Nel numero
precedente del Cantiere ho raccontato le vicende della ristrutturazione
della chiesa vecchia, i cui lavori si sono svolti prevalentemente tra il
1786 e il 1791 e che continuarono fin verso la fine del secolo, sotto la
guida di don Pietro Poli. In quegli anni a Brescia giungevano notizie
imprecise e spesso esagerate della rivoluzione francese. Anche a Brescia tra
i giovani colti della nobiltà e della borghesia inizia a formarsi un
piccolo nucleo di giacobini, il cui atteggiamento più provocatorio e, per i
tempi, scandaloso consiste nel non indossare la classica parrucca incipriata
e nel portare i capelli "al naturale".
Napoleone Bonaparte, durante la prima campagna d'Italia, è a Brescia tra il
27 e il 29 maggio 1796, il 5 giugno quando riceve l'ambasciatore del re di
Napoli, Ferdinando IV di Borbone, e ancora il 16 luglio. In queste occasioni
il futuro imperatore alloggia nel monastero benedettino di S. Eufemia. E'
ancora a Brescia tra il 25 e il 28 luglio 1796, quando è raggiunto dalla
moglie Giuseppina, che alloggia nel palazzo Fenaroli, poi Bettoni-Cazzago,
di via Marsala, mentre l'esercito francese assedia gli austriaci a Mantova.
Son tutte notizie clamorose per gli abitanti delle campagne, tra cui quelli
di Bottonaga, l'attuale Chiesanuova, che si susseguono con una rapidità
eccezionale per i tempi: la repubblica serenissima di Venezia, che aveva
governato Brescia per secoli (dal 1426), era nell'agonia finale.
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Il 17 marzo
1797, 39 cittadini rivoluzionari, guidati da Giacomo Lechi, si riuniscono
nel palazzo Poncarali di via Magenta (attuale sede del liceo classico
Arnaldo) e, con un solenne giuramento sulla bandiera tricolore, danno vita
alla repubblica bresciana, che sopravvive per alcuni mesi. Dopo la pace di
Campoformio (17 ottobre 1797) Brescia entra a far parte della napoleonica
Repubblica Cisalpina.
Passa solo un anno e mezzo e, approfittando del fatto che Napoleone è in
Egitto, austriaci e russi invadono nuovamente l'Italia. Il 21 aprile 1799,
dopo qualche giorno d'assedio e ripetuti bombardamenti di cannone, gli
austriaci entrano in Brescia. Iniziano violenze e saccheggi. Ma soprattutto
chi si era esposto in prima fila a favore dei francesi e di Napoleone teme
ora persecuzioni e condanne. Molti lasciano la città per rifugiarsi nelle
dimore di campagna per sfuggire alla polizia austriaca. Verosimilmente anche
a Chiesanuova, Noce e dintorni ci saranno stati dei rifugiati, ma purtroppo
non ne sappiamo nulla: di tanti fatti della nostra storia si son perse le
tracce. Così non sappiamo nemmeno come i nostri contadini vivevano questi
bruschi cambiamenti di regime: forse con rassegnata indifferenza, forse col
timore per nuove tasse e requisizioni. Certamente le condizioni di vita dei
contadini erano molto dure. Se consideriamo i defunti della zona di
Chiesanuova e Noce tra il 1793 e il 1802, ci accorgiamo che circa il 55% dei
decessi riguardava bambini fino ai 7 anni; il 13% circa moriva tra i 7 e i
40 anni, e solo il 24% superava i 60 anni.
Mons. Giovanni Nani, veneziano, che era vescovo di Brescia dal 1773, subisce
varie persecuzioni da parte della Repubblica Cisalpina e il 2 maggio 1798 è
allontanato forzatamente della città. Riprende possesso della sua sede
vescovile il 2 maggio 1799, dopo che gli austriaci avevano conquistato
Brescia. Ma nella primavera del 1800, dopo il ritorno dei francesi, è
costretto definitivamente all'esilio a Venezia. Muore il 24 ottobre 1804 e
nel 1806 gli succede Gabrio Maria Nava.
Tra il 1800 (seconda campagna d'Italia) e il 1814 (abdicazione di Napoleone)
Brescia vive un decennio tutto sommato tranquillo, a parte l'aumento della
pressione fiscale e la requisizione di molte opere d'arte da parte del
regime napoleonico.
Nel giugno del 1816, tornati gli austriaci nel lombardo veneto, don Pietro
Poli, l'infaticabile animatore dei lavori di ristrutturazione radicale della
chiesa, si dimette da curato di Chiesanuova e torna a Bovegno, suo paese
natale, dove muore il 24 maggio 1817.
Sempre nel giugno del 1816, mons. Carlo Appiani, prevosto di S. Nazaro e
Celso, nomina nuovo curato di Chiesanuova don Giovanni Maria Prevosti,
d'anni 40, ex frate francescano dell'Ordine dei Riformati, che da frate
aveva assunto il nome di Anselmo, che talvolta troviamo ancora utilizzato in
alcuni documenti dell'epoca. Don Prevosti rimane a Chiesanuova per
vent'anni, fino al 1836, e l'avvenimento più importante di questo periodo
è certamente la visita pastorale del vescovo Nava del maggio 1821, che
vedremo nella prossima puntata.
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