Caro Direttore,
M'è capitato in mano in questi giorni il volume contenente gli atti
dell'ultimo Congresso nazionale di Gioventù Aclista e vi ho trovato, tra
l'altro, l'intervento di Maurilio Lovatti di Brescia.
Non conosco il Lovatti come il Lovatti, suppongo, non conosce me; per
questo mi rivolgo a "Battaglie Sociali" per porgli alcune
domande alle quali penso vorrà rispondere.
Per Lovatti, dopo le ultime elezioni politiche, la DC "…assume
così il ruolo di serbatoio di moderati, reazionari e fascisti",
anche se "…ancora numerosi sono i lavoratori che purtroppo votano
DC".
Tutto ciò, se le parole hanno un senso, mi pare significhi che i
lavoratori che votano DC (ed è la maggioranza degli aclisti!) sono poco
meno che cretini. Se questo non è il preciso pensiero di Lovatti, spero
vorrà chiarirlo meglio a conforto o vergogna degli aclisti di cui sopra.
Continua il Lovatti:
"Occorre inoltre da parte nostra essere presenti nell'area cattolica
per evitare che la fede religiosa venga strumentalizzata e per accrescere
il numero dei cristiani che lottano nel movimento operaio". Non,
quindi, vivere da cattolici la fede, la speranza e la carità ma star
dentro l'area cattolica, intesa in senso esclusivamente sociologico, e con
un fine politico esclusivo e preciso: evitare le strumentalizzazioni
altrui, vere o presunte, per far avanzare le proprie. O forse ho capito
male? Quell'accenno al lottare "nel movimento operaio", tenuto
conto che almeno per una parte di G.A. equivale a PCI o a Democrazia
Proletaria, me lo fa pensare. Oppure nel movimento operaio ci stanno anche
la CISL e le ACLI e i lavoratori democristiani?
Niente di scandaloso o di orripilante in opinioni come queste,
intendiamoci. Ma perché non chiamare le cose col loro nome? Basterebbe
dire, ad esempio: noi dobbiamo stare nell'area cattolica solo per
convincere i lavoratori a smettere di votare DC per insegnargli a votare
per i partiti marxisti.
Da ultimo. "Dobbiamo infine - dice Lovatti - fare tutti attenzione
alle votazioni sul regolamento, al fine di mantenere la piena autonomia di
GA nei confronti delle ACLI".
Cosa s'intenderà per "piena autonomia"? Un'organizzazione è
pienamente autonoma da un'altra quando non ha, con quella, nessun vincolo
organizzativo, politico, economico, statutario. E' questo il rapporto di
G.A. con le ACLI? Se si, Lovatti dovrebbe precisare qual'è il tipo di
tessera che GA distribuisce, dov'è la sede di questa autonoma
organizzazione, chi ne paga le spese, qual'è il suo statuto.
Sono certo che Lovatti, che mostra di saper bene cosa s'intende per
autonomia, risponderà anche a queste domande.
Cordialmente.
Mario Faini
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