Maurilio Lovatti 

 

 

Chiesanuova nel periodo della prima guerra d'indipendenza

 

 

Il Cantiere, ottobre 2015

 

 

 

 

Nel numero di giugno del Cantiere ho raccontato la visita pastorale del 1821, quando il curato di Chiesanuova era Giovanni Maria Prevosti, il cui incarico cessa nel 1836, quando aveva 60 anni, non sappiamo se per morte o perché si ritira. Gli succede don Giovanni Cosi, suo cappellano coadiutore, che rimane fino al 1844. E' poi la volta di don Giovanni Bertacchini, che manterrà il suo incarico fino al 1856. Nel 1848 l'Italia settentrionale è scossa dalla prima guerra d'indipendenza, che si concluderà l'anno successivo con la sconfitta definitiva del re Carlo Alberto di Savoia.
Nel marzo del 1848, avuto notizia della ribellione di Milano all'Austria (le famose 5 giornate) anche il popolo di Brescia insorge, ma grazie alla prudenza dei suoi amministratori comunali, guidati da Giacinto Mompiani, si riescono ad evitare inutili stragi: il 22 marzo viene negoziata col principe Karl Schwarzenberg, comandante dell'esercito austriaco, una pacifica ritirata delle truppe d'occupazione, che escono ordinatamente dal castello, e poi dalla città, con tanto d'onori militari, e si dirigono verso Orzinuovi, passando pacificamente attraverso il territorio della nostra parrocchia. A Brescia si costituisce un governo provvisorio guidato dal conte Luigi Lechi, formato in gran parte da nobili, ma con anche un mazziniano, Gaetano Bargnani, e con l'appoggio di molti sacerdoti. Il 31 marzo arrivano a Brescia le truppe piemontesi guidate dal generale La Marmora. Brescia riesce a rimanere libera dagli austriaci per quasi 5 mesi. Dopo la sconfitta di Custoza, è rioccupata dagli austriaci il 16 agosto, ultima tra le città lombarde. Gli austriaci impongono alla città un duro regime fiscale, e nel tentativo di dividere i nobili dal popolo, emanano un'amnistia a favore di chi aveva collaborato col governo provvisorio, che però esclude chi aveva rivestito le cariche più importanti (quasi tutti nobili costretti a fuggire dalla città e a subire pesanti espropri e requisizioni).

 

monumento alla Bella Italia eretto in piazza della Loggia per commemorare i caduti delle Dieci Giornate

 

Nel marzo del 1849, dopo la disastrosa sconfitta di Carlo Alberto a Novara, scoppia la rivolta del popolo bresciano, le gloriose Dieci Giornate di Brescia. Il 21 e 22 marzo numerosi nobili, presagendo il peggio, lasciano la città e si recano nelle ville di campagna. Purtroppo non abbiamo notizie più dettagliate riguardanti il territorio rurale della parrocchia di S. Nazaro, e quindi Bottonaga, Noce e Fornaci. Dal 23 marzo al 1 aprile i ribelli controllano Brescia, tranne il castello, dove sono asserragliati gli austriaci, comandati dal generale Haynau, che bombardano ripetutamente la città, colpendo la Loggia e l'ospedale civile, che allora era in via Moretto. Nel pomeriggio del 31 marzo i soldati austriaci iniziano a scendere dal castello, e dopo furiosi combattimenti, riescono a riprendersi la città in due giorni. Qualche centinaio sono i morti. 185 persone sono condannate a morte dai tribunali austriaci, ma quasi tutti erano riusciti a fuggire in Piemonte o in Svizzera. Il 10 luglio 12 "colpevoli" sono impiccati.

 

Girolamo Verzeri Lapide in duomo nuovo

 

Il 17 agosto 1852, il vescovo Girolamo Verzeri, nell'ambito della visita pastorale alla parrocchia di S. Nazaro, arriva a Chiesanuova. Il Verzeri era vescovo di Brescia da meno due anni (aveva fatto il suo ingresso il 15 dicembre 1850); la sua nomina era stata fortemente sostenuta dal maresciallo Radezky che lo considerava filoaustriaco. Fin dai primi mesi del suo episcopato, mons. Verzeri entra però in conflitto con le autorità austriache, lamentando la loro eccessiva invadenza nelle questioni ecclesiali e nei contenuti dell'educazione religiosa nelle scuole. Fino al punto che nel 1856 si rifiuterà di recarsi a Vienna per la conferenza episcopale voluta dall'imperatore Francesco Giuseppe.
Dalla visita di mons. Verzeri, apprendiamo alcune rilevanti informazioni su Chiesanuova. Innanzitutto sulla popolazione: dei 2203 abitanti della parrocchia di S. Nazaro che vivevano fuori dalle mura della città, ben 1200 erano sotto la curazia di S. Maria Assunta di Bottonaga (così era chiamata allora la chiesa vecchia). Il vescovo costata che il curato don Bertacchini insegna la dottrina cristiana "con le debite divisioni, in forma di spiegazioni e interrogazioni". Il coadiutore del curato, don Giacomo Fusi, insegnava alla scuola elementare maschile con un maestro, mentre due maestre si occupavano di quella femminile. Impressionante è il numero di reliquie conservate allora nella nostra vecchia chiesa: vi erano quelle dei martiri Mansueta, Formosa, Felicissimo, Casto, Vitale, Marziale, Afra, dei santi Duesdedit (così era chiamato allora S. Deodato) Paolino, Cipriano, Latino, Giacomo, Apollonio e Filastrio. Vi era perfino una reliquia composta da capelli della vergine (ex capillis): quasi un secolo dopo, nel 1939, mons. Giacinto Tredici ordinò di toglierla dalla teca perché inautentica. Complessivamente nel periodo in cui era curato don Bertacchini (1844-1856) ci furono 547 battesimi contro 467 funerali (la popolazione era in crescita). Circa 1/6 dei bambini moriva nel primo anno di vita e i funerali di bimbi con meno di 6 anni erano quasi la metà del totale. Dal 10 luglio al 13 agosto 1855 vi furono a Chiesanuova 33 casi di colera fulminante. I morti di colera furono seppelliti "senza pompa funebre".

 

 

Episodio delle Dieci Giornate di Brescia: combattimento a S. Barnaba

 

 

Maurilio Lovatti

 

 

Il Cantiere,  ottobre 2015, pag. 8 - 9

 

 

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