Il progetto di massima degli Uffici
giudiziari, recentemente presentato alla stampa e all'opinione pubblica,
pur pregevole dal punto di vista compositivo ed estetico, non consente di
sciogliere i gravi interrogativi suscitati dalla discutibilissima scelta
di localizzare un volume così cospicuo nell'area dell'ex macello.
Chi scrive si è sempre opposto all'infelice scelta di ubicare il palazzo
di Giustizia nell'area di via Spalto S. Marco e non può non deplorare la
preconcetta mancanza di volontà politica, da parte soprattutto del
Sindaco e di alcuni settori della DC, nel ricercare costruttivamente altre
possibili soluzioni.
Con eccessiva superficialità sono state scartate le soluzioni di ubicare
gli Uffici giudiziari nelle aree disponibili dell'ortomercato o a Brescia-2.
Ci sembra che il relativo disagio degli operatori nel raggiungere le zone
non sia di rilevante entità di fronte a ben più gravi problemi di
carattere urbanistico, di viabilità, di conservazione delle memorie
storiche e dell'impatto ambientale.
Ma non sono solo i notevoli problemi di viabilità e parcheggio a motivare
le preoccupazioni: la massiccia edificazione nell'area dell'ex-macello non
lascia spazio per realizzare neppure un dignitoso polmone di verde
pubblico in una zona così urbanizzata.
Non è certo un caso che a Brescia, a partire dagli anni '60, si siano
sprecate tutte le occasioni di riuso di aree centrali, si pensi
all'ex-Ospedale civile, che invece avrebbero consentito di migliorare la
qualità della vita nella città.
Non si governa la città calpestando le legittime esigenze degli abitanti
della zona, sostenute con coerenza e lucidità dal Consiglio della Nona
circoscrizione, e dalla grande maggioranza dei cittadini bresciani. Ci
sembra che la prima rilevante decisione della giunta Padula non vada nella
direzione di accrescere la sensibilità dell'Amministrazione nei confronti
della tutela ambientale.
Le perplessità si accrescono se si considera che altre iniziative
discutibili saranno prossimamente in discussione: ci riferiamo alle
proposte della tangenziale Est del raddoppio di via Turati.
Il PSI ha più volte, anche ufficialmente, espresso un parere contrario al
traforo della Maddalena secondo il progetto presentato dal professor
Caracoglia. Non solo per i 700 metri di strada a cielo aperto, con lo
svincolo verso Mompiano, che deturperebbe l'anfiteatro collinare da
Costalunga alla valle di Mompiano, ma anche per ragioni strettamente
economiche. Rimane non motivato un investimento così cospicuo per
realizzare una strada larga sette metri e mezzo, non pianeggiante, con
altri quattro chilometri ininterrotti di galleria (dove è vietato
sorpassare) e quindi presumibilmente poco scorrevole.
Le recenti proposte di varianti nel tracciato della tangenziale
(spostandola più a est) appaiono ancora meno realistiche, oltre che
ancora meno utili per decongestionare il traffico cittadino.
Addirittura gravissime sarebbero le conseguenze del raddoppio di via
Turati per quanto concerne la tutela del paesaggio e dei beni
storico-ambientali.
Se all'interno della Giunta dovessero trovare adesione le suddette
proposte sulla viabilità, si renderebbe necessaria una ben più ferma e
decisa presa di posizione da parte delle forze progressiste più sensibili
ai valori ambientali.
Vittorangelo Archetti
dell'esecutivo provinciale PSI
Maurilio Lovatti
dell'esecutivo cittadino PSI
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