Si è parlato spesso della stampa come
di un "quarto potere" cui è affidato un ruolo fondamentale, di
orientamento e di sintesi nello stesso tempo, dell'opinione pubblica. In
una società democratica questo ruolo viene ancora più esaltato dal fatto
che ogni organo di stampa, per quanto indipendente, assume la
rappresentanza dell'una o dell'altra componente ideologica, politica o
culturale od economica offrendo ad essa una voce, uno strumento di
collegamento con il paese reale.
Perciò è preferibile che in ogni società, anche in quella bresciana, vi
siano più testate al fine di garantire il pluralismo della informazione,
componente fondamentale di una democrazia radicata nel tessuto sociale. Ne
possono derivare letture degli avvenimenti diverse, a seconda degli
obiettivi che il giornale si pone, ma tutte utili alla dinamica
democratica, se aliene da impostazioni settarie superficiali o
deliberatamente false.
La lettura che il giornale "Bresciaoggi Nuovo" offre ai suoi
lettori dei fatti e degli avvenimenti delle ACLI bresciane pare proprio
improntata a questi ultimi criteri: valga come esempio la pubblicazione in
terza pagina sul numero del 25 gennaio di una pretesa
"recensione" a firma Maurilio Lovatti del libro "I
cattolici nella vita politica bresciana" che si risolve in un libello
antiaclista oltre che in un saggio di ignoranza sulla storia del nostro
Movimento.
Se l'atteggiamento del Lovatti, consigliere provinciale del Movimento
nominato in rappresentanza di Gioventù Aclista, è spiegabile come una
vendetta nei confronti di chi lo ha deferito al Collegio dei probiviri per
un grave attacco alla autonomia delle ACLI, risulta difficile comprendere
perché un giornale come "Bresciaoggi" offra spazio per simili
libelli assolutamente privi di dignità, impastati di faziosità ed
ignoranza.
Un esempio al quale si potrebbe aggiungere la pubblicazione a puntate di
estratti del giornaletto del Circolo ACLI di Rezzato, citandone le parti
meno in sintonia con gli orientamenti complessivi del Movimento.
A chi giova questo? Al pluralismo della informazione o al tentativo di
creare confusione attorno alle ACLI bresciane nel momento in cui queste
hanno recuperato la loro identità di Movimento cristianamente ispirato
che opera in consonanza con la comunità ecclesiale diocesana?
Questo non è più solo "pluralismo dei sospiri" ma integralismo
settario, fazioso e poco intelligente. E come tale diseducante ed elemento
di disgregazione della democrazia.
Sandro Albini
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