Maurilio Lovatti 

 

 

Il Vescovo ha inaugurato a Brescia l'Accademia Cattolica

 

 

Il Cantiere, dicembre 2010

 

 

Il 15 novembre, nell'aula magna dell'episcopio, di fronte ad una folla strabocchevole, il vescovo di Brescia mons. Luciano Monari, la presidente Francesca Bazoli e il direttore mons. Giacomo Canobbio, hanno ufficialmente inaugurato l'Accademia cattolica di Brescia, sorta sul modello della celebre omonima accademia di Monaco di Baviera.
Il Vescovo ha tenuto un'illuminante e meditata lezione sul rapporto tra fede e cultura nel mondo contemporaneo. Ha preso le mosse da un'interpretazione del Concilio Vaticano II, nel quale si sono intrecciate la volontà di riformare la Chiesa (in ogni epoca la Chiesa avverte sempre l'esigenza di tornare ai valori della sua origine in Cristo) e la volontà di "aggiornamento", cioè di comprensione dei caratteri nuovi della società e della cultura umana. In ogni epoca, ha detto, cambia la forma della santità perché cambiano i vissuti delle persone. La dimensione storica è essenziale. La fede non va separata dalla vita, altrimenti rischia di divenire superflua. Il cristiano deve cercare continuamente di comprendere la realtà in cui vive, con atteggiamento dialogico, non-integralista: Giovanni XXIII, il Montini conciliare, i teologi Yves Congar e Karl Rahner, il gesuita Bernard Lonergan sono le autorità culturali citate da Monari in un discorso tutto centrato sulla necessità e sulla complessità del dialogo fra Chiesa e mondo, cattolicesimo e cultura laica, fede e scienza.
Per il Vescovo, il cristiano deve cercare di comprendere a fondo la realtà in cui vive: è necessaria un'ermeneutica della cultura contemporanea. E lui stesso ne ha indicato alcuni caratteri essenziali, che posso solo riassumere per sommi capi:
a) a partire dal XVII sec., la cultura europea ha assunto un carattere empirico, abbandonando l'ideale normativo della cultura greca e medioevale. La complessità della società contemporanea rende necessarie le competenze specifiche per comprenderla realmente (dell'economista, dello psicologo, ecc.);
b) i confini sempre più incerti tra le diverse culture rendono inevitabile il confronto. Sono da evitare gli atteggiamenti difensivi, gli egoismi di gruppo, di nazionalità, l'atteggiamento integralista. Il confronto autentico si deve fondare sulla centralità dell'antropologia: basandosi sui testi di Lonergan, mons. Monari ha sostenuto che l'uomo si realizza veramente solo autotrascendendosi.
c) le scienze della natura hanno ottenuto un grande prestigio perché sono efficaci e consentono il progresso e il miglioramento della qualità della vita. Inoltre raggiungono dei risultati stabili e condivisi. Non c'è alcun conflitto tra scienza e fede. Il metodo scientifico dà valore solo a ciò che è controllabile e misurabile. Ciò e bene per il progresso scientifico, ma il metodo scientifico non è l'unica forma di conoscenza e d'espressione dello spirito umano.

Maurilio Lovatti

 

 

Il Cantiere, dicembre 2010, pag. 11

 

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