Battaglie Sociali, periodico delle ACLI bresciane, marzo 2017, pag. 16 |
Il destino delle province
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Lo scorso
gennaio è stato rinnovato il consiglio provinciale di Brescia. A partire
dalla legge Del Rio (2014) le province non sono più elette a suffragio
universale dai cittadini, ma sono state trasformate in enti di secondo
livello: il consiglio provinciale e il presidente della provincia sono
eletti dai consiglieri comunali dei comuni della provincia, ovviamente con
la ponderazione dei voti, tenendo conto delle dimensioni demografiche dei
comuni, poiché è evidente ad esempio che un consigliere comunale della
città rappresenta molti più cittadini di quello di un piccolo comune. Il
presidente dura in carica 4 anni, il consiglio solo due. L'attuale
presidente Pier Luigi Mottinelli (PD) rimarrà in carica fino alla fine del
2018. Nella scorsa tornata il presidente era stato eletto da un'ampia
maggioranza (PD, Forza Italia e NCD), attualmente invece la maggioranza è
costituita dal solo PD. In realtà la Costituzione prevede solo che le province siano enti autonomi, le cui funzioni sono determinate dalle leggi (art. 128). Non c'è alcuna indicazione, nemmeno implicita, sulle modalità d'elezione. E nemmeno si può sostenere che l'elezione di secondo grado non sia democratica o rispettosa della sovranità popolare, se si pensa che il senato francese o tedesco non sono eletti direttamente dai cittadini, ma nessuno ha mai ritenuto ciò antidemocratico. Viceversa l'elezione indiretta consente notevoli risparmi e rende gli amministratori provinciali più liberi di scegliere in vista del bene comune, senza preoccupazioni elettoralistiche: così la provincia può diventare una sorta di “casa dei comuni” meno legata a logiche partitiche.
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Maurilio Lovatti
Battaglie Sociali, marzo 2017, pag. 16
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