Ad ottobre l'ufficio per la Pastorale sociale della
diocesi di Brescia ha pubblicato un documento dal titolo La passione
per il bene comune della città: fra riflessioni e proposte, che
è stato inviato a tutte le parrocchie cittadine e che si può leggere
integralmente sul sito internet diocesano (dall'indice "uffici e
servizi", cliccare su "pastorale sociale").
Nel 2008 si terranno a Brescia le votazioni amministrative, con l'elezione
di un nuovo Sindaco e dei consiglieri comunali e circoscrizionali (le
circoscrizioni saranno solo 5 e non più 9 come in passato). Le comunità
cristiane sono chiamate a riflettere su questo importante momento per il
destino della nostra città.
L'analisi della
situazione
Il documento prende le mosse da una constatazione:
"La critica e la delusione sono una costante dei discorsi quotidiani
della gente e del dibattito pubblico: ne danno conto giornali, radio e
televisioni. Ma, rispetto allo smarrimento verificato della coesione
sociale, la risposta non può essere una rinuncia alla partecipazione
politica, ma uno scatto di responsabilità degli uomini di buona volontà
per assumere in prima persona l'onere del servizio alla comunità. Anche
per questo dobbiamo gratitudine ai molti cristiani che pur in presenza di
difficoltà e incomprensioni, hanno continuato ad offrire in questi anni
la loro testimonianza nell'ordinamento politico e sociale della nostra
città." Occorre evitare che i parametri economici costituiscano
l'unico criterio di valutazione per le scelte che interessano il futuro
della città. Si affermano forme d'individualismo sempre più impermeabili
alle sollecitazioni valoriali che alimentano il tessuto connettivo di una
comunità: prevale, secondo il documento diocesano, una concezione
rivendicativa della propria appartenenza civica e la cittadinanza si
riduce alla fruizione di servizi e alla pretesa di diritti senza
reciprocità. Di conseguenza: "L'impressione è che sia venuta meno
la consapevolezza della correlazione tra diritti e doveri sociali. Un
corto circuito che mette in crisi il concetto stesso di bene comune,
riducendolo semplicemente ad una somma di interessi individuali."
Le proposte
È necessario un deciso cambio di tendenza perché,
fatta salva la schiettezza del confronto politico, ragionare, dialogare e
condividere divengano i criteri di riferimento della competizione
elettorale e di un franco confronto di idee. Afferma il documento:
"La militanza di partito e la salvaguardia della propria identità
non possono e non devono dunque diventare ragione di incomunicabilità o
motivo per considerare nemico chi propone differenti visioni di sviluppo
sociale, economico ed umano. Inoltre, in un confronto rispettoso e leale,
occorre sia valutare con onestà il lavoro svolto dagli amministratori
uscenti, che riconoscere le valenze positive dei vari programmi di coloro
che aspirano alla responsabilità amministrativa della città."
Con questa visione dello sviluppo civico, che richiede ai protagonisti di
attuare una progettazione convergente, potrebbe nascere fin dai prossimi
mesi il cantiere di una nuova coesione sociale, per una città realmente
più giusta e più fraterna. Continua il documento: "In questa
prospettiva si colloca la possibilità di una concezione non antagonista
del bene comune, per superare la deriva egoistica che ne è stata fatta
dall'individualismo e affermare il primato del personalismo
solidale."
Il documento insiste sulla necessità di investire nelle "reti
immateriali", decisive per il futuro di una città (se chi la governa
fa del personalismo solidale un paradigma amministrativo). Le reti
immateriali sono "reti di interazione, canali di collegamento dei
mondi vitali che esprimono la ricchezza del tessuto comunitario
cittadino." Sono, ad esempio, reti di vicinato solidale, attraverso
le quali si sperimenta una dimensione di umanità piena e la forza
dirompente della gratuità. Sono reti della comunità accogliente,membrana
protettiva per anziani fragili, disabili, soli, poveri ai limiti della
sussistenza, stranieri sradicati, carcerati aperti a nuovi progetti di
vita. Conclude il documento: "La loro promozione e il loro
coordinamento dovrebbe essere ricompreso nelle politiche sociali
dell'amministrazione, con programmi e coinvolgimenti di ampio respiro,
senza attendere le emergenze. Le positive esperienze fatte e le
collaborazioni nate anche con le parrocchie cittadine, sono un percorso
positivo da perfezionare."
Qualche riflessione
Poiché il documento non è indirizzato alle forze
politiche, ma alle comunità parrocchiali, non contiene indicazioni
concrete relative a priorità programmatiche, a differenza di quanto
accaduto cinque anni fa. Tuttavia è da meditare con attenzione, poiché
contiene molti spunti interessanti per la riflessione e il confronto nelle
comunità cristiane.
Il documento richiama la necessità, in primo luogo, di "valutare
con onestà il lavoro svolto dagli amministratori uscenti"
(Sindaco e Giunta); a questo proposito è forse utile ricordare alcuni
dati sulla situazione economico amministrativa del Comune di Brescia, che
spesso non risultano ben conosciuti dall'opinione pubblica: Brescia, con
Dresda e Dusseldorf, è una delle tre città meno indebitate d'Europa.
La provincia di Brescia, al contrario, ha un'esposizione debitoria 12
volte superiore. L'equilibrio del bilancio comunale è stato mantenuto pur
in presenza di investimenti notevoli (644 milioni di euro per il solo
2006) che sono davanti agli occhi di tutti, dalla metropolitana, ai parchi
e giardini, dalle rotonde alle piste ciclabili, al finanziamento di
iniziative di alto valore sociale, come il "via-vai" a
Chiesanuova.
Tutte le società controllate dal Comune hanno conti positivi. Il rating
assegnato dalle maggiori agenzie indipendenti al Comune è il massimo,
cioè la doppia "A". Brescia è uno dei pochi capoluoghi che non
ha mai fatto ricorso alle tasse di scopo, pur previste dalle leggi
statali, e che ha diminuito l'ICI..
Non solo: entro la fine d'anno, il debito della Loggia sarà ridotto a 35
milioni di euro. Ciò corrisponde a un calo del 66% del debito rispetto al
1999, quando era di 107 milioni. Nel 2008 è destinato al pagamento dei
mutui solo il 2,1% della spesa corrente, contro la media nazionale degli
altri Comuni dell'11,5%.
La buona amministrazione non è certo l'unico criterio per valutare chi ha
governato la città, ma non va in ogni modo dimenticata, soprattutto in un
contesto come quello italiano, nel quale si assiste spesso a sprechi e
disfunzioni nel settore pubblico.
Un altro elemento importante di riflessione nei prossimi mesi sarà
costituito dalla valutazione sulla compatibilità o meno dei programmi
elettorali delle forze politiche con i valori cristiani. Riferendosi al
documento diocesano, don Mario Benedini, delegato del Vescovo per la
pastorale sociale, scrive: "Mi pare che nel testo si trovi
materia per dissentire dai 15 punti sulla città proposti dalla Lega e
fatti propri da Forza Italia. Mi auguro che qualche cristiano e anche
cittadino bresciano prenda posizione."
Maurilio Lovatti
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