Partecipare
al 29° sinodo diocesano, che si è concluso solennemente il 9 dicembre,
è stata per me un'esperienza significativa ed indimenticabile, anche se
molto impegnativa. Il dibattito che si è svolto nell'assemblea sinodale
dello scorso dicembre, durato quattro intere giornate, sempre presiedute
dal vescovo, e a cui hanno partecipato circa 200 laici eletti nelle varie
zone della diocesi e circa 170 tra sacerdoti e religiosi, mi ha lasciato
il ricordo di una chiesa aperta al dialogo, nella quale sacerdoti e laici,
giovani adulti e anziani, si confrontano sinceramente, senza pregiudizi e
diffidenze reciproche, in cui si respira il clima di un'autentica
corresponsabilità. In quattro giorni il Vescovo non si è mai mosso dalla
presidenza, ascoltando con attenzione tutti gli interventi e tutte le
proposte d'emendamento al documento finale. Le votazioni sono state decine
e decine, per alzata di mano per i singoli articoli e a scrutinio segreto
per l'approvazione dei vari capitoli e poi del documento finale nel suo
complesso.
Lo svolgimento del Sinodo ha mostrato come non fosse reale la
preoccupazione di chi temeva che esso servisse solo a ratificare decisioni
già prese: il fatto che il documento sia stato ampliamente rimaneggiato e
integrato dalla Commissione, tenendo conto della gran parte degli
emendamenti proposti, ne è la prova indiscussa.
Dell'ampio documento finale, pubblicato anche sul sito diocesano, mi
soffermo in particolare sulle parti che noi rappresentanti della zona
pastorale Sud abbiamo contribuito a modificare significativamente,
portando anche le riflessioni e le proposte che erano emerse nel nostro
consiglio pastorale di zona.
L'avv. Giovanni Ferrari, che è il segretario del consiglio di Zona e
membro del consiglio pastorale diocesano, ha proposto e illustrato una
serie d'emendamenti sull'ultima parte del documento, che disciplina la
fase di formazione delle Unità Pastorali (UP). Gli emendamenti, tutti
approvati, erano finalizzati a facilitare la fase di costituzione delle UP
e a rimuovere gli ostacoli burocratici e organizzativi alla loro
formazione.
Nella prima giornata di lavori, io ho proposto un articolato emendamento
sugli organismi di comunione e partecipazione, che è stato poi appoggiato
da numerosi interventi e infine approvato. In sostanza questa proposta
abolisce l'obbligo di costituire un consiglio pastorale in ogni parrocchia
dell'UP, com'era invece previsto nel documento iniziale. Infatti, la
partecipazione attiva e consapevole dei fedeli laici ai consigli pastorali
è un momento insostituibile affinché si attui pienamente la
corresponsabilità dei laici secondo gli insegnamenti del Vaticano II. Il
Sinodo ha tuttavia preso atto, con realismo e senza ipocrisie, che accanto
ad esperienze efficaci e gratificanti, molti CPP stentano a svolgere
pienamente la loro funzione: chi vi partecipa ha talvolta la percezione di
organi formali, inutili o scarsamente influenti, che si riuniscono
saltuariamente, in alcuni casi semplicemente per ratificare decisioni già
prese dai sacerdoti. L'introduzione delle Unità Pastorali (UP) comporta
necessariamente l'istituzione del Consiglio dell'UP, ma per evitare la
moltiplicazione degli organismi è stato accolto questo mio emendamento
che elimina l'obbligo di ogni parrocchia di eleggere un proprio consiglio
pastorale. Nel regolamento di ogni UP potranno essere previsti organismi
di partecipazione diversi nelle varie parrocchie, dalle consulte alle
assemblee. Non si tratta evidentemente di un cambio di nomi, ma del
tentativo di non moltiplicare e burocratizzare gli organi di
partecipazione, perché ciò provocherebbe disaffezione e vanificherebbe
l'obiettivo di valorizzare la partecipazione e la corresponsabilità dei
fedeli laici. Una consulta parrocchiale, infatti, può essere convocata
dal parroco solo quando vi è uno specifico problema in una singola
parrocchia, mentre tutti gli ordinari adempimenti pastorali saranno
attuati dal consiglio dell'UP, che sarà permanente, come è attualmente
il CPP. Nella stessa prospettiva è stato deciso che i consigli pastorali
di zona scompariranno dopo l'attuazione delle UP in tutta la diocesi.
Un altro aspetto in cui il documento ha subito significative modifiche
riguarda la pastorale sociale; grazie ad un mio emendamento sostenuto
anche dal presidente provinciale delle ACLI, Roberto Rossini, e da don
Mario Benedini, direttore dell'Ufficio diocesano per la pastorale sociale,
tra le competenze dell'UP, oltre ai problemi relativi al mondo del lavoro,
sono state aggiunte quelle della pace, della giustizia sociale e della
salvaguardia del creato. Spero quindi che questi ambiti d'impegno, spesso
trascurati nella vita delle comunità parrocchiali, possano essere invece
rivitalizzati.
Ho sentito diverse persone, anche autorevoli, lamentarsi del fatto che
questo Sinodo, limitato al tema delle Unità Pastorali, non abbia potuto
spaziare su altri argomenti più sentiti e più attuali per la gran parte
dei fedeli. Penso invece che l'esperienza storica dei precedenti tre
Sinodi del XX secolo mostri che, al di là dei temi indicati come oggetto
di discussione, il Sinodo segna sempre una svolta importante per la
Chiesa, perché consente di affrontare globalmente gli aspetti
significativi della vita della Chiesa diocesana, che nell'attività
ordinaria sono spesso messi tra parentesi o soffocati dalla necessità di
agire rapidamente. Così il Sinodo di mons. Gaggia del 1923 ha posto le
basi per una rinnovata unità e consapevolezza della chiesa bresciana
nell'opposizione al fascismo di cui andiamo particolarmente fieri; così
nel Sinodo di Tredici del 1952 per la prima volta in Italia una relazione
è stata svolta da un laico, anticipando profeticamente l'orientamento sul
ruolo dei laici, che poi sarà deciso dal Concilio Vaticano II; così nel
Sinodo di Morstabilini del 1979 sono state poste le premesse e assunte le
decisioni di fondo per attuare a Brescia le innovative scelte conciliari,
con fondamentali ricadute positive fino nel presente.
Mi auguro che questo Sinodo passi alla storia per aver attuato un
rinnovamento della pastorale della Chiesa bresciana, che ci dia nuovo
entusiasmo, che ci aiuti a sfuggire alle tentazioni della pigrizia
mentale, del rifugiarsi nelle tranquille abitudini, nel conformismo,
nell'ipocrisia, nella chiusura diffidente verso le nuove sfide che la
realtà c'impone.
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