Battaglie Sociali,
periodico delle ACLI bresciane, marzo 2021, pag. 14-15
Italia, Europa:
il governo Draghi e il Paese che si ri-scopre europeista
Maurilio Lovatti
|
Quando
Renzi decise di ritirare dal governo le ministre di Italia Viva in un
momento così difficile per il Paese, molti pensarono (e anche io, per la
verità) che fosse un azzardo irresponsabile, dalle possibili gravi
conseguenze. Invece, anche grazie alla determinazione del presidente
Mattarella e alla responsabilità di alcune forze politiche, si può dire
che non tutto il male vien per nuocere.
Una volta incaricato, Draghi aveva varie opzioni per comporre il governo e
penso abbia scelto la più realistica ed efficace. In sostanza ha deciso
di lasciare a ministri politici l'ordinaria amministrazione,
affidando a tecnici di sua fiducia i settori chiave per spendere bene i
fondi europei e realizzare nello stesso tempo le riforme necessarie
nell'ambito della transizione ambientale e digitale. Questo criterio è
stato così netto da soverchiare gli altri equilibri nella composizione
del governo, ad esempio l'equilibrio di genere, solo 8 ministre, e
quello territoriale, poiché da Lombardia (9) e Veneto (4) proviene più
della metà dei ministri.
Così si spiega come importanti ministeri per la gestione dell'ordinaria
attività di governo siano stati affidati a ministri politici: Esteri (Di
Maio), Sanità (Speranza), Lavoro (Orlando) Cultura (Franceschini), Difesa
(Guerini), Sviluppo economico (Giorgetti), Pubblica Amministrazione
(Brunetta) e Agricoltura (Patuanelli).
Invece Draghi ha scelto tecnici competenti di cui si fida totalmente
per l'Economia (Daniele Franco), la Giustizia (Cartabia), i Trasporti (Giovannini),
la transizione digitale (Colao) e quella ambientale (Cingolani). Va
osservato che la Giustizia è fondamentale per la voluta abbreviazione dei
tempi dei procedimenti, condizione fondamentale per attrarre investimenti
e rendere più competitivo il Paese, così come radicali cambiamenti nei
trasporti e nella mobilità si rendono necessari per rendere concreta ed
efficace la politica ambientale. Particolarmente indovinata mi è sembrata
la scelta di Roberto Cingolani alla Transizione ambientale (che significa
Ambiente più politiche energetiche): già Direttore dell'Istituto
italiano di Tecnologia, è uno scienziato prestigioso, capace
organizzatore dotato di una grinta invidiabile (ho avuto modo di
conoscerlo personalmente quando è venuto a Brescia il 22 marzo 2016).
Da un punto di vista generale si può osservare che l'ingresso in
maggioranza della Lega e il mantenimento in essa dei 5 Stelle, sia pure
sofferto e con significative defezioni, rafforzano sicuramente
l'orientamento europeista dell'Italia. Se si pensa che solo alle
elezioni politiche del 2018 Lega e 5 Stelle si presentarono come no-euro,
il passo avanti è comunque significativo e positivo per il futuro del
nostro Paese, per quanto possa essere stato determinato anche da
motivazioni opportunistiche, specie per la Lega. Dal punto di vista dei
rapporti politici osservo come la scelta dei ministri da parte di Draghi
abbia rispettato gli equilibri interni di PD e 5 Stelle, mentre per la
Lega e Forza Italia il Premier ha scelto i più europeisti e moderati
(nella Lega esclusi i salviniani più stretti, in FI esclusi i più filo
leghisti dell'orientamento Taiani-Bernini-Gasparri).
Molti osservatori della politica hanno sentenziato che il governo Draghi
di fatto costituisce una sconfitta della politica. Mi sembra una
conclusione affrettata, parziale e perfino sviante. Va ricordato che la
nostra Costituzione: a) non prevede che il popolo scelga il governo (la
sovranità popolare si esprime con l'elezione del Parlamento) e b) non
prescrive né suggerisce che i ministri e il capo del Governo siano
parlamentari eletti dal popolo. Un governo è legittimo quando ottiene la
fiducia delle Camere. Se dunque i partiti politici e i gruppi parlamentari
hanno deciso di affidare il governo ad un tecnico competente e
apprezzato in Europa, sapendo che avrebbe scelto ministri tecnici per
i settori decisivi per usare efficacemente i fondi europei (ottenuti, non
va dimenticato, dalla politica responsabile del governo Conte 2) e per
realizzare la transizione ambientale e digitale, si tratta evidentemente
di una saggia decisione politica, non di una sconfitta della
politica.
Adesso ci sono tutte le condizioni perché il governo possa portarci fuori
dalla pandemia e possa attuare le necessarie riforme per il bene del
Paese.
Maurilio Lovatti
|