Il 15
novembre, nell'aula magna dell'episcopio, di fronte ad una folla
strabocchevole, il vescovo di Brescia mons. Luciano Monari, la presidente
Francesca Bazoli e il direttore mons. Giacomo Canobbio, hanno
ufficialmente inaugurato l'Accademia cattolica di Brescia, sorta sul
modello della celebre omonima accademia di Monaco di Baviera.
Il Vescovo ha tenuto un'illuminante e meditata lezione sul rapporto tra
fede e cultura nel mondo contemporaneo. Ha preso le mosse da
un'interpretazione del Concilio Vaticano II, nel quale si sono intrecciate
la volontà di riformare la Chiesa (in ogni epoca la Chiesa avverte sempre
l'esigenza di tornare ai valori della sua origine in Cristo) e la volontà
di "aggiornamento", cioè di comprensione dei caratteri nuovi
della società e della cultura umana. In ogni epoca, ha detto, cambia la
forma della santità perché cambiano i vissuti delle persone. La
dimensione storica è essenziale. La fede non va separata dalla vita,
altrimenti rischia di divenire superflua. Il cristiano deve cercare
continuamente di comprendere la realtà in cui vive, con atteggiamento
dialogico, non-integralista: Giovanni XXIII, il Montini conciliare, i
teologi Yves Congar e Karl Rahner, il gesuita Bernard Lonergan sono le
autorità culturali citate da Monari in un discorso tutto centrato sulla
necessità e sulla complessità del dialogo fra Chiesa e mondo,
cattolicesimo e cultura laica, fede e scienza.
Per il Vescovo, il cristiano deve cercare di comprendere a fondo la
realtà in cui vive: è necessaria un'ermeneutica della cultura
contemporanea. E lui stesso ne ha indicato alcuni caratteri essenziali,
che posso solo riassumere per sommi capi:
a) a partire dal XVII sec., la cultura europea ha assunto un carattere
empirico, abbandonando l'ideale normativo della cultura greca e
medioevale. La complessità della società contemporanea rende necessarie
le competenze specifiche per comprenderla realmente (dell'economista,
dello psicologo, ecc.);
b) i confini sempre più incerti tra le diverse culture rendono
inevitabile il confronto. Sono da evitare gli atteggiamenti difensivi, gli
egoismi di gruppo, di nazionalità, l'atteggiamento integralista. Il
confronto autentico si deve fondare sulla centralità dell'antropologia:
basandosi sui testi di Lonergan, mons. Monari ha sostenuto che l'uomo si
realizza veramente solo autotrascendendosi.
c) le scienze della natura hanno ottenuto un grande prestigio perché sono
efficaci e consentono il progresso e il miglioramento della qualità della
vita. Inoltre raggiungono dei risultati stabili e condivisi. Non c'è
alcun conflitto tra scienza e fede. Il metodo scientifico dà valore solo
a ciò che è controllabile e misurabile. Ciò e bene per il progresso
scientifico, ma il metodo scientifico non è l'unica forma di conoscenza e
d'espressione dello spirito umano.
Maurilio Lovatti
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