Battaglie Sociali, periodico delle ACLI bresciane, dicembre 2024, pag. 18-19

 

Non abbiate paura di farvi valere

La politica al femminile

 

Intervista a Valeria Benedetti

a cura di Maurilio Lovatti

 

 

Nel 2024 Battaglie Sociali ha iniziato un viaggio tra i giovani impegnati in politica e nelle istituzioni per cercare di comprendere le loro motivazioni, le loro difficoltà, il loro desiderio di un mondo migliore, di una società più giusta. Dopo Valentina Gastaldi e Francesco Tomasini, oggi con noi Valeria Benedetti del PD

 

Come hai iniziato il tuo impegno civile e politico? Quali sono state le motivazioni prevalenti?

Il mio impegno politico non ha una data di inizio precisa, si è trattato piuttosto di un lento ma costante crescere di passione e interesse. Quando ero piccola, alle scuole medie e al liceo, seguivo sempre e partecipavo con interesse alle commemorazioni e alle manifestazioni politiche. Non vengo da una famiglia che si occupa attivamente di politica, ma i miei mi hanno trasmesso l’importanza dei nostri doveri come cittadine e cittadini. Gli anni del liceo sono stati fondamentali perché ho avuto professoresse e professori bravissime nel farci capire quanto la politica abbia a che fare con tutto ciò che ci circonda. Ma ero timida e non pensavo di poter essere portavoce di queste istanze. Con gli anni universitari si sono aperte delle nuove possibilità: prima l’esperienza da rappresentante universitaria a Padova, poi l’impegno in Comune.

Così ti sei fatta coraggio....

 Sono tempi difficili per la nostra generazione in particolare; il futuro tra guerre, lavoro povero e sfruttamento, disagi psicologici e calo della partecipazione è sempre più a repentaglio. Ma ho compreso che non sono sola in queste paure e che, anzi, con un po’ di consapevolezza e autostima in più, posso fare grandi cose insieme ai miei coetanei e alle mie coetanee.

E' difficile conciliare i tempi dello studio universitario con un impegno politico così intenso e multiforme?

La chiave principale per riuscire a portare avanti tutto insieme è la passione: nella vita è occuparsi di ciò che sentiamo in qualche modo nostro, che stimola la nostra razionalità ma anche le nostre emozioni. La politica e gli argomenti che studio sono, per me, anche un modo catartico per elaborare le mie ferite, che poi sono quelle di molte e di molti, capirle e poi metterle e mettermi a disposizione degli altri e delle altre. Mi è capitato molto spesso di trattare contemporaneamente gli stessi temi sia in politica che in ambito accademico. È il caso, per esempio, della violenza di genere. Sono state occasioni belle e preziose perché ho potuto analizzare e comprendere questi argomenti da due prospettive diverse e, al contempo, complementari: l’una nutriva l’altra e viceversa.

Nell'impegno politico, ambito prevalentemente maschile, essere donna quali difficoltà comporta?

Purtroppo, la concezione di potere e politica più diffusa è ancora, in larga parte, “maschile”, almeno nell’accezione che diamo a questo aggettivo. Questo crea grandi difficoltà per noi donne. Ho spesso l’impressione, e non sono sola ad averla, che un amico o compagno di impegno politico venga, anche a fronte di una sua pari o minore preparazione, preso più sul serio. Si tratta di un’esperienza che ho avuto modo di condividere anche con altre donne ed è veramente intergenerazionale. Per fortuna, non è sempre così e all’interno del Partito Democratico ho trovato delle ottime insegnanti: donne nelle istituzioni che hanno vissuto questa fatica prima di me e insieme a me e hanno saputo darmi il giusto supporto e consigli. 

Un motivo per non demordere...

Alle giovani ragazze dico: non abbiate paura di esprimervi e di farvi valere, l’opinione di ciascuna conta e non dobbiamo mai farci fermare dal timore di non essere abbastanza. Fortunatamente, nel corso del tempo abbiamo compiuto grandi passi, dimostrando di saperci organizzare con diverse modalità: la storia delle donne è ricca di legami stretti anche all’ombra degli uomini, legami che si sono politicizzati e hanno portato a grandi risultati basti pensare alla rivoluzione femminile del Novecento. Si tratta di un processo importantissimo che è iniziato ma che non è ancora giunto a compimento. Credo che il compito e la sfida di noi donne in politica al giorno d’oggi sia cercare di portare sempre più avanti una concezione di potere e politica meno verticistica e oppressiva e più orizzontale e inclusiva. Cercando anche l’alleanza con gli uomini in questo per far loro comprendere come, in fondo, sono pure loro vittime del sistema patriarcale.

 

 

Secondo la tua esperienza, i giovani nel PD sono ben accolti e adeguatamente responsabilizzati e valorizzati?

Premetto che la nostra generazione è numericamente inferiore a quelle precedenti. Se sommiamo questo fattore con il fatto che sono tempi in cui è difficile coinvolgere le persone e le e i giovani in particolare, capiamo come la componente giovanile all’interno del Partito Democratico non può essere molto nutrita. C’è da dire, inoltre, che il nostro Partito è sì nato nel 2007, ma alle spalle ha una storia gloriosa legata ai partiti della Prima Repubblica. Lo dico perché spesso ho l’impressione che venga esaltata la partecipazione giovanile in altri partiti molto più recenti. Penso invece che si tratti di un dato fisiologico: noi ci facciamo carico di una storia e un retaggio molto ricco e complesso, che può anche in qualche modo spaventare una giovane o un giovane che si vuole avvicinare. Sta anche al Partito nel suo complesso, dalle e dai dirigenti fino alle e agli iscritti saper cogliere questa sfida e risultare il più inclusivi possibile.

Per te come è stato?

Posso dirmi soddisfatta del percorso all’interno del Partito Democratico. Fino ad adesso ho l’impressione che si cerchi di premiare sempre, in qualche modo, l’impegno delle e dei giovani. Ci sono, come sempre, margini di miglioramento. A volte si tende a sacrificare il nostro impegno per soddisfare gli incastri e le tattiche legate alle diverse componenti e sensibilità del Partito. È giusto e fondamentale usare la strategia, ma attenzione che essa non diventi miope tatticismo, che magari va a ledere chi, come le e i giovani, si impegna tanto ma ha meno strumenti o conoscenze dentro il Partito. Bisogna sempre tenere a mente di fare scelte lungimiranti che coinvolgano anche chi, come noi, più subirà o trarrà vantaggio nel lungo periodo dalle scelte che si fanno nel presente.

VALERIA BENEDETTI è nata a Brescia nel 2001. Ha frequentato il Liceo Classico Statale Arnaldo e ha proseguito gli studi prima presso l’Università degli Studi di Padova, dove si è laureata con lode in Lettere antiche, poi ha proseguito seguendo contemporaneamente due corsi magistrali: Scienze Politiche e di Governo, presso l’Università degli Studi di Milano Statale dove si è laureata con lode lo scorso ottobre, e Filologia Moderna, sempre a Padova. È risultata la prima degli eletti nella sua lista alle elezioni comunali di Gussago del 2022 e, quindi, a 21 anni, è diventata consigliera comunale. In seguito alle elezioni amministrative del suo paese, si è iscritta al Partito Democratico, per cui si impegna molto a livello locale, ed è entrata a far parte della Assemblea Nazionale e Direzione Regionale lombarda del PD. È stata volontaria della Caritas Diocesana e fa parte di diverse associazioni locali e nazionali: ANPI, Libera e le associazioni culturali Odradek XXI e Levi. È stata da poco selezionata dalla Fondazione PerugiAssisi, insieme ad altri quaranta ragazzi under 30, per seguire un corso di alta formazione con lo scopo di diventare costruttrice di pace e organizzare la Marcia della Pace del 2025.

 

 

 

Battaglie Sociali, dicembre 2024, pag. 18-19

 

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