa dell'Ascensione, fu riconosciuta la Compagnia dei Sacerdoti secolari di S. Paolo Apostolo, dal titolo "Compagnia del Sacro Cuore". Il 26 maggio 1873 fu eretta la Compagnia del SS. Sacramento. L'11 luglio 1873, Pio IX concesse l'indulgenza della Porziuncola alla chiesa di Bottonaga.
Alla Noce celebravano due cappellani per soddisfare ai legati amministrati da quella Fabbriceria. Di questi uno doveva risiedere e celebrare la messa domenicale con la spiegazione del vangelo, e assistere gli ammalati. Nel 1858 era cappellano alla Noce don Andrea Mascherini.

 

 

 

 

 

 

Nel 1859 la tranquilla vita della nostra diocesi è sconvolta dalle vicende della seconda guerra d'indipendenza. Nella notte tra il 10 e l'11 giugno 1859, l'esercito austriaco lascia il castello, dopo aver reso inservibili i cannoni, temendo l'arrivo dei francesi. Due giorni dopo, il 13 giugno, Giuseppe Garibaldi coi Cacciatori delle Alpi, proveniente da Palazzolo, giunge a Brescia, accolto trionfalmente. Scrive il generale nelle sue memorie: "I Bresciani avvisati mandarono ad incontrarci una quantità di vetture, per gli «stanchi» e nella mattina seguente, si giunse a Brescia, ove si trovò quella popolazione, riunita tutta ad accoglierci, come avevan fatto a Bergamo, ma qualche cosa più d'entusiasmo, che si potrebbe chiamare Bresciano, cioè unico!" Due giorni dopo parteciperà alla battaglia di Treponti.

Il 17 giugno arriva a Brescia il re sabaudo Vittorio Emanuele II. Nel palazzo Valotti, nell'attuale via Magenta, assieme alle varie autorità, è accolto da mons. Girolamo Verzeri, vescovo di Brescia dal 1850 al 1883. Il giorno successivo Napoleone III, proveniente da Travagliato, dove aveva pernottato nel palazzo Cadeo, raggiunge Vittorio Emanuele II a Brescia. L'imperatore francese entra in città da porta S. Nazaro e quindi passa lungo l'antica via per Orzinuovi anche a Chiesanuova (il vecchio tracciato della via passava a Nord della vecchia chiesa, per andare ad incrociare l'attuale via Corsica nei pressi di S. Maria in Silva, poiché non esisteva allora l'attuale via Dalmazia). Ci domandiamo: don Carlo De Antoni, curato di Bottonaga, allora d'anni 34, si sarà soffermato lungo la strada, assieme ai tanti contadini di Chiesanuova richiamati dall'evento straordinario, ad applaudire l'imperatore francese sceso in Italia per scacciare gli austriaci? Oppure sarà rimasto ostentatamente in canonica? Molta parte del clero allora era coinvolta nell'entusiasmo patriottico per l'unità d'Italia, ormai percepita come imminente, ma altri temevano che il governo piemontese di Cavour, visti i precedenti delle leggi Siccardi, potesse togliere alcune libertà e privilegi alle parrocchie, che l'Austria garantiva col Concordato del 18 agosto 1855. Purtroppo queste domande per ora, e forse per sempre salvo improbabili ritrovamenti di documentazione, sono prive di risposta. Spesso momenti pur rilevanti per la storia locale si "perdono" nella grande storia italiana ed europea.

 

 

 

 

Napoleone e Vittorio Emanuele II lasciano Brescia il 21 giugno, il primo diretto a Montichiari, il secondo a Lonato. Della partenza di Napoleone rimane un'antichissima fotografia del bresciano Giuseppe Allegri, che ritrae Napoleone nell'attuale corso Zanardelli, circondato da una gran folla festante. Dopo la tremenda strage della battaglia di S. Martino e Solferino del 24 giugno 1859, una delle più sanguinose del secolo, con circa 5 mila morti e oltre 20 mila feriti, Brescia ospita migliaia di feriti italiani e francesi. Erano già stati allestiti ospedali provvisori a S. Giulia, S, Cristo, S. eufemia, S. Giuseppe e S. Angelo, per circa 700 posti letto, ma non bastano e allora perfino nel duomo nuovo, svuotato dai banchi e allestito in tutta fretta dai volontari, sono ospitati 600 feriti. Tra le migliaia di volontari che s'impegnano generosamente per sopperire all'emergenza, ci sarà stato anche qualcuno di Chiesanuova? E' probabile, ma anche questa domanda è destinata a rimanere senza risposta.

 

 

Maurilio Lovatti

 

 

Il Cantiere,  febbraio 2016, pag. 12 - 13

 

 

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