Brescia
ha beni artistici e culturali inestimabili. Architetture religiose, civili
(come il Castello, la Loggia e il Broletto) e dipinti celebri (Tiziano,
Raffaello, Moretto, Romanino e tanti altri) si trovano quasi esclusivamente
nel centro storico, entro il perimetro della mura venete. Il 2023 sarà
un'occasione unica per valorizzarli e farli conoscere all'Italia e al mondo.
Anche nelle periferie della città ci sono però opere d'arte straordinarie,
anche se meno conosciute.
Mi limito ai due esempi più rilevanti. La pala d'altare della chiesa di San
Silvestro, nella frazione di Folzano, è un capolavoro di Giambattista
Tiepolo (1696-1770). Rappresenta Papa Silvestro che battezza
l'imperatore Costantino il Grande ed è un'opera di grande effetto cromatico
ed emotivo. Quando il dipinto giunse a Brescia, il 30 settembre 1759, fu un
avvenimento memorabile. Trasportata da un carro trainato da sei buoi
bianchi, la pala d'altare sfilò alla testa di una processione solenne per
le vie di Folzano, tra due ali di folla entusiasta e festante.
A Chiesanuova, sempre nella periferia sud di Brescia, troviamo
addirittura due capolavori: L'Assunta di Giacomo Zoboli (1681-1767) e
La Natività di Vincenzo Foppa (nato a Brescia tra il 1427 e il 1430,
morto a Brescia tra il 1515 e il 1516), entrambe giunte nella chiesa
dell'Assunta in età napoleonica, per sfuggire ai sequestri dei funzionari
imperiali. Allora Chiesanuova era una zona di campagna, appartenente alla
parrocchia cittadina di San Nazaro e Celso, dove tra le tante cascine
sorgeva anche qualche villa appartenente a nobili della città che amavano
trascorrere l'estate in campagna. La pala dello Zoboli, dipinta nel 1748,
adesso all'altare maggiore, proveniva dalla chiesa di S. Maria degli Angeli
di via Bassiche, allora annessa al convento delle suore agostiniane (oggi ci
sono le Orsoline). Lo Zoboli, uno dei massimi pittori italiani del
Settecento, a Brescia ha dipinto anche la pala dell'Assunta nel Duomo Nuovo
(1735) e San Filippo Neri genuflesso davanti alla Madonna (1745) nella
chiesa della Pace.
Molto misteriosa è invece la provenienza della Natività del Foppa, giunta
a Chiesanuova attorno al 1810 e collocata in un altare laterale predisposto
per accogliere il celebre dipinto. Il Foppa, tornato a Brescia nel 1490 dopo
oltre 30 anni di soggiorno a Pavia, lo aveva realizzato nel 1492 circa,
probabilmente (ma non vi sono fonti documentali decisive) per la cappella
dell'Immacolata della chiesa di San Francesco d'Assisi, dove però nel 1603
fu sostituito dall'attuale pala di Grazio Cossali (1563-1629) poiché
i frati francescani, sostenitori dell'Immacolata Concezione (che
però diventerà dogma della Chiesa solo nel 1854) desideravano un dipinto
della Vergine più chiaramente immacolistico. Nessuno studioso è riuscito a
scoprire dove sia stato il quadro tra il 1603 e il 1810, né chi lo abbia
portato a Chiesanuova. Gli esperti non hanno dubbi sull'attribuzione al
Foppa del dipinto a tempera e oro su tavola: le analisi hanno mostrato che,
a parte il mantello di San Giuseppe, probabilmente completato da un
discepolo, tutto il resto dello splendido dipinto è della mano del grande
pittore bresciano.
La chiesa dell'Assunta di Chiesanuova (denominata dalla gente del posto “chiesa
vecchia”) è stata sapientemente restaurata una ventina d'anni fa, ed è
stata riportata, perfino nei colori degli intonaci, esattamente come era
attorno al 1790, quando aveva sostituito un precedente più piccolo edificio
seicentesco e, proprio per questo, incanta il visitatore con un impatto
visivo straordinario.
Non rimane che auspicare che negli itinerari turistici e culturali del 2023,
che presenteranno Brescia e Bergamo capitali della cultura, siano inserite
anche le chiese di Folzano e Chiesanuova, contribuendo a far emergere dal
cono di parziale oblio i due più importanti beni artistici della periferia
bresciana.
Maurilio Lovatti
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