Silvio
Berlusconi, nel giugno dell'ormai lontano 2001, in occasione della
formazione del suo II governo, disse una delle poche, anzi pochissime, cose
giuste della sua lunga carriera politica. Disse che per favorire lo sviluppo
del Paese era necessario potenziare le tre i (inglese, informatica,
imprenditorialità). Lo disse, peraltro, senza poi farlo.
In effetti la conoscenza dell'inglese e la capacità di usare proficuamente
internet sono tutt'oggi due requisiti indispensabili per favorire la
mobilità sociale. Se nell'Ottocento analfabeta era chi non sapeva leggere e
scrivere, l'analfabeta contemporaneo è chi non conosce l'inglese e
l'informatica.
Se pensiamo ai nostri giovani, appare subito che chi ha potuto studiare per
qualche tempo all'estero acquisendo una buona conoscenza dell'inglese (ed è
comunque una minoranza) ha un vantaggio enorme nella ricerca del lavoro e
nella possibilità di migliorare la sua condizione sociale, mentre chi non
conosce l'inglese rimane decisamente indietro. Nel Medio Evo conoscere il
latino era la condizione indispensabile per l'ascesa sociale. Vescovi e
talvolta perfino Papi avevano un origine umile, talvolta erano figli di
contadini, ma erano potuti ascendere a ruoli sociali importanti grazie
all'istruzione e alla conoscenza del latino. Il latino dei nostri tempi è
l'inglese, cioè un comune strumento indispensabile per la comunicazione
delle conoscenze soprattutto scientifiche e tecniche tra le nazioni. Anche
in campo culturale l'inglese ha ormai soppiantato tutte le altre lingue
anche come linguaggio comune nei convegni internazionali.
Ancora più grave e paradossale è la situazione relativa all'uso proficuo
di internet. Benché quasi tutti i giovani possiedano uno Smart Phone, o
abbiano la possibilità di usare un computer, una buona parte di essi li sa
usare poco e male. Tutti usano WhatsApp e quasi tutti i social come Facebook
o Instagram, ma è sconcertante vedere come ci siano ancora molti
giovani o giovani adulti che ancora, ad esempio, si mettono in coda in Banca
o alla Posta per fare un pagamento, o alla biglietteria per acquistare un
biglietto per il treno o l'autobus. Tutte operazioni che possono essere
fatte comodamente su internet risparmiando tempo. In sostanza le nostre
abitudini e la nostra cultura sociale non consente ancora di usare tutte le
potenzialità derivanti dalla rivoluzione informatica. Se è comprensibile
che per un ottantenne o un novantenne non sia facile usare strumenti
elettronici o pagamenti con bancomat o carte di credito, lo è molto meno
per un quarantenne o un trentenne. E' ovvio che a parità degli altri
requisiti, un'azienda preferisce assumere chi sa già usare bene il
computer.
(Apro una parentesi: l'ideale sarebbe tra qualche decennio poter arrivare ad
abolire il denaro contante: tutti i pagamenti sarebbero così tracciabili e
di conseguenza sarebbe definitivamente eliminata l'evasione fiscale, che è
la più grave ingiustizia nella nostra società, in particolare in Italia,
dove essa è molto più diffusa rispetto agli altri Paesi europei.
L'evasione fiscale è doppiamente ingiusta: sottrae allo Stato le risorse
utili per aiutare chi ha bisogno o è in difficoltà e distorce la
concorrenza, premiando le aziende disoneste e a bassa produttività a
scapito di quelle oneste ed efficienti.)
Quando si parla di scuola e formazione occorre evitare di cadere in luoghi
comuni. In Italia la scuola, almeno in alcuni settori, come licei classici e
scientifici ed alcuni istituti tecnici, garantisce una cultura di base e lo
sviluppo della abilità e capacità cognitive a livello dei Paesi più
avanzati, e anzi talvolta anche meglio. La scuola primaria garantisce
l'integrazione sociale e un minimo di educazione alla cittadinanza. Ciò che
manca maggiormente per favorire l'ascesa sociale a chi proviene dai ceti
meno abbienti è un sistema di incentivi, come borse di studio, rimborsi per
studi all'estero, stage e corsi di formazione più specifici (da affiancare
al tradizionale curriculum liceale o degli istituti tecnici) che consenta a
chi non potrebbe altrimenti permetterselo di imparare bene l'inglese e
l'informatica, per ridurre il divario adesso esistente da chi proviene da
famiglie che hanno la possibilità di investire parecchie risorse nella
formazione dei figli.
Più in generale si può affermare che la scuola e la formazione potrebbero
adempiere meglio al ruolo costituzionalmente attribuito alla Stato di “rimuovere
gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo
della persona umana”, e potrebbero essere maggiormente strumento di
mobilità sociale, se fossero introdotti strumenti per favorire i “capaci
e meritevoli” (art. 34 della Costituzione) e allargare l'accesso ai gradi
più alti dell'istruzione, investendo più risorse in borse di studio,
rimborso del costo dei libri di testo, dei trasporti, degli affitti per gli
studenti universitari fuori sede e così via. Pur nelle ristrettezze di
bilancio, l'istruzione dovrebbe avere la priorità, se si vuole investire
nel futuro dell'Italia.
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