Il 9 dicembre si è
concluso solennemente il 29° sinodo diocesano. Quando una Chiesa diocesana
deve prendere decisioni importanti per la sua identità e la sua missione,
si riunisce in Sinodo. Il termine "sinodo" significa letteralmente
"convegno", "adunanza". Il fine è di discernere insieme
ciò che lo Spirito dice oggi alla Chiesa. E lo Spirito parla soprattutto
attraverso i "segni dei tempi" e le persone impegnate nella vita
della chiesa. Il Sinodo è stato una consultazione del popolo di Dio, un
discernimento spirituale comunitario, in vista di un nuovo cammino.
L'esperienza storica dei precedenti tre Sinodi del XX secolo mostra che, al
di là dei temi indicati come oggetto di discussione, il Sinodo segna sempre
una svolta importante per la Chiesa, perché consente di affrontare
globalmente gli aspetti significativi della vita della Chiesa diocesana, che
nell'attività ordinaria sono spesso messi tra parentesi o soffocati dalla
necessità di agire rapidamente. Così il Sinodo di mons. Gaggia del 1923
ha posto le basi per una rinnovata unità e consapevolezza della chiesa
bresciana nell'opposizione al fascismo di cui andiamo particolarmente fieri;
così nel Sinodo di Tredici del 1952 per la prima volta in Italia una
relazione è stata svolta da un laico, anticipando profeticamente
l'orientamento sul ruolo dei laici, che poi sarà deciso dal Concilio
Vaticano II; così nel Sinodo di Morstabilini del 1979 sono state
poste le premesse e assunte le decisioni di fondo per attuare a Brescia le
innovative scelte conciliari, con fondamentali ricadute positive fino nel
presente.
Il dibattito che si è svolto nell'assemblea sinodale dello scorso dicembre,
durato quattro intere giornate, sempre presiedute dal vescovo, e a cui hanno
partecipato circa 200 laici eletti nelle varie zone della diocesi e circa
170 tra sacerdoti e religiosi, ha mostrato come non fosse reale la
preoccupazione di chi temeva che il Sinodo servisse solo a ratificare
decisioni già prese: il fatto che il documento sia stato ampliamente
rimaneggiato e integrato dalla Commissione, tenendo conto della gran parte
degli emendamenti proposti, ne è la prova indiscussa.
Dell'ampio documento finale, pubblicato anche sul sito diocesano, mi
soffermo in particolare sulla partecipazione dei laici e sulla pastorale
sociale, temi particolarmente cari alle ACLI.
La partecipazione attiva e consapevole dei fedeli laici ai consigli
pastorali è un momento insostituibile affinché si attui pienamente la
corresponsabilità dei laici secondo gli insegnamenti del Vaticano II. Il
Sinodo ha tuttavia preso atto, con realismo e senza ipocrisie, che accanto
ad esperienze efficaci e gratificanti, molti CPP stentano a svolgere
pienamente la loro funzione: chi vi partecipa ha talvolta la percezione di
organi formali, inutili o scarsamente influenti, che si riuniscono
saltuariamente, in alcuni casi semplicemente per ratificare decisioni già
prese dai sacerdoti. L'introduzione delle Unità Pastorali (UP) comporta
necessariamente l'istituzione del Consiglio dell'UP, ma per evitare la
moltiplicazione degli organismi è stato accolto l'emendamento che elimina
l'obbligo di ogni parrocchia di eleggere un proprio consiglio pastorale. Nel
regolamento di ogni UP potranno essere previsti organismi di partecipazione
diversi nelle varie parrocchie, dalle consulte alle assemblee. Non si tratta
evidentemente di un cambio di nomi, ma del tentativo di non moltiplicare e
burocratizzare gli organi di partecipazione, perché ciò provocherebbe
disaffezione e vanificherebbe l'obiettivo di valorizzare la partecipazione e
la corresponsabilità dei fedeli laici. Nella stessa prospettiva è stato
deciso che i consigli pastorali di zona scompariranno dopo l'attuazione
delle UP in tutta la diocesi.
Un altro aspetto in cui il documento ha subito significative modifiche
riguarda la pastorale sociale; grazie ad un emendamento sostenuto anche dal
presidente delle ACLI, Rossini, e da don Mario Benedini, tra le competenze
dell'UP, oltre ai problemi relativi al mondo del lavoro, sono state aggiunte
quelle della pace, della giustizia sociale e della salvaguardia del creato.
Mi auguro che questo Sinodo passi alla storia per aver attuato un
rinnovamento della pastorale della Chiesa bresciana, che ci dia nuovo
entusiasmo, che ci aiuti a sfuggire le tentazioni della pigrizia mentale,
del rifugiarsi nelle tranquille abitudini, nel conformismo, nell'ipocrisia,
nella chiusura diffidente verso le nuove sfide che la realtà c'impone.
Maurilio Lovatti
Battaglie
Sociali, febbraio/marzo 2013, pag. 16-17
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